"CARO DIARIO,
NON CREDO PIU' NELL'AMICIZIA, TANTO MENO NELL'AMORE...PROMESSE SU PROMESSE CHE NON PORTANO A NULLA...HO SMESSO DI AVERE SPERANZA, DI CREDERE CHE IL MONDO POSSA CAMBIARE, CHE LA GENTE POSSA CAMBIARE...GIUDICATI DALLA TESTA AI PIEDI, RANCORI, L'INVIDIA... CI STIAMO AUTO DISTRUGGENDO...ROVINANDO LA NOSTRA TERRA...."NON SIAMO NOI CHE CAMBIAMO...E' IL MONDO CHE CI CAMBIA" QUESTA E' LA FRASE CHE MI RONZA IN TESTA DA ORE ORMAI..."
Cercavo di sfogarmi, raccolgo i miei pensieri in un piccolo diario per poi rileggerli. Mi ha interrotta il suono della notifica. Era Martina, la mia migliore amica. Mi chiedeva come stessi... Pensai di scriverle tutto quel che avevo, che sentivo, tutta la tristezza e la rabbia che avevo dentro, ma lasciai stare, non volevo immergerla nel mio mondo di problemi. Risposi con un "bene"... una grandissima cazzata perché non mi sentivo davvero così, affatto. Spensi il telefono lanciandolo violentemente dall'altra parte del letto, spingendo il mio corpo più in là. Mi fermai a guardare il soffitto alto e bianco della mia stanza. Pensai che sarebbe bello avere una persona che ti ami e ti accetti in ogni tua condizione e nonostante i tuoi difetti...vorrei averne una... ma non in amicizia, ne ho già molte di persone che mi accettano e vogliono bene per quella che sono, ma io voglio essere amata, amata davvero. Distolsi lo sguardo dal muro e lo spostai sulla finestra. Pioveva a dirotto. Il cielo era scuro e le nuvole ricoprivano il cielo. Mi venne voglia di uscire, così mi misi una tuta e uscì da casa. Le strade erano quasi allagate e non c'era un anima viva. Passeggiai per un po' osservando le vetrine di alcuni negozi. Il vento tirava forte e mi quasi trasportava.Era un grigio giovedì. Entrai in una pasticceria, "Elite". Era piena di pasticcini, meringhe colorate e di diverse forme, torte, pancake e molti altri dolcetti deliziosi. Presi un pancake con la nutella e le fragole e me lo gustai. Fuori il tempo si era calmato. Pagai e mi diressi verso casa. A metà strada, oncentrata a guardare il mio telefono, inciampai ed andai a finire in una pozzanghera. Ero bagnata fradicia e il freddo non aiutava. Si fermò un ragazzo, mi allungò la mano per aiutarmi ad alzarmi. Era alto, aveva i capelli neri e sompigliati, due occhioni marroni e delle labbra rosee e carnose. Mi fermai a guardarlo ma quando mi accorsi di starlo fissando abbassai la testa e mi misi la mano davanti la faccia. Ero arrossita, ne sono sicura. Mi chiese dolcemente se stessi bene, sussurrai timidamente un si e iniziai a correre verso casa lasciandolo confuso. Mi chiusi la porta alle spalle e dopo essermi resa conto della figuraccia appena fatta lanciai un bestemmione che nemmeno una camionista ubriaca avrebbe lanciato. Ero super imbarazzata. Mi guardai le braccia e mi accorsi che il mio bracciale mancava. L'avevo ricevuto al mio 15esimo compleanno,ne ero molto affezionata. Andai nel panico. Era un bracciale non molto costoso, ma per me valeva più di un bracciale di diamanti. Era stato l'ultimo regalo ricevuto dalla mia migliore amica, Chloe. Un ricordo di lei che portavo sempre con me. Una ragazza così bella, solare e dolce non meritava questa fine. Mi asciugai le lacrime e mi misi a studiare, avrei pensato dopo a cosa fare. Un'oretta dopo tornai dove stupidamente ero caduta, ma non c'era l'ombra del mio braccialetto. Tornai a casa, mi sentivo vuota per un certo senso, mi mancava Chloe. Non riuscivo nemmeno a mangiare, così, andai direttamente a dormire.