Perdizione... a Parigi

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"Einar?"

"Mh?"

"Sono andato in bagno prima."

"E me lo dici mentre ci stiamo baciando?"

Filippo si lascia scappare un sorriso, portando la gamba su quelle di suo marito e accarezzandogli il viso con rinnovata dolcezza. "Stavo cercando di dirti che non era male. Potremmo andarci" suggerisce, sfiorandogli il naso e cercando di nuovo le sue labbra. Einar sembra completamente assuefatto dalla sua bocca, dalle sue mani, è così da una vita oramai ed è anche una vita che si domanda se passerà mai. Se le farfalle smetteranno mai di svolazzargli nello stomaco, se proverà sempre quel brivido quando Filippo lo guarda e lo sfiora in questo modo.

"Oh - oh Dio" geme Einar, quando Filippo fa scivolare una mano sulla patta dei suoi pantaloni. "Pensi che qualcuno ci stia guardando? Ti prego, dimmi di no - "

"Vi sto guardando io."

Einar e Filippo sobbalzano per lo spavento, quando la testa di Oliver sbuca sui loro sedili dell'aereo per guardarli dall'alto. "Cazzo, Ollie. Stiamo decollando, perché non hai la cintura?" gli chiede Filippo, stringendo la mano di Einar perché - be', perché è l'unica cosa che può stringere davanti al loro figlio sedicenne. Si stavano distraendo così bene, loro che hanno ancora paura dell'aereo avevano finalmente trovato un modo carino e particolare per non pensarci, ma adesso che Oliver li ha interrotti Filippo può chiaramente sentire l'aereo che decolla. Cristo, l'ansia.

"Perché anche se sussurravate vi ho sentiti e ho pensato di fermarvi, prima che arrestino i miei genitori per atti osceni in luogo pubblico" li rimprovera Oliver, poggiando le braccia sul sedile. "Seriamente, ma quanti anni avete, quindici? E poi non andiamo bene, ve lo dico. Mi avevate promesso che non avreste fatto la coppia sdolcinata se fossi venuto con voi a Parigi. Abbiate rispetto per le persone single."

"Oh, davvero?" chiede Einar divertito, girando appena la testa per guardare suo figlio. "Oliver Aaron Ortiz Fanti, per favore non farmi parlare - "

"No ora parli, papà" gli concede Oliver, curioso.

"Sono tre mesi che passi da un letto all'altro" risponde Filippo per suo marito, guardandolo. "Da quando ti sei dichiarato a Ludovica sei cambiato tantissimo, hai deciso di fare sesso con Ele della 2°C, poi con Mirko della 5°A e da allora abbiamo perso il conto di quante persone ti sei portato a letto. Il mese scorso quando sono venuti a trovarci Emma e Simo abbiamo dovuto tenerti Marta lontana a tavola, altrimenti ti saresti fatto pure lei - "

"Sì, okay, sono sicuro che abbia capito" lo interrompe Einar, a disagio. Non ha ancora preso bene questa cosa che suo figlio ha cominciato a fare sesso, e soprattutto che si stia trasformando in un piccolo Filippo adolescente. "Quello che tuo padre sta cercando di dirti, è di non fingere di invidiare le persone innamorate quando tu non hai la minima intenzione di avere una storia seria ora come ora."

"Quanto siete pesanti" sbuffa Oliver, lasciandosi sedere sul sedile per chiudere questa conversazione. In realtà i suoi papà non sono così pesanti, anzi. Forse è lui ad esserlo, ma questo non è qualcosa che gli piace specificare. Si sente stranamente osservato ora che sta seduto, e voltandosi vede il ragazzo che sta seduto affianco a lui che lo sta osservando con insistenza. Per un attimo, un solo istante pensa che lo stia giudicando per ciò che avrà sicuramente sentito da suo padre, ma è solo un secondo perché certi sguardi li sa riconoscere. Così sorride appena, mordendosi il labbro inferiore e stando al gioco. Chiude gli occhi, poggia la testa contro il sedile e lascia scivolare inavvertitamente la mano sulla patta dei propri pantaloni. Si accarezza appena, lo fa piano, fino a che non sente una mano scacciare via la sua e prendere il suo posto. Si morde le labbra per trattenere un sorriso compiaciuto, poi si schiarisce la voce e si mette composto.

Tra le nuvole e i ricordi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora