41|nulla è ancora perduto

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📍Austin, Texas
Ottobre 2018

Sono chiusa nell'hospitality da mezz'ora, con la schiena contro la porta e gli occhi chiusi.
Sono in tensione per questa gara come lo sono stata per poche altre: è forse una delle ultime occasioni che ho per cercare di rimanere aggrappata al sogno mondiale, che pian piano sento che mi sta sfuggendo di mano.
Sto perdendo punti nei confronti di Lewis, e se non li recupero il prima possibilie, posso anche dire addio alle mie speranze e rassegnarmi alla seconda posizione.
Ma non è proprio nelle mie corde.

Faccio un respiro profondo e mi rialzo, prendendo il casco ed uscendo dallo stanzino, per dirigermi direttamente in griglia di partenza.
Ieri il massimo che sono riuscita ad ottenere è stata una deludente quarta posizione, ma ormai il mio rapporto conflittuale con le qualifiche è rinomato.
La mia speranza è quella di cercare di rifarmi in gara, anche considerando che il mio diretto avversario, Lewis, ha, come al solito, conquistato la pole.

"Buona fortuna." esclama una voce familiare dietro di me, poggiandomi una mano sulla spalla e facendomi sorridere, mentre sono di fianco alla mia fedele W09.
Mi giro ed abbraccio mio fratello, che è probabilmente l'unica persona che al momento potrebbe riuscire a calmarmi.
Ci stacchiamo dopo pochi secondi per salire sulle nostre monoposto, e nel momento in cui indosso il casco, lascio tutti i pensieri da parte, per concentrarmi solo su una cosa: vincere.
Quando partiamo per il giro di formazione sento che le mani mi tremano, e riesco a stento a non perdere il controllo alla prima curva.
Faccio un respiro profondo e quando ritorno in griglia di partenza chiudo gli occhi per un secondo, per poi riaprirli e partire.

Riesco a fare una buona partenza e arrivo alla prima curva praticamente affiancata a Sebastian, che si è fatto superare da Kimi in partenza, e riesco a passarlo con una manovra un po' azzardata, che poteva costarmi cara ma che fortunatamente mi è riuscita.
Ora sono al terzo posto, con solo il finlandese e il mio compagno di squadra davanti a me.

Esulto mentalmente quando Kimi riesce a sorpassare Lewis pochi giri dopo, dandomi la concreta possibilità di attaccarlo.
Stacco la radio per evitare di ricevere messaggi non desiderati dal box e mi concentro pienamente sul mio obiettivo: raggiungere Hamilton e superarlo.
Siamo nel corso del decimo giro e io sono a meno di un secondo da lui, che sembra abbastanza in difficoltà, soprattutto con le gomme.
Così decido di approfittarne, e spingere ancora di più sull'acceleratore, fino ad essere praticamente attaccata a lui sul rettilineo, e superarlo a parità di motore con una staccata all'ingresso di curva uno.
Sorrido soddisfatta e riaccendo la radio, contenta ma consapevole che manca ancora tanto alla fine della gara.
Intanto cerco di avvicinarmi il più possibile a Kimi, che oggi sembra straordinariamente in forma e a cui quasi mi dispiacerebbe togliere la vittoria.

Quando sono abbastanza vicina, lui rientra per il suo pitstop, e io ho strada libera per cercare l'undercut.
Mentre spingo più che posso con le gomme in fin di vita, sento un rumore strano e la monoposto che rallenta vertiginosamente per qualche istante ma che poi ritorna a velocità normale.
Ho il cuore in gola e penso di essere sbiancata, ho il terrore che possa essere qualcosa di grave che potrebbe rovinarmi la gara.

"Cos'è stato?" chiedo, con la voce che mi trema, palesemente preoccupata.

"C'è un problema con l'MGU-H." mi avverte il mio ingegnere di pista tramite radio.

"È grave?
Potete fare qualcosa?" domando, sperando che la risposta non sia quella che penso.

"Sì, sembra un problema abbastanza grande.
Da qui noi non possiamo fare niente, e non puoi nemmeno tu.
Cerca solo di contenere i danni.
Mi dispiace." continua, sospirando.
Sento gli occhi iniziare a farsi lucidi ma cerco di trattenere le lacrime, la gara non è ancora finita e io posso ancora cercare di perdere il minor numero possibile di punti.
Non mi arrenderò proprio adesso.

Dopo qualche giro in cui ho perso tantissimo da Lewis dietro di me, rientro ai box per la mia sosta, e quando torno in pista sono in quarta posizione, con mio fratello appena davanti a me e Sebastian alle calcagna.
Faccio un profondo respiro e mi concentro, cercando di restare sempre incollata a Max per poter sfruttare il DRS e la scia, senza però tentare di superarlo, poichè sarebbe solo un rischio inutile.
Poco dopo però il pilota dell RedBull inizia a spingere per raggiungere Lewis, e io non riesco più a stare al suo passo, ritrovandomi così distante da lui e molto vicina al mio futuro compagno di squadra.
Ho qualche secondo di distacco da poter gestire, ma non penso di poter resistere a lungo: la situazione del mio MGU-H sento che peggiora giro dopo giro, e ormai sono troppo lenta per cercare di tenere dietro Sebastian.

Quando il tedesco mi raggiunge e scende sotto al secondo, nonostante lui abbia il DRS e un motore funzionante a differenza del mio, riesco a tenerlo a bada per qualche giro, con delle manovre di protezione un po' azzardate e forse qualche cambio di direzione di troppo.
Alla fine però inevitabilmente mi sorpassa, e io scivolo in quinta posizione.
Mancano ormai tre giri alla fine, e l'unica cosa che mi consola è che Hulkenberg, che è sesto, è troppo lontano da me per poter tentare di superarmi.

Taglio il traguardo sconsolata, con le lacrime agli occhi, afflitta per i 14 punti che mi separano da Lewis e per le speranze che si fanno via via più rare di vincere il mondiale.
Torno ai box ed esco dalla macchina, senza rivolgere la parola a nessuno e senza nemmeno togliermi il casco, volendo solo restare da sola, anche se poi mi ricordo del secondo posto di Max e corro sotto al podio per poterlo vedere.

Quando i suoi occhi incontrano i miei, non posso fare a meno di sorridere nel vederlo felice come un bambino, con il trofeo in mano e gli occhi leggermente lucidi.
Se lo merita e anche se per me è stata una giornata orribile, sono davvero molto felice per lui e anche per Kimi: sono cresciuta guardando le sue gare ed è sempre stata una fonte di ispirazione per me, ed era ora che arrivasse un'altra vittoria.
Vado a congratularmi con lui e ad abbracciare mio fratello, per poi tornare nel mio hospitality mentre loro vanno verso la sala della conferenza stampa.

Tornata nel mio stanzino, poggio la schiena contro la porta e mi siedo per terra, non riuscendo più a trattenere le lacrime per la delusione di oggi e per le mie speranze che si sono frantumate.
È possibile che proprio quando sembra che tutto stia andando bene alla fine la cosa va sempre a rotoli?
Ci speravo davvero, ero davvero convinta di potercela fare, di avere i mezzi per riuscirci.
Ma forse mi sono montata la testa.

"Aprimi Alex, lo so che sei lì." esclama una voce familiare dopo aver suonato alla porta.
Mi asciugo velocemente le lacrime e vado ad aprire, ritrovandomi davanti Sebastian con un lieve sorriso sul volto, che subito mi abbraccia.

"Mi dispiace Alex." dice sottovoce, mentre io poggio la testa nell'incavo del suo collo.

"Grazie per essere qui." aggiungo, sincera.
Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi tirasse un po' su, soprattutto qualcuno che potesse comprendere ciò che stavo provando, e Sebastian è la persona giusta.

"So come ti senti, ci sono passato tante volte anch'io.
Lo so che adesso hai tanta voglia di mollare tutto, di lasciar perdere, so che adesso credi di non avere nessuna speranza, ma non devi arrenderti.
Nulla è stato ancora deciso e tu se vuoi puoi ancora cambiare le cose.
Ci sono ancora tre gare per poterlo fare e nulla è ancora perduto.
Non smettere mai di lottare." esclama, stringendomi ancora di più a sè, e facendomi sorridere.

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