Hera
La festa di questa sera è paragonabile a un piccolo Apocalisse studentesco, nel quale le uniche vittime siamo io e mia sorella.
Se volete la mia opinione, credo che le persone siano troppo sensibili di questi tempi. Sì, insomma, è vero che io ed Hestia abbiamo manipolato il mondo intero facendogli credere di essere una al posto dell'altra, ma non è nulla di così grave!
Chi non avrebbe fatto lo stesso, avendone l'occasione?
"Mi stai facendo male." Borbotta il punk non più punk seduto davanti a me negli spogliatoi femminili del Petrarca. Sto cercando di fargli passare l'occhio nero e non è un compito semplice se lui continua a lamentarsi.
"Scusa." Ribatto, continuando comunque a spingergli il sacchetto di plastica pieno di ghiaccio secco sullo zigomo. "D'Angelo è più stupido di quanto avessi immaginato." E, credetemi, era davvero difficile superare il livello che avevo messo in conto.
Punkie sbuffa e rimane in silenzio per un po'. Sembra piuttosto arrabbiato e questo spegne in me qualunque tentativo di sdrammatizzare. Non avevo previsto che la serata avrebbe avuto un esito così negativo e sono quasi dispiaciuta.
"Tieni questo." Gli ordino, affidandogli la medicazione di fortuna che ho trovato al tavolo del rinfresco, sotto al quale Giulio Cesare ha nascosto un minifrigo dal quale attingere in caso di emergenza. Sospetto lo abbia fatto consapevole della mia presenza alla festa.
"Senti, mi dispiace." Dico dopo un altro interminabile minuto di silenzio. Mi alzo per andarmi a sedere accanto a lui sulla panca di legno. "Smettila di ignorarmi."
"Se ti avessi ignorata da molto prima, adesso non avrei un occhio nero, Hera." Mi fa notare, il che non è totalmente sbagliato. Ma sono convinta che la sua vita sarebbe terribilmente triste senza di me a portare un po' di caos. Triste e piena di sacrifici. Letteralmente.
"Ne avresti due, visto quanto ami la matita nera." Replico senza pensare. "Vuoi che chieda a Tommy di rimediare?"
Osservo gli angoli delle sue labbra piegarsi in un sorriso, per tornare poi in meno di un secondo a essere una stretta linea retta. "Non sei divertente."
"Stavi sorridendo." Puntualizzo. Gli circondo le spalle con un braccio e appoggio la testa su una di queste. Non so perché io lo stia facendo. Ma non so nemmeno perché questa sera l'abbia baciato per ben due volte, perciò quello che sta succedendo ora è decisamente meno grave. "Sono super divertente, io."
"Sei super psicopatica." Mi contraddice lui. Il suo tono di voce si è ammorbidito appena, segno che le mie moine stanno almeno in parte funzionando. "Ti rendi conto del casino che hai combinato con lo scambio?"
"Se non fosse stato per lo scambio, tu non avresti mai conosciuto le mie dolcissime labbra alla ciliegia." Scommetto che il rimorso lo avrebbe divorato per il resto della vita. "Dovresti essermi grato."
"Hera." Pronuncia il mio nome accompagnandolo con un sospiro. Alzo la testa per guardarlo e lui ne approfitta per allontanarsi da me. Questo non promette niente di buono. "Sono serio. Hai ferito quattro persone con il tuo stupido piano. Me, tua sorella, Tommy e te stessa."
No, si sbaglia.
"Io sto benissimo così." Gli assicuro. E se Tommy avesse avuto un minimo di materia grigia, non ci sarebbero state altre vittime. "Non ho detto io a mia sorella di non confessare subito la verità a Tommy. E tu l'hai saputa molto prima, perciò..."
"Quindi a te va bene così? Non pensi di dover delle scuse a nessuno?" Mi accusa. I suoi occhi puntati nei miei tentano di farmi sentire in colpa, ma non ci riescono. "Non pensi di doverti scusare con me?"
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Una ragazza come te
Teen Fiction[COMPLETA] Hera ed Hestia. Con la H. Due gemelle così diverse da poter essere paragonate al diavolo e l'acqua santa. Diverse, sì, ma le differenze possono essere facilmente superate quando nel quadro generale entra anche lui. Lui... che è innamorato...