1. Pensieri in controluce

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🌹Grazie a chi ha letto qualcosa, a chi leggerà, e a chi porterà nel cuore un po' di Jeny e dei suoi cieli.🌹
✒️Iniziato per gioco, continuato per davvero.✒️
[in divenire]

<<Dal piccolo cumulo di terra non si intravedeva più quello che un tempo era stato un uomo enorme, robusto come una quercia, imponente come la Statua della Libertà. Ora nessuno avrebbe più potuto udire la sua risata sguaiata, né alcuna donna avrebbe potuto percepire sulla propria pelle le sue scanzonate e ruvide mani mentre cercava di appropriarsi indebitamente di piaceri che tutte gli precludevano. Annie poteva sentirsi soddisfatta: il suo gesto sarebbe passato sotto silenzio, non avrebbe ottenuto titoli sui giornali né ringraziamenti; era un segreto da tenersi stretto, ma lei aveva tolto al mondo un mostro e, con un sorriso nascosto dai capelli ancora sudati, si mise a spianare meglio i rivoletti di terra eccedente...>>

«Jeny! È pronto da mangiare!»
Jeny mise subito via il foglio su cui aveva appena annotato le ultime frasi della storia a cui stava lavorando da qualche mese.
«Sì, arrivo!»

Si sistemò la maglietta verde che le terminava perfettamente in vita, mettendo bene in chiaro quanto oramai le sue forme fossero davvero quelle di una splendida diciottenne a cui la natura aveva donato un raro equilibrio nel corpo, nei gesti, nei movimenti, fino al linguaggio e allo sguardo, da cui non trapelava mai una nota stonata, un qualcosa di irriverente, un impeto fuori tempo.

I suoi occhi erano un mare placido di tiepide emozioni, i periodi più temibili dell'adolescenza erano trascorsi, i pianti e i pugni contro il muro erano increspature passate di fasi comuni a qualsiasi ragazzo sulla faccia della terra. Rimaneva la calma di un cielo dopo la tempesta, il colore tenue di un acquarello, sensazioni serene da assaporare nelle ore serali tenendo fra le mani una tazza di tè fatto di zucchero e d'abitudine.

Solamente quando si trovava davanti alla carta, Jeny diventava un vortice di pensieri controcorrente e perversi. Armata di penna o di qualsiasi altra cosa in grado di tracciare un segno sul foglio, non era più la tranquilla ragazzina di un paesino sperduto negli spazi selvaggi e misteriosi dell'Arkansas.
Jeny, scrivendo righe su righe in notti troppo dense di solitudine e ferite mai chiuse, si tramutava in una lince pronta a rendersi giustizia da sé per sgarbi accumulati e taciuti nel corso della sua infanzia e adolescenza.

Prima di diventare davvero adulta, anzi, per diventare davvero adulta, sentiva che avrebbe dovuto vendicare nell'inchiostro le numerose vittime disseminate lungo la superficie della sua anima: l'orgoglio, la dignità, il rispetto, l'educazione... Tutti martoriati sul campo, fiori spezzati da braccia insensibili e da bocche urticanti, che le avevano cambiato per sempre il corso della vita, come un fiume deviato dal mare, e costretto a far tappa fra periferie oscure e maleodoranti, da cui uscire sporcato e carico di veleno, ma pronto a ritornare, per sommergere ciò che lo ha irrimediabilmente inquinato.

Era così che partoriva dalla propria mente inquietanti personaggi, senza alcuna pietà né coscienza verso chi li aveva offesi.
Era solo così che trovava almeno un po' di sollievo dalle sue pene annidate in ogni angolo del cuore e della testa, di cui apparentemente non rimaneva traccia visiva in grado di suscitare un sospetto in chi la osservava.

Ma, forse, a guardare meglio e più a lungo, si sarebbe potuto notare, in tutto quell'idillio di rose, un fiore marcio e dai petali cadenti; in quell'enorme e sopraffina sinfonia degna di Mozart, una chiave di violino storta e mai aggiustata.
Allora il tè allo zucchero si sarebbe inceppato in gola e si sarebbe corsi ai ripari da quella primavera tanto vivace quanto fragile, il cui lato oscuro stava fermo, acquattato, ad aspettare il proprio momento.

Trappole d'inchiostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora