Si alza lei e si accomoda sulle mie gambe muscolose. È leggera come una piuma. I ragazzi si levano dal tavolino e cominciano a immettersi al centro della pista da ballo. Io e Giada - sì, così si chiama la ragazza in questione - ci guardiamo dritto negli occhi. I suoi sono di un colore straordinario, quasi viola.

《Porti le lentine?》
《No, perché?》
《Hai gli occhi viola.》
《No, vedi, penso sia un effetto ottico dovuto alle luci che riflette strobosfera.》
《E di che colore sono?》
《Vieni, seguimi.》

E mi lascio condurre dalle sue sottili mani che saldano le mie, che le camuffano interamente. Mi porta in uno stretto corridoio del locale, illuminato da una fioca luce gialla.

《Guardami.》

Mi prende il viso con le mani e ci guardiamo. I suoi occhi sono neri, completamente neri, tanto da non riuscire a distinguere la pupilla centrale. Sono bellissimi.

《Anche tu hai degli occhi belli.》

E ci baciamo. O meglio, lei bacia me, ma io non mi ritraggo e cambio con piacere il gesto. La spingo con foga al muro e lei mugola rumorosamente. Io non riesco a resistere e mi viene duro come il marmo. Giada affonda la sua mano sui miei riccioli, mentre con l'altra mi accarezza la schiena, ma non con dolcezza, con fare aggressivo, tanto da far uscire la camicia dai pantaloni. Io, che non ci vedo più dall'eccitamento, le scopro un po' la maglietta e le abbasso leggermente i jeans e comincio a baciarle la pancia, i seni, i fianchi. Credo si impazzire. Lei mi tira su e mi bacia con foga. Voglio scoparla, penso solo questo.

Alla fine del corridoio c'è una porta. Entriamo in una stanza buia, penso sia uno sgabuzzino. Faccio luce con il flash del cellulare e confermo che si tratta di un ripostiglio, ma a Giada non importa. Non ci spogliamo, almeno non detto, solo le parti interessate. Lo facciamo all'impiedi. Certo il luogo non permetteva chissà quali posizioni ed entrambi provavamo in tutti i modi a non entrare in contatto con gli oggetti attorno a noi, chissà quale malattia ci avrebbero trasmesso. L'abbiamo fatto, nonostante non avessi con me i preservativi.

Prendo la pillola, mi disse.

Ti prometto che un giorno partiremo; Patrick CutroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora