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Taehyung aveva passato tutta la notte seguente alla sua discussione con Jungkook insonne, fra il bagno e la sua camera da letto, una fortissima nausea a disturbarlo e il richiamo di quelle pillole. Non che il generale volesse prenderle, non lo avrebbe mai fatto; il problema maggiore era cosa quelle pillole bianche richiamassero alla sua mente: ricordi spiacevoli, di un tempo passato che non gli apparteneva più. 

Chino sulla tavolozza del water, con le braccia penzolanti e un forte dolore alle gambe, Taehyung ripercorse gli anni passati in accademia, con la sua camerata. Erano tutti stati piuttosto fortunati a ritrovarsi assieme, nessuno di troppo competitivo, nessuno con un carattere malvagio, la squadra ''Tigri'' era una delle migliori a livello atletico, e sicuramente la più unita. Fino a quando, un giorno, un terribile segreto non arrivò a galla. Hyunjin era un omega, che come Taehyung aveva falsificato i documenti di ammissione grazie ad un protettorato. Tuttavia la sua copertura non era stata per nulla duratura: in preda ad un calore improvviso, il povero ragazzo venne marchiato e ingravidato da un altro alpha. 

Nella camerata esplose il panico più totale: chi incredulo, rimase a fissare il vuoto, chi piangeva assieme al povero omega e chi, come Taehyung, era terrorizzato dalle conseguenze. Il maggiore fra loro, Seojoon, si preoccupò di recuperare le pillole per Hyunjin, che senza pensarci due volte, fra le lacrime, le ingurgitò. Per i primi due giorni andò tutto per il meglio, gli allenamenti erano intoccati dal malessere che aleggiava nella squadra e la vittima dell'abuso sembrava star bene: esatto, sembrava. Tre giorni dopo, una emorragia interna lacerò il suo povero corpo, facendogli perdere fin troppo sangue e, di conseguenza, strappandogli la vita dalle mani. 

Hyunjin era morto a causa di quelle pillole. 

Dopo averle buttate via nel cestino di casa sua, la situazione era decisamente peggiorata nei giorni successivi: Taehyung era senza forze, con un costante senso di nausea e con degli sbalzi di umore che facevano paura. Aveva smesso di parlare con Jeon, poiché aveva deciso di riempirlo di cose da fare, così da non vederlo durante la sua giornata lavorativa che diventava sempre più pesante man mano che il tempo passava.
Eppure quel ragazzino continuava a preoccuparsi per lui, chiedendo di continuo come si sentisse e offrendogli aiuto, ma Kim rifiutava ogni volta. Non voleva parlargli e non aveva intenzione di passare del tempo con lui, non quando il suo umore era così nero.

Taehyung venne distratto dal suo flusso di pensieri da un leggero bussare alla porta del suo ufficio, a cui rispose con un 'Avanti' annoiato. Quando dall'infisso in legno fece capolino la testa bionda di Jimin, il generale si alzò in piedi e corse ad abbracciarlo, suscitando una leggera risata nel minore.
«TaeTae, qualcosa mi dice che ti sono mancato» ridacchiò ancora il biondo, passandogli teneramente una mano sulla schiena.
«Chim, cazzo mi devi aiutare.» piagnucolò il moro nascondendo il volto nell'incavo del collo del ragazzo, inspirando il suo odore da alpha.

«Mh? Che ti prende? Hai voglia?» concluse con un sorrisetto furbo, facendo scivolare la mano dalla schiena fino al suo sedere, stringendolo, ma Taehyung si irrigidí immediatamente.
«Chim, no.» esclamò serio il generale, andando a raggiungere la mano dell'altro e a spostarla dal suo fondoschiena. «Non potremo più farlo.» concluse il suo discorso, con una punta di amarezza nella voce.
«Eh? Cosa, mio fratello ti da problemi?» chiese ingenuamente Jimin, accarezzando la testa del suo amico, vista la sua inquietudine.
«Jimin, io sono incinta.» esalò tutto d'un fiato il generale, sentendo già un groppone formarsi in gola al solo pronunciare quelle parole.

Anche il biondo rimase letteralmente pietrificato, e in un primo momento sperò con tutto il suo cuore che quello fosse solo uno scherzo e che ci fossero delle telecamere nascoste. Ma quando Taehyung cominciò a piangere, silenziosamente, Jimin capí che il suo amico non era mai stato più serio e si sentí morire dentro.
«Tae io...» cercò di rassicurarlo Jimin, ma si bloccò a metà poiché capí che le parole sarebbero servite a poco; il suo pianto trasudava disperazione, rimpianto, segno che il rapporto che aveva avuto, era stato sicuramente non voluto. «Chi è stato?» si azzardò a chiedere.
Il generale tirò su col naso, asciugandosi le guance col dorso della mano prima di parlare, sciogliendo l'abbraccio. «Jeon. La recluta nuova.» disse Taehyung, notando come subito dopo Jimin avesse stretto i pugni e serrato la mascella.

«TaeTae, sai che mi basterebbe una parola con mio fratello e—»
«No. Dovrà prendersi le sue responsabilità. Dovrà sopportare il mio stesso calvario.» ribatté, guardando negli occhi il suo amico, notando la preoccupazione nei suoi occhi.
«Ricordati che non sei solo, mh? Io ci sarò sempre per te.» si avvicinò a lui Jimin, circondando il suo corpo con le braccia «Non ti lascerò proprio nel momento del bisogno. E se quel bastardo si azzarda anche solo a torcerti un capello, giuro che gli faccio patire l'inferno. Okay?» Taehyung annuí convinto in risposta, lasciando che un'ultima lacrima gli rigasse il volto.
Col pollice, Jimin la scacciò via, andando poi a catturare le labbra di Taehyung in un tenero bacio, lasciando che le sue, piene e rosse, si muovessero su quelle sottili e screpolate di Taehyung.

I due erano così immersi nel loro mondo che non si erano accorti della porta che venne aperta quanto bastava perché una testolina nera assistesse a quello spettacolo.

Killer Scent | Kooktae [BTS Fanfic] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora