Ti prometto che un giorno partiremo; Patrick Cutrone

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Il campionato stava finendo, le ultime cinque partite e già potevano dichiararci campioni d'Italia. Stasera, contro il Parma, si disputerà la vittoria matematica. È una partita speciale e mia figlia, Giorgia, sarà la prima ad acclamarmi dal suo posticino in prima fila insieme alla mamma. Mi posso ritenere un ragazzo fortunato: ho una figlia stupenda che cresce a vista d'occhio, una fidanzata bellissima che mi supporta in ogni momento e una carriera stellare; eppure, sembra che una piccolissima parte di me sia in costante ricerca di un pezzo del passato che ho trascorso, una fase della mia vita adolescenziale che ha avuto a che fare con Sonia. È un po' che non smetto di chiedermelo che non è che se due persone non si vedono e non si vedono per un sacco di tempo allora vuol dire che hanno smesso di volersi bene, perché l'affetto verso una determinata persona che ti ha segnato in maniera particolare mica svanisce o si volatilizza.

Ricordo quel pomeriggio afoso d'agosto, eravamo a casa di amici, il secondo anno di università, ci stavamo godendo gli ultimi giorni di vacanza. Ci trovavamo dentro la vasca idromassaggio. Io, tu e due o tre persone, che ben presto ci lasciarono da soli. Ridendo e scherzando, ti sfilo il nodo del costume di dietro e tu ti innervosisci da morire perché non riuscivi a legartelo e se non te lo tenevi con le mani, rischiavi di fartelo scappare ed io potevo ammirare il tuo inesistente décolleté. Il risultato delle tue urla sono state cinque dita stampate sulla mia guancia destra e un nodo alla meno peggio fatto al costume per rimediare allo scherzo commesso.

Ora sei così distante che non so come risolvere questa irrisolta questione, che trova protagonisti me e te.

Non ci intrecciamo più, ma saremo intrecciati per sempre.