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Heartburn - Wafia

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Avete presente quelle storie banali dove la ragazza si sveglia la mattina di tutta fretta, con suo fratello che urla e sua madre che prepara la colazione?
Mi dispiace informarvi che questa è una di queste storie.
Perfetto, dal momento che vi ho avvisato ora sta a voi decidere se continuare a leggere o no.
In realtà non è tardi, ma la mia famiglia è in costante ritardo, anche quando non lo siamo veramente.
Jack, mio fratello gemello, batte insistentemente sulla porta di camera mia come se fosse questione di vita o di morte. Tutte balle, la sveglia sul comodino segna le 6:51.
«Leah!» La sua voce strillante di prima mattina non è un toccasana per il mio umore. «Ti muovi o devo andare senza di te?»
Al solo pensiero della giornata che mi aspetta, la voglia di prendere un decennio sabbatico cresce notevolmente. Decido comunque di mettermi a sedere e svegliare almeno la parte superiore del mio corpo, ignorando lo shock termico mattutino. Ci saranno all'incirca cinque gradi, tipica mattina.
Prendo coraggio, scendo dal letto e infilo velocemente i vestiti che ho messo con attenzione sulla scrivania la sera prima.
«Leah!» Mio fratello ripete per l'ennesima volta il mio nome quando metto piede sul primo scalino. In cucina mamma sta infilando una tazza in microonde e mio fratello si sta ingozzando con i cereali.
«Alla buon ora.» Borbotta lui con la bocca piena, non riesco a credere che un quarto delle ragazze della scuola sbavino dietro all'esemplare che si sbrodola la bocca con il latte. Uno scenario alquanto raccapricciante.
Afferro una tazza dal mobile vicino alla cappa. In pochi secondi è pieno di caffè e latte di mandorla.
«I miei biscotti?» Chiedo cercando nella dispensa.
«Sul tavolo.» Risponde distrattamente mamma. Come sempre, la sua presenza è pari alla conoscenza che l'uomo ha del 95% degli oceani: inesistente.
Scorro sul mio iPad da un'app all'altra: i vari corsi che devo seguire questa mattina, le domande di ammissione al college, i siti dei college...non si direbbe che siamo all'ultimo anno.
«Stai calma almeno la mattina?» Commenta mio fratello, osservando con insistenza ciò che sto facendo.
«Ti fai gli affari tuoi almeno la mattina?» Rispondo, con un conseguente rimprovero da parte di mamma.
Jack continua a strafogarsi di cereali colorati, sorridendo come un ebete mentre mamma mi sgrida. Mi devo trattenere dal non buttargli la faccia nella ciotola e farlo affogare nel latte.
«Puoi mangiare con più calma, Jacky?» Chiede cortesemente nostra madre. In una mano tiene la tazza piena di tè verde, mentre nell'altra sorregge il suo Kindle.
Ci vogliono tre minuti buoni prima che mio fratello mandi giù il boccone e risponda. «Siamo in ritardo.»
Non riesco a non rispondere che manca ancora un'ora all'inizio delle lezioni. Devo ancora capire la pazienza di mia madre, che da diciassette anni si impegna ad ascoltare le nostre continue litigate senza sosta. Non c'è stato nemmeno un breve periodo di qualche minuto dove io e Jack siamo andati d'accordo. Secondo lei, ci picchiavamo persino nella culla.
La questione del ritardo finisce in fretta, proprio come il mio caffè. Ciò non ferma la tensione di Jack, che mi obbliga a lavarmi i denti e allacciarmi le Doc. Martens contemporaneamente.
Come se non bastasse, la sua macchina è gelida.
«Fammi indovinare.» Inizio, mentre lui è intento a mettere in moto. «Siamo in ritardo per le tue fantastiche conversazioni con i tuoi amici. Vi manca proprio parlare di feste e di ciò che avete fatto sabato sera a casa di Emily Werner.»
«Stai zitta, foruncolo.» Chiude velocemente la conversazione, mentre con un gesto brusco di sterzo esce dal vialetto.
Gli amici di Jack sono gli stessi dalla terza media. Hanno fatto amicizia dopo una stupida punizione per avere rovinato la borsa della professoressa di chimica con dell'azoto liquido. Come se nei laboratori di chimica non ci fosse il cartello che vieta esplicitamente di portare oggetti personali con sè.
Saluto velocemente mio fratello non appena arriviamo al parcheggio per gli studenti.
Le note di Circles di Post Malone suonano nelle mie orecchie mentre mi avvicino al mio armadietto. Mi ci sono voluti quattro anni per capire quale fosse il mio. Ancora oggi faccio leggermente fatica e, a volte, mi ritrovo a sbagliare e a cercare di aprire quello degli altri.
Abbasso leggermente il volume della musica, non mi piace essere così tanto esternata dal mondo. In più, la maggior parte degli incidenti avvengono anche per colpa del volume delle auricolari.
«Cavolo, mi assento per cinque mesi e ti ritrovo così asociale?»
La voce che sento è lontana, ma non abbastanza da non riconoscere quella voce.
Mi volto di scatto, chi se ne frega del mio armadietto. In questo momento, nulla è più importante.
«Oh mio Dio!» Abbraccio velocemente la mia amica con una forza che non pensavo di possedere. Solamente ora percepisco a pieno quanto mi mancasse.
Skyler è la mia amica di infanzia. Già, non è solo Jack ad avere degli amici. Ha vissuto cinque mesi in Germania per una vacanza studio. Lei e la sua irrefrenabile voglia di imparare le lingue.
«Mi sei mancata anche tu!» Esclama Skyler a fiato mozzato. Mi stacco velocemente da lei, non vorrei essere la causa della sua morte. «Però, sei più figa di quanto mi ricordassi. Non che prima non lo fossi, ma cazzo amica.»
Una vampata di calore mi pervade le guance e abbasso velocemente lo sguardo su me stessa. Le mie scarpe sembrano sorprendentemente pulite stamattina. In quanto al resto dei vestiti, potevo fare nettamente meglio sulla scelta del mio vestiario.
«Ad ogni modo, oggi mangiamo insieme?» Chiede, sorridendomi e inclinando la testa da un lato. «Dobbiamo recuperare un centinaio di panini da Subway, trenta commedie romantiche banali e tanto gelato dei tre mesi estivi.»
Lei non è cambiata di una virgola. E' esattamente come prima, la bella Skyler di sempre. L'unica cosa che è cambiata sono i capelli biondi leggermente più corti, forse di cinque centimetri.
In quanto al carattere, è perfetta. Non riesco a pensare a parole migliori e capisco perfettamente perché piaccia a tutti.
Quando eravamo alle elementari l'ho difesa da uno stronzo che le dava fastidio perché aveva difficoltà in storia. Noi siamo diventate amiche e lui si è trasferito in Connecticut per il lavoro dei suoi, doppia vincita.
In teoria avrei il pranzo da casa e mia mamma non mi ha dato nemmeno un dollaro, tutti i miei risparmi sono in camera mia e...nient'altro.
«Mangiamo al campo?» Rispondo alla sua domanda e lei sorride prima di mettermi una mano sulla spalla.
«Così ti voglio.»
Da quattro anni io e Sky pranziamo sugli spalti del campo da football durante la pausa. A lei piace vedere gli atleti, a me prenderli in giro.
La mattinata è passata in fretta e quando ci sediamo sugli spalti mi rendo conto di non essere stata abbastanza furba, dato che lo spettacolo di oggi è mio fratello che fa il coglione con i soliti tre.
«E' sempre un coglione?» Chiede la mia amica addentando il suo panino.
«Esattamente come negli scorsi diciassette anni.» A vederlo ridere come un idiota mi fa scappare una piccola smorfia di disgusto.
«Almeno ha degli amici carini, guardala come una cosa positiva.»
Credo abbia ragione, almeno da quello che vedo dall'esterno. Non ho mai avuto interazioni dirette con loro. Dei veloci «Ciao Leah!» e degli sforzati «Come va?» da parte di uno di loro, Finn. L'unico che si sia mai interessato a qualcosa che non fosse solo il mio nome, forse perché ad entrambi piacciono gli Arctic Monkeys. Per fortuna non guardano verso il nostro lato, dato che dall'altra parte degli spalti si trova un gruppo di ragazze che sorridono e li salutano.
«Nemmeno se fossero dei modelli di Playboy.» Borbotto per poi prendere una cucchiaiata del mio riso, non mi abituerò mai alla loro presenza.
Mio fratello afferra il cellulare e digita qualcosa, mi rendo conto che è un messaggio per me quando il cellulare squilla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 01, 2023 ⏰

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