Chapter One.

14 1 0
                                    

2023.

New York è silenziosa.
Strano a dirsi, per la città che non dorme mai.
Silenziosa e... buia.
Irrimediabilmente vuota e triste.
Ma la verità è questa, ed è terribile.

Metà popolazione dell'Universo è sparita.
L'altra metà si chiede il perché.

Nessuno sa spiegarsi come tutto ciò sia possibile, cosa realmente sia accaduto da cinque anni o come, forse un giorno, sarà possibile venirne fuori.
L'unica cosa certa, è che dobbiamo andare avanti.

Steve non è ancora tornato dalla seduta di terapia, il Compound e pressoché vuoto, se non fosse per Natasha che prova e riprova un balletto di danza classica nella sala degli allenamenti.
Siamo rimasti noi. Noi soltanto.
Niente più Avengers, niente più missioni, niente.

Tony non ne vuole sapere di rimettere sù la squadra. Soffre troppo la perdita di Peter e vuole dedicarsi soltanto alla sua famiglia.

Soffriamo tutti. Abbiamo una voragine nel petto che mangia ogni nostra forza. Dobbiamo andare avanti.
Questo mi ripete Steve, è il motto del gruppo di terapia che frequenta.
Quello forte è lui, si sa. Soffre ma va avanti. Io non riesco. E neanche Nat.
La perdita della mia famiglia e della mia migliore amica pesano come se portassi una montagna sulle spalle tutti i giorni. Ho solo Steve. Lui, ricuce quelle ferite, con pazienza, ogni giorno. Eppure, anche lui ne ha. Bucky... Non c'è più neanche lui.

Nat fa la forte davanti agli altri, ma quando incrocio il suo sguardo, leggo il suo dolore. Cerca Clint senza sosta. Lui non è sparito come gli altri, lui si è perso. Il che, forse, è peggio.

I passi di Steve mi risvegliano dai miei pensieri, entra silenziosamente in camera mia, anche se ormai dorme qua tutte le notti. Facciamo troppi incubi.

«Tesoro.» mi sorride mentre toglie la giacca di pelle e la poggia sulla sedia accanto alla porta.

Gli sorrido e gli faccio segno di sedersi accanto a me, sul letto.

«Com'è andato il pomeriggio?» mi chiede sistemandosi accanto a me, togliendo le scarpe prima di semi stendersi, poggiando schiena e testa alla testiera del letto.

«Silenzioso. Come tutti i pomeriggi.» rispondo semplicemente, poggiando la testa sulla sua spalla. Lui poggia la testa sulla mia, di testa, accarezzandomi la mano che tengo sulla sua gamba.

«Perché non vieni al gruppo con me? Potresti distrarti, confrontarti con altri nella nostra stessa situazione, sfogarti...» il suo tono è calmo, ma percepisco preoccupazione.

«Steve...» sollevo la testa per poterlo guardare. «Lo sai, io... Io voglio solo dimenticare tutto questo. Voglio andare avanti, ma non voglio scavare nelle mie ferite più di quanto non faccia già.» abbasso un attimo lo sguardo, fissando le mie mani che stringo alle sue. «Io voglio guardare al futuro, in qualunque modo esso sarà. Ed il mio futuro sei tu.» torno a guardarlo.

I suoi occhi blu sono fissi ai miei. È questo che amo di lui. Non ha paura di guardare cosa si celi dietro ai miei pozzi scuri, pieni di angoscia e tristezza.
«Sei il mio futuro.» dice lui sorridendo. Mi lascia un bacio sulle labbra e mi stringe a sé.

Forse così, qui fra le sue braccia, il mondo fa meno male.
_

Lost In The Flames. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora