4.

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Quarto capitolo.

Zayn si passò tra le mani la bottiglia di birra che gli era stata appena portata. Non avrebbe risolto nulla con l'alcol. Quello non avrebbe messo fine né ai suoi problemi né ai suoi pensieri che, inevitabilmente, convergevano verso una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi. Ma forse, solo per poco, l'alcol avrebbe dato pace alla sua mente e al suo cuore.

-Amici?- domandò Liam inarcando un sopracciglio.

-E' una pazzia.- affermò Niall mentre poggiava la schiena al bancone del bar e guardava Zayn scettico.

-Tu ci credi davvero?- questa volta fu Louis a parlare.

Ci credeva? Doveva. Perché lei non era più la ragazzina di quattro anni prima, la ragazzina totalmente innamorata di lui. Quella ragazzina era stata distrutta, fatta a pezzi dalle due scelte e non poteva più riaverla indietro.

-Non siamo più dei ragazzini.- biascicò Zayn, mentre prendeva un sorso della sua birra. –Non siamo più al liceo.- prese un altro sorso. –Lei non è più innamorata di me ed è tutta colpa mia.- il discorso ormai non aveva più senso, ma poco importava a lui.

Harry, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, gli strappò la bottiglia dalle mani e la allontanò velocemente dal suo campo visivo. –E a cosa ti servirà bere e piangere sul latte versato?- gli domandò guardandolo dritto negli occhi. –Te lo dico io, amico. A niente. Quindi alzati da qui e vai a casa a riposare.-

-Haz, sto bene. Okay?- cercò di essere convincente, ma non riuscì a convincere nemmeno sé stesso.

Non era ubriaco, anzi era fin troppo lucido da sentire, forte e chiaro, il dolore che aveva al petto. E la cosa che faceva più male era che tutta quella situazione di merda era una conseguenza delle sue azioni. Non poteva incolpare nessuno per averla persa, solo sé stesso. Avrebbe voluto odiarla per averlo dimenticato, per essersi innamorata di un altro uomo e sarebbe stato più facile, lo sapeva bene, ma non poteva odiare una creatura come lei. Tutto quello che poteva fare era odiare sé stesso, per non essere stato abbastanza per lei, per non averla amata come lei meritava. Poteva solo odiarsi per come l'aveva trattata, per il modo in cui aveva spezzato qualcosa di così puro come lei. L'aveva trasformata in un relitto e aveva lasciato che qualcun altro arrivasse dal nulla e la mettesse di nuovo a posto. Avrebbe dovuto essere lui quello ad aggiustarla, a rimediare ai suoi errori e, invece, aveva ceduto il posto ad un perfetto estraneo che adesso divideva il letto e la sua vita con lei.

Non era così che sarebbero dovute andare le cose. Non era così che dovevano finire due come loro, due che si erano amati così tanto da farsi del male. Non era questa la fine che aveva programmato. Non era questa la fine che meritavano due anime destinare come le loro.

Ma ormai non poteva più fare nulla. Doveva solo mettersi seduto e guardare le conseguenze delle sue decisioni, che avevano fatto a pezzi tutto il suo mondo.

Senza dire altro, afferrò la sua giacca e uscì velocemente dal bar, lasciando lì i suoi amici che avevano sorbito tutte le sue stronzate, che lo avevano supportato anche quando si era comportato da fottutissimo idiota. Li lasciò lì perché aveva bisogno di stare da solo, di odiarsi in silenzio e in solitudine.

***

La prima mezza giornata di lavoro di Eryn era passata velocemente e, per sua fortuna, era riuscita ad evitare le domande incalzanti di Cleo. Quella ragazza a volte riusciva ad essere davvero fastidiosa e petulante e, spesso, si domandava come fosse riuscita a sopportarla per tutti quegli anni. Ma, infondo, sapeva che diventava così petulante solo perché si preoccupava per lei. Tutti in quei giorni sembravano preoccuparsi per lei e la cosa le metteva uno strano nervosismo.

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