"Ella prese: fu un suo proprio atto e una sua iniziativa. Satana può tentare, ma non può forzare; può convincere a buttarci giù ma egli non può buttarci giù"
-Matteo 4:6-3
Si agitava nel letto, Aurora. Le coperte le avvolgevano quel corpo tanto formoso quanto tonico. Sembrava che fosse intrappolata nella morsa di un serpente. Sentiva dolore e un senso di colpa sconosciuto non le dava tregua. Aveva la vista affannata, gli occhi pieni di lacrime e prima di poterli chiudere definitivamente, vide davanti a sé una mela morsicata.
Aurora si svegliò di soprassalto. I raggi del sole appena sorto, le impedivano di aprire gli occhi abituati al buio.
"Sono stanca di questi incubi" pensò alzandosi dal letto per recarsi in bagno. Era mattina presto. Forse le sei...
La bionda decise di farsi una doccia e con lo sguardo rivolto verso il dispensore della doccia, non faceva altro che pensare a quel sogno.
Il serpente, la mela, il senso di colpa...le facevano pensare ad Eva e il peccato originale. Ma che senso aveva fare un sogno del genere?!
Per cercare una risposta alla sua domanda, decise che dopo la scuola, si sarebbe recata in biblioteca per poter fare delle ricerche e stare da sola.
Quando scese al piano inferiore, notò che era ancora buio, le tende coprivano le finestre e c'era tanta tranquillità dettata dal silenzio.
La ragazza decise di uscire a fare una lunga passeggiata. Si avvolse in una giacca di pella nera imbottita. Erano i primi giorni di ottobre e il freddo iniziava a farsi sentire.
Camminava immersa tra i suoi pensieri, tra le mille domande che la sua mente le poneva: che legame c'era tra suo padre e Ciel? Che significato avevano i suoi sogni? Perché quell'uomo era comparso nella sua vita proprio ora?
Domande bizzarre, senza un senso, senza una risposta.
"Come siamo mattiniere!" La prese in giro una voce alle sue spalle. Una voce che oramai conosceva fin troppo bene. La voce di Ciel. La sua voce era come una carezza d'inverno, la mano calda sulla pelle fredda.
Aurora si voltò e accennò un sorriso. Il ragazzo davanti a lei sembrava felice anche se era solo apparenza. Il suo volto era rilassato e tutti i muscoli distesi. Il livido era sparito completamente ma il suo sguardo era sempre perso nel vuoto.
"Buongiorno, come mai qui?" Lo salutò lei, cercando un contatto visivo.
"Ciao...ti stavo cercando. L'altro giorno sei scappata all'improvviso" gli ricordò lui con un volto interrogativo. Davvero faceva finta di non aver capito il motivo della sua fuga?
Aurora arrossì ripensando ad un Ciel seminudo.
"Beh..." disse imbarazzata. Ciel sorrise di gusto. Pensava che Aurora fosse una preda più facile.
"Andiamo a scuola insieme?" Le domandò successivamente mettendosi sottobraccio.
Lui annuì.
"La prossima volta andrà meglio" gli disse lui per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Non parlarono molto durante il tragitto, Aurora non sapeva che dirgli. Lui era così riservato e misterioso e lei non aveva voglia di fare domande alle quali non voleva rispondere.
Dopo una mezz'ora, arrivarono a scuola e il volto irritato di Irina era lì ad accoglierli.
"Ma bene guarda chi si vede..." disse la corvina con una nota di fastidio nella sua voce.
Piano si avvicinò alla bionda e alzò lo sguardo su di lei.
"Sono due giorni che provo a chiamarti al telefono sai?! Ti ho chiamata, ti ho scritto su whatsapp, facebook, instagram, twitter...persino sui messaggi normali che non manda più nemmeno mia nonna" cominciò a narrare Irina. Aurora sbuffava nel mentre. La sua mente ripeteva il discorso di Irina, ormai lo aveva imparato a memoria.
"Prima dici che non sopporti il belloccio pallido e biondo, poi ci esci.... sei più falsa delle persone che critichi tanto" le urlò con tutto il fiato che le era rimasto in gola.
"Hai finito?" Domandò Aurora con severità.
"Primo: non ti azzardare ad usare quel tono con me, che questa sia la prima e l'ultima volta.
Secondo: non darmi della falsa perché sai che non lo sono neanche lontanamente. Sono arrogante, orgogliosa, altezzosa e fredda ma falsa proprio no.
Terzo: sono stanca di sentire queste storie... io ci sono per te e lo sai ma non puoi stressarmi giorni interi con la storia di Micheal. Se ti piace tanto diglielo e mettetevi insieme. Avrai capito che sono giornate no per me quindi dammi tregua." Rispose Aurora con calma e severità allo stesso tempo. Numerava i punti con la mano destra sotto gli occhi attenti di Irina.
Prima che la mora potesse ribattere Ciel intervenne.
"Lei e Micheal stanno insieme dagli inizi di settembre a dire il vero. Mi sembra strano che tu non lo sappia dato che è la tua migliore amica" svelò il biondo accentuando le ultime parole.
"Che cosa?" Disse Aurora incredula.
"È vero Irina?"
La mora non rispose, voltò lo sguardo verso il basso e senza dire niente, scappò.
Aurora era senza parole e istintivamente si gettò tra le braccia di Ciel che ricambiò il suo abbraccio.
Era uno di quegli abbracci che si perdono nel silenzio, quelli che fanno bene al cuore.
Aurora si sentiva così bene tra quelle braccia che ci sarebbe voluta restare per sempre. Ma Ciel sciolse quel contatto poco dopo e freddamente disse ad Aurora di recarsi in aula perché era tardi.
La bionda ci era rimasta male. Non sembrava ma i suoi sbalzi di umore, la ferivano. Prima sembrava preoccupato ma poi si rivelava solo una persona che faceva gesti o diceva parole solo per consolare. Non era compassione, ma qualcosa che aveva dentro da una vita e alla quale non poteva fare a meno. Un dispiacere per il dolore altrui.
Arrivati in classe, i due biondi si sentirono osservati da Michael e Irina. Entrambi avevano uno sguardo dispiaciuto, gli occhi di Irina erano rossi, segno che aveva pianto.
"Rora" disse debolmente.
"Lasciami in pace" rispose acida Aurora. Il suo sguardo era freddo e attento come quello delle aquile.
La mora scoppiò di nuovo in lacrime e Michael la portò fuori dalla classe.
Subito tutti gli altri iniziarono a commentare e a fissare Aurora con aria sospetta.
"Aurora scusami tanto ma è la tua migliore amica, non vai con lei?" Domandò Karen con quella sua voce acuta e irritante.
"Infatti" commentarono gli altri.
"Ma avete litigato?" Domandò un altro gruppo.
Aurora aveva la fronte corrugata dal fastidio, i denti stretti tra loro e gli occhi erano freddi come due pezzi di ghiaccio.
Ciel la fissava. Aveva capito che non aveva voglia di rispondere così prese lui, le sue difese.
"Non vi hanno mai detto che si può vivere cent'anni in più facendosi gli affari propri?" Disse sarcasticamente lui.
Li fissava tutti dall'alto al basso.
"Se aveste lo stesso interesse, che avete per pettegolezzi, per lo studio, sareste dei geni"
Li prese in giro con arroganza.
Nessuno della classe provò a ribadire e quindi la questione si poté concludere lì, per il momento.
"Grazie mille" gli disse Aurora con un dolce sorriso che lui ricambiò.
Il resto delle ore furono abbastanza tranquille. Irina e Micheal era rientrati durante la terza ora cercando di spiegare la situazione alla bionda ma lei li aveva ignorati. Aveva passato tutto il tempo con Ciel e durante i cambi dell'ora, si voltava a parlare con le altre della classe.
All'uscita Ciel invitò Aurora a casa sua per il pranzo. Lei accettò.
E dopo aver inviato un messaggio per avvertire la madre, i due si precipiatarono a casa del biondo.
Irina li fissava con i grandi occhi azzurri colmi di lacrime.
"Dai lascia passare del tempo, vedrai che tutto si risolverà" cercò di consolarla Michael mentre la circondava con le braccia.
Quando giunsero a casa di Ciel, Aurora si comportò come se fosse a casa sua e subito si gettò sul divano. Aveva notato che era tutto più ordinato rispetto all'altra volta. Non c'erano più quei strani disegni che incuriosivano la russa.
"Non mi pare di averti detto di fare come volevi" disse infastidito Ciel dal suo atteggiamento.
"Ahaha scusami" rispose lei. Quella sua risata cristallina fece tornare il buon umore al biondo.
Prima di sedersi, poggiò le buste del McDonald sul tavolino e invitò la ragazza a servirsi.
"Mangi spesso queste schifezze?" Le domandò Ciel mentre addentava il BigMac.
"No, sono sempre stata abituata a seguire una certa alimentazione anche in base agli sport che praticavo. Mi concedo uno sfizio una volta ogni tanto" spiegò lei mentre mangiava le patatine fritte.
"Brava, fai bene. Non sei come gli altri americani. Obesi e sempre pronti a giudicare gli altri per non sentirsi tutti quei chili addosso" ringhiò Ciel.
Aurora rise di gusto per poi dirle che lei era russa. Si poteva sentire un certo orgoglio nella sua voce.
"Ne vai davvero fiera eh. Ahahah. Senti ma con Irina che vuoi fare?" Domandò lui. La fissava con severità.
Aurora deglutì. Si sentiva in soggezione.
"Non lo so... è la prima volta che succede qualcosa del genere tra noi due. Sono molto delusa dal suo atteggiamento e non la perdonerò tanto facilmente" disse con tristezza.
Ciel abbassò lo sguardo.
"Perché è così difficile perdonare?!" Domandò più a se stesso che a lei.
"Non chiedermi di perdonarla come mio padre" alzò la voce lei.
"Stai tranquilla. Io che parlo di perdono. Questa è vera ipocrisia. Non riesco nemmeno a perdonare me stesso per quello che ho fatto a mio padre" disse con la testa tra le gambe. Era disperato.
Aurora posò il cibo sul tavolino e si avvicinò a lui. Gli mise una mano sulla spalla in segno di conforto.
"Cosa hai potuto fare di così terribile?" Domandò lei.
"L'ho deluso. Gli sono andato contro per seguire l'arroganza, la fame di potere di un mio fratello. Anche se sapevamo che avremmo perso, noi non ci siamo arresi così lui ci ha cacciati dalla nostra casa" si sfogò il biondo. Il suo petto tramava come la voce.
"Un padre perdona sempre i suoi figli" gli aveva detto Aurora.
Lui alzò la testa e la fissò.
"Non avevo mai raccontato questa storia a nessuno" disse con incredulità.
Aurora sgranò gli occhi. Il suo cuore iniziò a battere.
"Io devo andare" disse di fretta. E sotto gli occhi attenti del biondo scappò.
Il suo sguardo era confuso, che aveva fatto di sbagliato questa volta?! Ma la vera domanda era perché le aveva raccontato la sua vita?! Come poteva un essere così inferiore e a tratti disgustoso, brutale e odioso suscitare tanta fiducia e amicizia in lui?!
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La Redenzione Del Diavolo
Terror"Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote...