2° Capitolo: Nuovi incontri.

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Fa freddo. La finestra è aperta, entra aria fredda. Ho il naso congelato e il resto del corpo intorbidito. I capelli sono crespi, mi toccherà lavarli un'altra volta se non voglio rischiare che mi si rovinino.

Jenna sta ancora dormendo, ha il sonno pesante. Chissà se sogna, cosa sogna. Vorrei tanto potergli entrare dentro la testa e comunciarle. E' un peccato che gli animali non sappiano parlare. 

Potrebbero esprimere i loro pareri, consigliare l'abito giusto in un negozio, servire il caffè e prendere la commanda in un bar, o semplicemente chiaccherare con il suo padrone.

Quando mi rendo conto della strana piega che stanno prendendo i miei pensieri, mi tuffo nella doccia. Mi levo l'unico indumento che ho addosso, l'asciugamano e mi infilo in doccia. Apro il getto dell'acqua calda e la sistemo alla giusta temperatura.  Mi insapono le mani e mi lavo per bene, lungo tutto il corpo. Prendo lo shampoo e mi lavo i capelli, aggiungendo anche del balsamo per i nodi.

Resto sotto l'acqua per altri tre quarti d'ora, quando sento la porta aprirsi e stagliarsi il musino nero di Jenna che mi guarda affamata e assonnata. Chiudo l'acqua. 

Dannazione. L'asciugamano è dall'altra parte del bagno. Stranamente, come se Jenna mi avesse sentita, si avvicina verso l'asciugamo e tirandolo con i denti me lo porta vicino. Sembra quasi che mi stia sorridendo, che mi abbia in un certo senso capita.

No Kassy, svegliati. Gli animali non parlano, non capiscono e tanto meno leggono nel pensiero. Sarà stata una coincidenza. Prendo l'asciugamo e lo arrotolo sul corpo e do un buffetto sul muso a Jenna.

Non devo dimenticarmi che oggi è un giorno importante. Dopo 10 anni qui dentro, un uomo, il signor. Scottins, mi ha preso in affidamento con lui. Ho dovuto faticare per convincerlo che anche Jenna doveva venire con me, lui ha acconsentito con gioia sia mia, che della signora Elvira.

Mi infilo dei jeans, una canotta rossa attilata, un felpone nero che arriva fino al sedere e le mie vans nere. Sistemo i lunghi capelli neri, li pettino a lungo, per dargli un aspetto migliore. Sembro quasi un fantasma, con questa pelle chiara, i capelli neri e questi occhi color ghiaccio, come mio padre.

Prendo la sacca e la borsa, dove ho messo tutto quello che avevo e finisco di prepararla. Jenna mi si avvicina e indica col muso la spazzola sul comodino. Sorrido, a volte penso di averla viziata un po' troppo.

La sollevo e me la metto sulle gamebe e comincio a pettinarle il pelo rossiccio. E' così morbida. Mi guarda dritta negli occhi, con quei suoi occhioni arancioni. E' bella, molto bella. Mi ricordo ancora il giorno in cui me l'hanno regalata.

Ero così diffidente con tutti, non credevo potesse essere vero che qualcuno mi avesse fatto un regalo. Poi eccola li, nell'uffico del direttore, in uno scatolone, con il muso di fuori a controllare ed esplorare. Era così piccola, una pallina pelosa e arancione.

L'ho adorata dal primo minuto. Il direttore mi disse che l'aveva trovata nei pressi della foresta, vicino all'istituto, strano dato che qui a Limerick non si avvistano mai volpi. Il dubbio di da dove fosse arrivata mi balennò in testa molte volte, ma poi lasciai stare.

Finì di spazzolarla e la feci scendere, anche di malavoglia. Voleva ancora farsi pettinare il pelo, ma non avevamo tempo. Le feci una carezza sul muso, presi la giacca, la borsa e il borsone.

"Forza Jenna, si va."

Guardai un'ultima volta la stanza che mi aveva ospitata per 10 anni, che aveva sentito le mie lacrime di bambina, che aveva accolto Jenna. Poi uscì.

Attraversai il corridoio con Jenna che mi seguiva lesta. Arrivai giù fino all'entrata e mi diressi a destra, verso l'uffico del direttore. Apri la porta e in ordine vidi la signora Elvira, la stessa che mi aveva accolto 10 anni fa, il signor. Scottins, il mio futuro tutore e il direttore, il signor. Collins. 

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora