2- HO BISOGNO DI FARE SE**O

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Io e Luke ci addormentammo sul divano.
Ma lui era una bestia mentre dormiva ed era riuscito a buttarmi giù col piede.
Lanciai un'occhiata assassina al mio amico che beato dormiva come un angioletto.
I capelli ricci come un'aureola intorno al viso rilassato.

Mi accarezzai il coccige rialzandomi dal tappeto, erano le cinque e mezza del mattino. Non valeva la pena ritornare a letto.

Mentre andavo al lavoro quella mattina sentivo l'umore sotto ai piedi, non ero per niente preparata a un'altra sfuriata alla signor Turner.

Ero sicura che mi avrebbe mandata via a pedate e avrei dovuto chiedere un altro prestito alla mamma e al suo ricco fidanzato.
Che nemmeno conoscevo, ancora.

Sarebbe stata meglio la morte.
Quando mi ritrovai davanti all'enorme palazzone, cambiai idea.
Nulla mi terrificava tanto come quel posto.

Lanciai un sorriso a Anne dietro la scrivania ma lei pensò bene di ignorarmi.
Vabbé.

Guardando le persone intorno a me ringraziai mentalmente la mamma, per avermi costretta a fare shopping per il mio nuovo lavoro.
Già così non ero elegante abbastanza per gli altri.

Entrai in ascensore, con gli occhi puntati sulla punta delle mie décolleté nere.
Andrà tutto bene Katie.
Cercai di respirare mentre sentivo l'ansia salire a ogni piano.

Espirai tutta l'aria dei polmoni quando le porte si aprirono ed entrò superman.
Lo mangiai con gli occhi, insomma una gioia dovevo pur averla.

Pigiò il tasto per poi lanciarmi un sorriso, sentii le farfalle nello stomaco neanche avessi dodici anni. Sorrisi, sentendo le guance andare in fiamme.

– Lei è nuova – disse, e la sua voce fece fare una capriola alla ragazza sporcacciona che abitava in un piccolo angolo, dentro di me. Ultimamente era uscita moolto poco.
Poverina.

-Sì sono in prova- spiegai e non riuscii a reprimere una piccola smorfia.
Lanciai uno sguardo alla parete marrone dell'ascensore.

– E come sta andando? – feci un sorriso lanciandogli un'occhiata eloquente.
– potrebbe andare meglio? –suppose, arricciai il naso appoggiandomi alla parete per guardarlo.
-Molto meglio- ammisi sospirando quando lo vidi passarsi una mano tra i capelli castani.

–Posso sapere il suo nome?- lo guardai stupita.
–Katie Smith – se voleva anche un abbraccio.. Mi sorrise mostrando una linea di denti bianchi e perfetti.
–Lei é ...? – feci arrossendo un po'.
Mi lanciò un occhiata incuriosita per poi sorridere.

-Molto piacere, sono Caleb Gregory- allungò una mano, la strinsi mordendomi il labbro alla sensazione piacevole data dalla sua stretta.
Quando la portai al fianco sentivo la pelle del palmo pizzicare.

-È arrivata- disse facendomi aggrottare la fronte, l'ascensore si fermò al mio piano.
Uscii cercando di fare attenzione a quel maledettissimo tappeto.

–Sana e salva – dissi come un'idiota e sentii le guance arrossarsi di fronte al suo sguardo ironico.
–Grazie al cielo, dubito che l'azienda sia assicurata per questo tipo di incidenti –
Sorrisi imbarazzata.
Aveva anche il senso dell'umorismo, wow ero colpita.
Le porte dell'ascensore incominciarono a chiudersi.

IL RAGAZZO DELLA PORTA ACCANTO [TEMPORANEAMENTE SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora