La nuova arrivata

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"Serena svegliati o farai tardi il tuo primo giorno a scuola!"
La voce assordante di mia mamma mi sveglia e mi giro dall'altro lato sbuffando.
Perchè ogni volta deve svegliarmi? Tanto mi sarei svegliata comunque. O forse no, ma non ne avrei fatto di certo un dramma.
Ma probabilmente mia mamma sì visto che piomba in camera e tira violentemente su la tapparella lasciando che la luce mi accechi e mi costringa così ad aprire gli occhi contro il mio volere.
Mi alzo sbuffando e mi dirigo in bagno.
Perchè doveva sempre essere tutto come voleva lei?
Dopo essermi fatta una breve doccia, vado a vestirmi e decido di indossare una gonna con volant rossa e una camicetta bianca.
Rubo un biscotto dal tavolo in cucina e seguo mia mamma in macchina.
"Agitata?" Chiede mettendo in moto.
"Perché mai dovrei esserlo? In fondo mi hai solamente fatto trasferire da una città all'altra come se fossi un pacco. Senza neanche esserti preoccupata se, così facendo, potevo perdere tutti i miei amici. Ma ovviamente il tuo lavoro è più importante." Sbottai sbattendo la porta.
"Puoi sempre farti nuovi amici."
Sorride lei aprendo la portiera.
Quando entriamo tutti i ragazzi e le ragazze si girano a guardarci. Percepisco qualche risatina ma faccio finta di niente.
"Piacere, sono il preside della scuola. Tu devi essere Serena. Siamo molto contenti di averti con noi, tua madre mi ha riferito con quanta dedizione ti applichi nello studiare e questo mi fa molto piacere."
Sorrido e stringo la mano.
"In che classe sono?" Domando.
"La scusi.. abbiamo discusso in macchina e fa piuttosto fatica ad ambientarsi." Mia mamma si intromette e alzo lo sguardo al cielo.
"Oh guardi, ecco Brando. Brando, gentilmente, perchè non fai visitare la scuola a Serena?."
Un ragazzo piuttosto basso e con capelli ricci si avvicina a me, alza lo sguardo e mi fa cenno di seguirlo.
"Benvenuta all'inferno." Dice varcando il corridoio.
"Fidati, ci sono già entrata da un po'." Sorride.
"Manca un'ora, andiamo a fare un giro." Alza le sballe e mi guarda aspettando una conferma.
Annuisco.
Un ragazzo ferma Brando nel corridoio. Sembrano amici visto che iniziano a scherzare, poi lui posa lo sguardo su di me.
"È Serena. Una nuova arrivata. Il preside mi ha detto di farle fare un giro per la scuola ma io preferisco uscire." Ridacchia.
"Usciamo allora." Risponde l'altro.
"Casa tua?"
Annuiscono e io li seguo.
Sono in questa scuola da 10 minuti e già mi stanno antipatici tutti.
Appena usciti dalla scuola il ragazzo che non si è neanche degnato di presentarsi si volta verso di me.
"Senti nuova arrivata, se vuoi venire con noi bene. Ma non vogliamo problemi col preside, intesi?"
"Mi pare che il mio nome lo sai ma lo ripeterò ugualmente, visto che IO sono educata. Mi chiamo Serena e tranquillo, non dirò nulla." Rispondo immediatamente con tono di sfida.
"Niccolò, comunque." Sorride a malapena.
Arrivati a casa sua si sdraiano sul divano e iniziano a giocare alla play, come se neanche esistessi.
Brando dopo due partite si alza e mi guarda finalmente. "La nuova.."
"Mi sembra di essermi presentat.." Niccolò si intromette.
"Serena. Lo sappiamo." Continua a guardare la televisione e ridacchiano.
"Coglioni." Sussurrò ed esco.
Non so neanche dove mi trovi o il perché son finita in casa con due cretini.
Non bastava mia mamma, il suo lavoro, il aver lasciato tutti i miei amici per venire in una città in cui manco si ricordano il mio nome.
Sento la porta alle spalle aprirsi e mi volto.
"Scusa, son arrabbiato oggi e me la prendo con tutti. Sto tornando a casa, ti accompagno." Niccolò si avvicina accendendosi una sigaretta.
"Non ho bisogno delle tue scuse, non dirò niente a nessuno se è questo quello che ti preoccupa ok?"
Ricomincio a camminare.
"Sai almeno dove stai andando?" Ride.
"Non sono affari tuoi."
"No certo, però da quella parte raggiungi soltanto dei locali, le case sono di qua." Risponde indicando la strada davanti a lui.
"Bene." Mi giro e inizio a camminare lentamente in modo che lui mi possa superare e io possa chiamare mia mamma senza farmi sentire da lui.
"Dove abiti?" Chiede.
Prima a malapena mi rivolgeva la parola e ora brama dalla voglia di fare conversazione.
Accelero il passo.
Percepisco un risolino e mi volto "non lo so ok?"
Sorride. "Ti ricordi se c'erano negozi davanti a casa tua o.."
"Un bar e un ristorante.. credo, di fianco alle poste."
Annuisce. "Non è lontano da qui, si può raggiungere a piedi."
"Okay, grazie."
"Come mai ti sei trasferita?" Domanda lui gettando la sigaretta a terra e riaccendendone un'altra.
"Tutta sta voglia di dialogare? Prima manco mi guardavi, cosa ti prende non sai stare da solo?" Domando fissandolo negli occhi per un paio di secondi.
"Ti ho chiesto scusa per prima. Comunque se non vuoi parlare okay." Alza le mani
"Mia mamma si è trasferita qui a causa del lavoro e non mi ha neanche chiesto se ne fossi contenta. Non si è preoccupata degli amici che lasciavo. Tutta la sua vita ruota intorno al lavoro, da quando.. da quando papà se ne andato non fa altro che lavorare e a stento mi parla."
"Mi dispiace.. alla fine qua non è così male come si pensa. E stringerai tante amicizie fidati. Riguardo a tua mamma, io vivo con mia sorella quindi credo che possa capirti."
Sorride e io ricambio.
"Tocca a te"
Mi guarda confuso.
"Dirmi come mai sei così scontroso oggi."
Alza le spalle.
"Problemi con la ragazza."
"Oh, mi dispiace"
Mancano due condomini ma riesco a intravedere la mia casa. Spero che mia madre non mi sgridi per il ritardo.
"A me no sinceramente.. non mi interessa più di tanto." Risponde lui vagamente.
"Che senso ha allora stare insieme?" Domando io.
Rimane in silenzio per un paio di secondi e poi indica la mia casa.
"È questa?"
Annuisco.
"Grazie per avermi accompagnato." Sorrido gentilmente.
"A domani." Fa un cenno con la mano e ricomincia a camminare.
Forse le persone qui non sono tanto male come pensavo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2019 ⏰

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