Cicatrice

573 39 2
                                    


Harry credeva di conoscere il dolore, a quanto pare si sbagliava.

Quando Deneb Riddle aveva ucciso Nagini, il serpente di Lord Voldemort, ne era rimasto positivamente colpito, ma quell'emozione positiva solo un istante. Poi un moto di rabbia s'era insinuato in lui, quello sporco doppiogiochista continuava a confonderlo, era come se lui la trovasse la cosa più divertente del mondo; e dopo la rabbia, un enorme dolore alla testa aveva iniziato a farsi largo, la cicatrice aveva bruciato come non faceva da tempo.

Il Prescelto aveva stretto i pugni, attendendo ancora una reazione da parte di Voldemort che era rimasto immobile a osservare la pozzanghera nera dissolversi a terra lentamente. Dopo un tempo di assoluto silenzio, il Signore Oscuro aveva spalancato le braccia e urlato, facendo sbalzare Harry e Deneb a una decina di metri di distanza, il duello pareva non aver stancato minimamente Tom Riddle che nel pieno delle sue forze sfruttava al massimo le sue abilità oscure.

Il ragazzo cadde a terra di faccia, emise un grugnito di dolore e poggiò le mani sul pavimento sporco di polvere e prese ad alzarsi, quando fu in ginocchio cercò con lo sguardo la bacchetta, volata a diversi metri di distanza, soffocò un'imprecazione e sperò che Deneb temporeggiasse in modo che lui potesse riprendere l'arma.

Fortunatamente era nel sangue dei Riddle tirare le cose per le lunghe, dunque non appena fu in piedi si rivolse al padre con aria di sfida: «Il serpente è morto, non hai più nessuna difesa»

Lord Voldemort gli rivolse la parola dicendo: «Morirai per questo, sappilo» 

Deneb sorrise schivo, in una frazione di secondo guardò Harry dirigersi cautamente verso la bacchetta, poi disse: «Non ne sarei così sicuro»

E mentre il Signore Oscuro realizzava l'insolente risposta adolescenziale, Harry si avvicinava lestamente alla sua fedele arma, mancava meno di un metro, riusciva a vederla: la bacchetta giaceva tra le macerie, fortunatamente non era danneggiata o per lo meno non lo sembrava. Il ragazzo allungò il braccio e tese le dita pronte ad afferrare l'oggetto.

«Potter!»

Harry imprecò mentalmente.

«Un' altra mossa e sei morto» la voce di Lord Voldemort pareva quasi allegra.

Il ragazzo si voltò lentamente sollevando piano le braccia e fissando il nemico negli occhi, osservò Voldemort che come lui aveva la faccia sporca di terra e sangue, sembrava stremato, ma nelle pupille si poteva leggere un luccichio di vittoria.

«Sembra che tu abbia perso, Harry Potter» Il Signore Oscuro rise «Finalmente ho vinto!»

«Pare che tu abbia ragione» disse l'altro, il suo tono era fermo «Eppure dimentichi una cosa...»

La tensione era alle stelle, l'espressione di Lord Voldemort si contorse da sicura com'era a confusa, Harry d'altro canto era serio e determinato, le sue iridi verdi puntate contro quelle sanguigne dell'avversario.

Attese un istante in cui solo lui e Voldemort erano i protagonisti dell'intera scena, si prese quell'attimo di vantaggio arduamente guadagnato negli anni, nella sua mente scorsero le immagini di tutti i caduti, poi pronunciò quasi in un sussurro quelle poche parole disperate, ma al contempo piene di speranza: «Io sono un mago»

Tese il braccio e impugnando la bacchetta scagliò un potente incantesimo contro Voldemort che colto di sorpresa poté solo subire il colpo. Il corpo del nemico terminò la sua corsa contro una colonna che gli crollò addosso.

Harry ebbe il tempo di volgere lo sguardo verso Deneb, il quale gli fece un piccolo sorriso e gli disse grato: «Ricorda che ciò che è stato detto deve accadere» Poi si smaterializzò con la stessa facilità e mistero di quando era comparso.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora