Mattina presto, ciò che mi sveglia è il suono della pioggia, e non mi dispiace affatto. Una mattina cupa, piena di nuvole che circondano la città creando una luce fastidiosa. Neanche il tempo di un caffè che ricevo una telefonata. Per evitare di lanciare il telefono fuori dalla finestra per il suono assordante che fa, decido di rispondere. Mi accoglie la voce del Dottor. Bones, il mio psicologo, che dopo aver accennato un cordiale saluto mi chiede come mai non vada più da lui; risposi dicendo che tra il lavoro e i pochi momenti di svago non ho avuto modo di venire, ma so che stavo mentendo. Ormai non prendo neanche più gli antidrepessivi, ma non perché sto guarendo, anzi, sto piano piano peggiorando. Tutti gli sforzi che ho compiuto in passato sono andati in fumo e tutte le mie speranze insieme a loro. L'unica cosa che scorgo dalla finestra sono le nuvole e ciò che mi separa dalla morte, l'altezza. Blackout mentale improvviso, buio totale. Crollo a terra all'istante. Un brivido lungo la schiena mi sconvolge all'impatto. Non questa sensazione, non di nuovo... adesso ricomincerò a fumare e bere. Non passa un istante che mi alzo ed esco per recarmi al bar più vicino, non prendo neanche la macchina. La pioggia mi distrugge i timpani e i miei capelli poco curati. Mentre attraverso la strada, l'unico rumore che sento è quello di una macchina che tenta disperatamente di frenare, prima di ritrovarmi a due metri da terra, schizzato via. In un ulteriore e definitivo blackout, sento urla che vengono soffocate dal frastuono della pioggia. Penserete che mi sia imbattuto in un terribile destino, non è vero? Beh, in realtà ho sempre sognato di morire sotto la pioggia.