•⑤: OCCASIONI🚞

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{Sooyeon's  P.O.V.}

No. Di nuovo il rumore assordante di quell' aggeggio. Chissà come se ne sta bene lì, su quel comodino, a darmi fastidio ogni mattina e farmi risvegliare dal mio beato sonno.
Alzo il mio braccio e vago nell'aria alla mia destra, in cerca di quel maledetto. Lo trovo e schiaccio il pulsante sopra, quello che finalmente fa cessare quel dannato rumore.
Alzo la testa con gli occhi socchiusi e poi anche tutto il resto del corpo, rimanendo seduta a gambe incrociate ai piedi del letto. Mi sistemo in fretta i capelli e mi stropiccio gli occhi. Poi mi rialzo.
E anche oggi si ricomincia. Un'altra giornata. Un'altra settimana. Un altro inferno.
Vado verso il bagno e faccio tutto quello che devo fare. Poi esco in vestaglia e vado verso la cabina armadio. Prendo la mia divisa ben stirata e me la metto. Essa consiste in dei calzoni bianchi a strisce nere lunghi fino a sotto le ginocchia, delle ballerine nere, una gonna nera con alcuni ricami bianchi intorno, una camicetta rigorosamente bianca a maniche corte con un fiocchetto nero sotto il collo e un maglione nero sopra. Il tutto con il simbolo della mia scuola sopra, naturalmente.
Ritorno in bagno per mettermi giusto un po' di trucco: il correttore lo metto comunque, giusto per nascondere delle lievi occhiaie; qualche strisciata di mascara, matita e pochissimo eye-liner, dato che potrei sbagliare. Ritorno di nuovo in camera e mi preparo lo zaino. Metto dentro giusto i compiti, qualche quaderno e qualche libro, dato che la maggior parte delle cose le ho lasciate nell'armadietto a scuola.
Metto lo zaino in spalla e scendo al piano di sotto. Ritrovo mia madre in cucina che sta lavando alcuni piatti dalla loro colazione e mio padre che accende la macchina. Menomale che se ne va. Sul tavolo c'è ancora la tovaglia, un piatto e le posate apparecchiati per me. Strano.
Mi avvicino al frigo e prendo del burro, poi vado alla dispensa e prendo delle fette biscottate con della marmellata. Farò una colazione all'americana oggi: non ho voglia di cucinarmi riso e un mucchio di altre cose. Anche perchè io non sono solita a mangiare grandi quantità di cibo.
Prendo il coltello che avevo già vicino al piatto e inizio a spalmare il burro sulla fetta biscottata dopodiché la marmellata. Poi la mangio. Ne prendo un'altra e faccio la stessa cosa. Poi rimetto tutto a posto e vado verso il secondo lavandino e pulisco ciò che ho sporcato. «Come hai dormito stanotte?» mi chiede, abbastanza freddamente, mia madre continuando a lavare i piatti senza distogliere lo sguardo. Io la guardo stupita. Mia madre MAI mi farebbe una domanda del genere. Però continuo a lavare. «Come sempre» rispondo. «Ti dobbiamo cambiare materasso? Ho visto al negozio di arredamenti che ne vendono alcuni di davvero comodi» risponde mentre chiude il rubinetto. Va verso un asciugamano e si asciuga le mani. «No, grazie. Lo abbiamo cambiato solo il mese scorso: è ancora comodo» rispondo io mentre interrompo lo scorrimento dell'acqua fuoriuscente dal rubinetto.
Anche io mi asciugo velocemente le mani e poi prendo lo zaino che avevo lasciato a terra. «Hai bisogno di un passaggio? O che ti venga a riprendere da scuola?» oggi sembra molto disponibile e gentile con me. Ed è fin troppo strano. «No. Voglio farmi due passi. Sia per l'andata che per il ritorno» preferisco rifiutare: potrebbe lasciarmi su una montagna a farmi morire di freddo o abbandonarmi in qualche posto isolato e sconosciuto dal mondo.
Mi dirigo verso l'appendiabiti e prendo una sciarpetta bianca insieme al mio parka non troppo imbottito, color verde Pantone. Me li metto addosso e metto sulle spalle il mio zaino nero. Poi mi ricordo di un piccolo dettaglio. Quindi vado verso il cassetto del mobile vicino alle scale e prendo il mio Apple Watch. Ritorno ad un altro mobile vicino alla porta principale per prendere le chiavi di casa in caso non ci fossero i miei quando torno da scuola.
Apro la porta. «Buona scuola!» sento dire dal salotto. Io rimango un attimo ferma, poi mi giro e accenno un sorriso a mia madre. Esco di casa e mi richiudo la porta alle spalle. Mi sistemo meglio il colletto della giacca e la sciarpa. Faccio un bel respiro profondo e inizio a fare i primi passi verso la scuola.
•••
Sono più o meno già a metà strada, ma ho dovuto accelerare il passo perchè una figura bionda vestita con vestiti scuri sembra mia stia pedinando. Quindi sto cercando di andare più verso la gente, così mi sento più al sicuro o comunque mi confondo tra la folla e mi perde di vista. Prendo gli auricolari e li attacco al telefono. Accendo un po' di musica. Amo ascoltare le canzoni, soprattutto quelle lente e tranquille. Quando avevo il cuore spezzato ascoltavo ogni giorno 'It's You' di Ali Gatie. Mi ha rappresentato tantissimo.
Mi vergogno a dirlo, ma nel tempo libero canto e scrivo canzoni. Ne ho anche incisa una: 'The Truth Untold', la verità mai detta. Si perchè non ho mai detto a nessuno ciò che ho passato, anche se nel testo parlo d'altro. È come se mi vedessi in questo giardino della solitudine in cui cerco di dare ad una persona un fiore, blu. Ma ho una maschera addosso, che da patetica non posso togliere, e sono intrappolata in un castello di sabbia pieno di spine. Ma io voglio ancora quella persona, non la voglio perdere. Penso di essermi riferita a mia nonna.
Un mio 'amico' mi ha aiutata a registrare la canzone, è simpatico ed é molto esperto in queste cose. Si chiama Hyojong, ma la sua ragazza Hyuna, non so perchè, a volte lo chiama E'Dawn. Anche lei è una mia amica. Come piccolo lavoretto part-time, quando avevo 9 anni e loro, la ragazza 18 e il ragazzo 16, mi hanno fatto da babysitters, dato che i miei dovevano fare diversi viaggi per il loro lavoro ed erano raramente a casa, per un po' più di 1 anno, e poi siamo rimasti in contatto. Nonostante sento che mi nascondono qualcosa di grosso e per 'sicurezza' a volte si nascondono, penso siano i miei unici amici. Prima facevo parte di un gruppo con i miei amici, ma era difficile starci sempre in contatto facendo avanti e indietro dalla Corea all' America. Quindi alla fine ho perso la persona più importante sulla terra. Oltre che la mia crush, Kang Chinhwa. Lui è coreano ma vive in America e sa parlare sia coreano che inglese. Penso ormai sappia che mi è piaciuto.
Scuoto leggermente la testa e cerco una bella canzone da mettere. Non guardo nemmeno dove metto i piedi. Sento sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Anche lui ha una felpa nera, ma è leggermente più alto di me e quando gli cade il cappuccio noto che ha i capelli rosa-arancioni. Perchè mi sembra di averlo già visto?
«Oh! Scusami davvero tanto!» dico un po' in preda al panico. Lui mi fa cenno con la testa che non si è fatto nulla e poi continua per la sua strada. Intanto, per sbaglio, ho attivato una canzone: 'The King Of Shadow' di Cat Cunning.
•••
Finita la canzone, sono quasi arrivata davanti scuola. Stacco gli auricolari dal telefono e rimetto tutto nello zaino.
Faccio altri passi e arrivo davanti all'entrata. Mi sistemo meglio lo zaino sulle spalle ed entro. Mi dirigo subito verso il mio armadietto e immetto il codice. Lo apro e ricontrollo meglio l'orario di oggi sull'anta interna. Prendo i libri che mi servono e li infilo nello zaino.
Chiudo tutto e vado verso la mia classe. La porta é aperta e dentro ci sono alcune delle mie compagne sedute una davanti all'altra che chiacchierano e i miei compagni che giocano a gonggi.
Faccio un passo dentro l'aula, per poi entrarci con tutto il resto del corpo. Pochi passi e arrivo al mio banco. Dietro di me sono sedute vicine le due persone che mai avrei voluto incontrare: Heo Yoorim e Kim Minju. Sono le più popolari tra le classi 2001, cioè 4 sezioni formate tutte da circa 30 alunni.
È dal primo anno che mi hanno presa di mira e mi hanno rovinato la reputazione. Mi hanno spinta a pensare che il mio corpo fosse uno schifo, infatti sono dimagrita di circa 20 chili in un quadrimestre. Non mangiavo più e ogni giorno mi guardavo bene allo specchio. Era il tempo in cui ancora riuscivo a rimanere in contatto con i miei vecchi amici.
Quando, in estate, tornavo in America per un mese, ChinHwa si spaventò alla mia vista. Non mi riconosceva. Si era avvicinato lentamente e mi aveva sussurrato «Che cosa hai fatto?». All'inizio non capii, poi realizzai che si stava riferendo alla mia magrezza. Una raffica di pensieri negativi mi occuparono la testa e gli occhi si inumidirono. Lui capì. E mi abbracciò.
Mi ha spinto a mangiare di più e a smetterla di fissarmi sul dimagrire. Mi continuava a ripetere «il tuo corpo è sempre stato perfetto così com'era. Devi fottertene di ciò che pensano e dicono gli altri sul tuo fisico, perchè loro non ne sanno nulla». È stata l'ultima volta che l'ho incontrato. Mi prometteva sempre che sarebbe venuto qui in Corea a farmi visita. Non è mai venuto. E da scema lo sto ancora aspettando.
Meglio tornare alla vita reale.
Vado a sedermi al mio banco. Prendo il mio blocchetto dei disegni e inizio a disegnarci su qualcosina.
«Sempre la solita asociale...». Minju. «È sempre lí a disegnare». Yoorim. Si divertono sempre a prendermi in giro. Ma io ho già imparato a fregarmene. Continuo tranquillamente a disegnare, finché non entra anche la mia compagna di banco: Shin RyuJin. Appena mi vede, mi saluta con la mano e sorride. Ricambio il gesto. «Buongiorno, che fai di bello?» Ryujin è sempre stata una ragazza molto solare, gentile e simpatica, oltre che molto intelligente. Insomma, quella che tutte vorrebbero essere. Ha anche tanti amici, tra cui quattro migliori amiche, una è persino 2003. Ha anche il fidanzato, naturalmente: Zhong Chenle, nella C.
«Nulla di speciale. Disegnavo, come al solito» rispondo, mantenendo un sorriso. Si siede vicino a me e lancia un'occhiataccia a Yoorim e Minju. Ryujin è sempre riuscita a tenerle testa, e anche lei mi ha aiutata molto quando mi prendevano in giro. «Ti hanno detto qualcosa?» chiede per sicurezza. «Solo che sono un'asociale che disegna sempre, ma le ho ignorate» dico a bassa voce, in modo che non mi sentano.
Entra la prof di matematica in classe. Un attimo, ma alla prima ora non abbiamo matematica...
«Buongiorno ragazzi». Tutti si alzano. «Buongiorno». La prof fa cenno a tutti di sedersi. «Iniziamo col fare l'appello, poi vi spiegherò perchè ci sono io al posto del vostro professore di fisica». Inizia a fare l'appello, ci siamo tutti.
«Ieri il prof non si è sentito molto bene, quindi oggi non è potuto uscire di casa. Vi farò da supplente. E, inoltre, vi comunicherò un avviso importante che dovete scrivere sul vostro diario» si alzano alcuni acclami di felicità per l'assenza del prof.
La professoressa si alza e inizia a scrivere qualcosa alla lavagna, che tutti copiano sul diario.
'Il giorno 16 novembre le classi quinte A, B, C e D parteciperanno facoltativamente ad un'uscita didattica nella città di Suwon. Il costo dell'albergo è di 140 000₩+ 16 400₩ per il viaggio in treno, che avrà una durata complessiva di 1 ora e 22 minuti. La permanenza sarà di tre giorni e due notti'.
UNA GITA? CON TUTTE LE SEZIONI? Mi sento... felice? Strano ma vero. In più ci sono un po' di ragazzi carini nelle altre classi.
Ryujin si gira verso di me con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. «Aiuto, non resisto!» quasi molla un urlo.
«Ragazzi, ricomponetevi» dice la prof, seguita da un silenzio generale.
La lezione continua.
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˙·٠•𝓐𝓷𝓰𝓸𝓵𝓸 𝓪𝓾𝓽𝓻𝓲𝓬𝓮•٠·˙
Ci terrei a specificare che la scuola che ho inventato io è molto diversa da una vera scuola coreana.
Intanto le superiori durano 3 anni e fino ai 15 anni, poi non penso ci siano gli armadietti. Insomma, l'ho fatta un po' più all'americana.
E anche non questo capitolo ho introdotto nuovi idols, ed è solo l'inizio!
I purple you🙆🏻‍♀️

𝑩𝑳𝑨𝑪𝑲 𝑯𝑬𝑨𝑹𝑻 || ʝ.ʝkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora