Era lì, stava camminando, solo camminando.Mi sembrava volasse.Era cambiato.Non aveva più quell' andatura di falsa sicurezza che solo io conoscevo, quella che ci ha fatto sbattere tante di quelle volte che neppure mi ricordo. Poi assorto com'era non guardava avanti, ma per terra, cosa che non era da lui, quando lo conoscevo.Il suo sguardo, assente e che sfuggiva al mio, guizzava da un lato all'altro dei mattoni di selciato, che, con l'usura, si era crepato in piccoli pezzi irregolari in cui, di tanto in tanto, si inciampava.La sua giacca nera e lucida di pelle ondeggiava mentre ti muoveva:era solo appoggiata sulle spalle,perché ormai gli stava piccola. Ricordai la volta in cui me la prestò, a me stava già piccola, però aveva il suo profumo che mi avvolgeva e mi faceva sentire al caldo. Portava un codino incredibilmente carino, in cui teneva i suoi capelli rosso-viola, che, colpiti dalla luce, rivelavano riflessi rosati terribilmente belli, facendomi spostare lo sguardo, imbarazzato, in basso, sulle mie scarpe sportive lucide al sole.Rialzando lo sguardo però vidi una cosa che mi fece fremere.Stava sorridendo. Allora, guardando i suoi denti appuntiti, mi sentii avvampare, notando quanto continuassero a valorizzare il sorriso che, una volta, mi rivolgeva sempre prima di parlarmi.Era fantastico. Oggettivamente fantastico. Rin. era solo un nome ma, da quando era successo il fatto, ogni volta che lo sentivo mi sentivo avvampare, spesso insieme ad un nodo allo stomaco. Era difficile immaginarlo così dolce come sapeva essere, con quei jeans neri che conoscevo fin troppo bene, la maglia grigio scuro che si stringeva al tuo petto e la giacca nera in pelle;sembrava così serio, anche se con un pizzico di insicurezza:quel sorriso accennato e timido sulla bocca gli dava comunque un' aria beffarda ma senza la sicurezza incerta tipicamente sua che riconoscevo ogni volta quando ero con lui. Gli è arrivato un messaggio e ha rinnovato il suo sorriso. Mi morsi un labbro. Continuai a morderlo finché non sentii il sapore del mio sangue in bocca. Era buono. Mi piaceva il sangue, mi piaceva il suo colore, così rosso come la maglia che spesso indossavachissà quanto tempo fa' o come il cuore che sentivo così pesante anche solo guardandolo, così fottutamente bello.Mi piaceva il sangue, ma mai quanto mi piacesse lui.Mi piaceva la sua natura, volubile come acqua, ma che all'occorrenza si solidificava, il che lo rendeva diverso da ogni altro ragazzo che io ho mai incontrato.Ma più di tutto mi sarebbe piaciuto abbracciarti senza tregua e con presa forte stretta, passare la notte con te e sapere che solo con me condividevi pensieri e domande che solo di notte salgono spontanee;la falsa freddezza con cui mi trattavi per poi intrigarmi con parole ambigue, che mi donavano una strana sensazione di soddisfazione simile a quella che di solito si percepisce solo con una fidanzata/o.eri il mio migliore amico. ma per un attimo ho pensato se questi pensieri erano rivolti a un mio amico...comunque tu tempo fa' eri il mio sangue. Io non mi interessavo minimamente del sangue di nessuno oltre al tuo. Mi hai spaventato:mi hai fatto pensare a due semplici parole che però mi spezzarono a metà.Mi manchi.