Finalmente si rivedranno dopo mesi, tra la preparazione del tour invernale di Ermal e i lavori in corso per il disco di Fabrizio i momenti liberi sono davvero pochi. Ma non c'è niente di più giusto che festeggiare insieme la fine di quell'anno che li ha visti protagonisti del panorama musicale italiano e internazionale e che, se pur nascosto agli occhi del mondo, li ha visti scoprirsi, volersi e amarsi. Quella sera brinderanno, poi, anche ad un nuovo anno che sarà una nuova sfida. Un nuovo anno in cui, sono sicuri, si conosceranno ancora di più imparando ad amarsi nel modo migliore. Ermal è in camerino e sta aspettando che arrivi l'uomo che ormai è diventato il suo unico pensiero e nella sua testa scorrono tutte le immagini di quell'anno che sta volgendo al termine. E tra quei 365 giorni passati, ci sono alcuni che, Ermal lo sa, si porterà dentro per sempre, e in tutti quei ricordi c'è sempre una costante: Fabrizio, il suo Fabrizio. Quel Fabrizio che in poco tempo è diventato la sua costante in un mondo di variabili. La sua ancora, il suo appiglio, la sua forza. Così ripensa a tutti quei momenti che lo hanno coinvolto:
La loro canzone che trova la strada che le spetta.
Sanremo, l'accusa di plagio, una notte a vomitare con la testa nel water mentre Fabrizio gli tiene i capelli, il ritorno in gara e il suo braccio intorno al collo di Fabrizio per cercare difenderlo da tutto il male che gli lanciano addosso, la vittoria, quel l'abbraccio infinito in eurovisione, "visto? Ne valeva la pena", tutte le ospitate, Assago, Lisbona, dove, finalmente hanno dato forma ai loro sentimenti e si sono spogliati di ogni maschera. E poi altri incontri, interviste, la partita del cuore... Fabrizio è in tutto ciò che ha vissuto e non può che esserne felice. Certo lo spaventa l'anno che sta per arrivare, può un amore nato così in fretta sopravvivere a lungo? Ma c'è qualcosa negli abbracci di Fabrizio che lo convince sempre più del fatto che la loro relazione sia una di quelle destinate a durare.
Bussano insistentemente al camerino e il riccio si riscuote dai suoi pensieri fatti di bilanci e ricordi sull'anno appena passato.
"Ei, ciao Fabio, scusa non ti avevo sentito ero soprappensiero" afferma il cantante dopo aver aperto la porta, e aver incontrato la faccia abbastanza scocciata del suo stilista.
"Spero pensieri buoni. Direi che quest'anno non ti è andata male eh. Comunque con quello sguardo non ci vuole molto a capire a cosa stavi pensando, questi pensieri mi sa che hanno un nome, un cognome eppure un cognome d'arte" risponde ridendo il ragazzo che indossa una sobrissima camicia leopardata.
Ermal ride leggermente, abbassa lo sguardo e scuote la testa. Intanto Fabio sistema sul divanetto del camerino il cambio che gli ha portato.
"Comunque" interviene l'albanese "è arrivato?"
Lo stilista sembra non degnare la sua attenzione mentre guarda i vestiti attento, una mano sul mento, la fronte corrucciata, poi si volta verso il cantante "metti il cappotto quello lungo a coste mi raccomando. E no, non l'ho visto"
"Ok" dice il riccio poco entusiasta.
Ma nemmeno il tempo di aggiungere una parola che una voce fa voltare entrambi verso la porta rimasta aperta.
"Ti manco così tanto?" Chiede un Fabrizio sorridente, con le braccia incrociate, appoggiato allo stipite.
Ermal ride e senza nemmeno perdere tempo a osservarlo, corre ad abbracciarlo, lo stringe forte quasi avesse paura che possa scomparire da un momento all'altro.
"Ei cucciolo, piano, stasera finiamo quest'anno bellissimo insieme. Non scappo, tranquillo" afferma ridendo il moro, nel vedere quella reazione quasi infantile del compagno.
Fabio che inizia, evidentemente, a sentirsi di troppo si finge impegnato per uscire dall'imbarazzo, stirando con le mani gli abiti che, però, non hanno nemmeno una grinza.
Ermal si stacca da quell'abbraccio così irruente e spontaneo, appoggia i palmi delle mani sul petto del romano, ed è li che le sente, fredde ruvide, pungenti.
Abbassa lo sguardo confuso a causa di quello strano elemento sui vestiti del suo amore e le vede: le paillettes.
Per essere precisi delle linee argento e nere di enormi e inguardabili paillettes che non hanno senso di esistere sulla felpa di Fabrizio.
Si allontana e lo fissa esterrefatto.
"Fabrì ma che ti sei messo?" Chiede con la voce evidentemente sconvolta.
Lo stilista all'udire di queste parole, si volta ad osservare l'oggetto che provoca tanto stupore nel cantante e il suo sguardo si posa su quel
capo di abbigliamento di dubbio gusto e altamente dozzinale.
"Che nun te piace?" Ribatte il Moro stupito. "Ce so' pure i brillantini è perfetto pe' capodanno!" Afferma realmente convinto della sua scelta.
L'albanese sospira rumorosamente mentre la mano sinistra finisce sul fianco e la destra passa dallo strusciare gli occhi a posarsi sul mento, l'indice sulle labbra; senza smettere di fissare il compagno aspetta qualche secondo prima di parlare, e dopo un esasperato schiocco di lingua dà voce ai suoi pensieri: "Fabio ti prego fa qualcosa!"
"Mi sa che è un caso perso" risponde lo stilista ridendo, godendosi quella scenetta da coppietta sposata.
Intanto, un Fabrizio sinceramente confuso e stupito dalla reazione del suo ragazzo fissa i due, domandandosi internamente che accidenti trovino di sbagliato nella sua bellissima felpa scintillante che ha comprato apposta per l'occasione. E indispettito, rivolgendosi a Fabio, contesta: "Ma te statte zitto, che je fai mette 'na giacca che manco mi' nonno!"————————————————————————
Spazio autrice:
Hola gente, fin da quanto la sera dell'ultimo dell'anno ho visto in tv Bizio comparire sul palco con quella felpa trashissima super oscena ho avuto questo head canon per cui il meta ne sia rimasto disgustato almeno quanto me. Oggi mi sono imbattuta su ig, in una foto di loro quella sera e ho voluto dare vita a questa mia convinzione ed ecco che cosa ne è uscito.
Ps: lo so che il povero Fabio sarà stato per i suoi cavolo a capodanno ma mi serviva per rendere il tutto più disagiato ahahah
Alla prossima😘
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31-12-2018
FanfictionOs un po' trash e senza pretese sui metamoro che si incontrano il 31 dicembre prima del concerto di capodanno