Essere in giro da soli, a piedi per le vie di Torino alle undici e mezza di sera non era l'ideale, per nessuno, di qualsiasi età o qualsiasi genere.
A volte era Tania a darmi un passaggio, quella sera mi aveva però già concesso mezz'ora di lavoro e non volevo disturbarla ancora, era stata già abbastanza disponibile.
Anche i ragazzi della Juve, clienti per la prima volta da quando lavoravo lì, mi avevano offerto un passaggio, ma valeva lo stesso discorso, non volevo far perdere loro tempo per me, per una persona che non conoscevano minimamente.
E poi, tecnicamente, anche per me loro sarebbero sconosciuti e non dovrei fidarmi, ma... bè, sappiamo che è impossibile non fidarsi dei propri idoli.
Stavo camminando a passo veloce, a testa bassa, per evitare di vedere la gente che passava, se fosse passata, perchè ingenuamente volevo pensare che 'sei io non vedo le persone, loro non vedono me'. Non lo avrei mai ammesso, ma stare sola al buio per Torino mi metteva in ansia, anzi un po' mi spaventava.
Improvvisamente, sentii dietro di me un rumore di uno sportello di un'auto. Mi volta di scatto e vidi, a circa duecento metri di distanza da me, una macchina ferma con i fari accesi, e una persona incappucciata che vi era appena scesa venire nella mia direzione, camminando velocemente.
Mi girai di nuovo e continuai per la mia strada, seppur accelerando il passo, sperando che egli non avesse fatto caso a me.
Contrariamente a quanto volevo credere, la figura si stava avvicinando e io iniziavo ad avere seriamente paura.
Abbandonai il vicolo interno svoltando a destra e finendo così sulla strada principale, nonostante questa fosse deserta. Percepii la presenza della persona ancora dietro di me, quindi mi fermai e mi voltai verso la strada, in modo da lasciar credere che stessi aspettando qualcuno, anche se in realtà non avevo la minima idea di che fare, dando le spalle al muro di una delle ville più costose di quella zona torinese.
Anche la persona svoltò e in poco tempo la vidi venire verso di me e fermarmisi accanto.
Lo sguardo glaciale era l'unica cosa visibile del volto, coperto da uno scaldacollo e da un cappuccio che gli nascondeva i capelli e la fronte, ma si capiva esplicitamente che era un ragazzo, a cui però non riuscii a dare un'età precisa.
"Vuoi un passaggio? - domandò con voce roca ma abbastanza giovanile. Mi convinsi che non arrivava ai trent'anni - Sei molto piccola per essere in giro a un'ora così tarda... O sei abituata?"
"Io... no, aspettavo..." cercai di formulare una frase di senso compiuto, ma mi tremava la voce e pure le mani, tanto che non ero riuscita ad afferrare il telefono e quindi chiamare aiuto. Le intenzioni del tizio erano evidenti e di certo non buone, e le mie, invece, erano svegliarmi da quel brutto sogno nel mio adorato letto.
Lui mise un dito alle labbra, intimandomi il silenzio.
"Non mi interessa ciò che intendevi fare, perchè ora non riuscirai più a farlo. E a impedirtelo sarò io."
Mi afferrò le braccia e mi sbattè violentemente contro il muro della villa, mentre iniziai a respirare in modo irregolare.
Le sue mani si spostarono dalle mie braccia, ma nel vedere che io opponevo resistenza e cercavo di scansarmi da lui, ritornò a stringermi i polsi.
Solo allora un clacson improvviso fece sobbalzare il mio aggressore, che si scansò, sempre tenendomi un braccio.
Il finestrino oscurato dell'Audi scura si abbassò e comparve il viso di un giovane con gli occhiali da sole, nonostante fosse quasi notte, per camuffare la sua vera identità.
"Lasciala andare. Non ti succederà niente se la lasci stare." ordinò una voce con accento sudamericano, che conoscevo bene.
L'uomo che mi stringeva gli lanciò uno sguardo carico d'odio, ma alla fine fu costretto a mollarmi il braccio e mi guardò un'ultima volta, come per dirmi 'ringrazia che sia arrivato questo tizio', quindi si allontanò a passo felpato.
Io restai ferma sui due piedi, ancora tremante e spaventata, anche quando Rodrigo si era tolto gli occhiali da sole e mi guardava preoccupato.
"Dai, sali." disse solo.
Indugiai pochi secondi ma poi mi avvicinai e salii. Mi strinsi nelle spalle senza parlare, ma sentii addosso lo sguardo di Rodrigo, che non accennava a partire.
Alzai gli occhi e incrociai i suoi.
"Ti ha fatto qualcosa?" fece solamente.
Io scossi il capo.
"Sicura?"
Annuii. Non avevo nemmeno la forza di parlare.
La sua mano si posò sulla mia gamba, e cercò di rassicurarmi.
"Stai tranquilla. Ora ci sono io, non ti succederà più niente. Hai capito?"
Io annui ancora, osservandolo con occhi traboccanti di paura. Lui sorrise.
"Me lo fai un grande sorriso, adesso?" chiese.
Sforzandomi non poco, allargai la bocca in un sorriso, che probabilmente lo convinse, perchè mise in moto l'auto e ripartì.
"Ricordi dove abito?" domandai dopo attimi interminabili di silenzio.
Lui mi guardò di sfuggita, poi tornò con gli occhi sulla strada e accennò un sorriso.
"Non ti porto a casa, stanotte stai da me." decretò.
"Perché?"
"Perché ora hai paura. E con me invece non devi avere paura." replicò.
Sorrisi per tale dolcezza e preoccupazione per me.
"Grazie Rodri. Come sempre, sono in debito." affermai.
"Non preoccuparti."
Solo poco dopo la domanda mi sorse spontanea.
"Come... Come hai fatto a trovarmi?"
Lui si strinse nelle spalle.
"Ti stavo aspettando in fondo al vicolo, un po' più indietro di dove ti trovavi tu. - spiegò - Sapevo che molto probabilmente avevi mentito, e non avevi nessun passaggio, e sapevo che avresti fatto quel vicolo e saresti sbucata lì. Pensavo di darti un passaggio per casa, ma nel vedere che quel delinquente ti pedinava, ho messo in moto la macchina e sono arrivato. E ora voglio che almeno stanotte tu stia con me. Sono più tranquillo."
Annuii.
"Devo... scrivere a mia madre. Dirle che non torno." mi ricordai.
"Le dirai di me?" domandò.
"No. Lei non ci crederebbe, odia il calcio. - spiegai - Tu sei un segreto. Un bel segreto. Un segreto fantastico."
Lui mi sorrise.
Non potevo permettermi di dire la verità a mia madre, anche perché non ci avrebbe creduto e mi avrebbe presa per pazza e irresponsabile. Dovevo aggrapparmi alle poche certezze che possedevo, forse l'unica in quel momento, e si chiamava Sofia.
"Le dirò... le dirò che sono dalla mia amica a dormire. - decretai - Ti spiace se la chiamo?"
"No, certo che no. Guarda, siamo arrivati. Chiamala appena siamo in casa."
Scesi dalla macchina e ammirai stupita la villetta di Rodrigo. Era abbastanza spaziosa, vista da fuori, con un appezzamento di terra intorno, nel quale c'erano un ulivo, una porta da calcio, un tavolino con le sedie che utilizzava probabilmente d'estate, quando aveva ospiti, e qualche vasiera vuota, vista la stagione.
"Ti piace?" domandò compiaciuto, probabilmente vedendo l'espressione meravigliata sul mio volto.
"Tanto."
Rodrigo sorrise e mi mise un braccio sulle spalle, quindi mi invitò ad entrare, lasciando fuori il buio pesto che quella sera più che mai mi aveva fatto tanta paura.Awww quanto sono pucciosi Giulia e Rodri 😍❤
No ok sto seria, comunque supero vi piaccia il capitolo 💕
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𝐆𝐔𝐄𝐑𝐑𝐈𝐄𝐑𝐎 || Rodrigo Bentancur
FanficChe cosa può accadere quando la vita fragile e senza speranze di una ragazza si intreccia con quella tanto famosa e ricca di soddisfazioni di un calciatore? Giulia non avrebbe mai saputo rispondere a questa domanda, ma ora crede di saperlo bene. "Od...