25. Zero forse - Epilogo

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Hera

"Adesso devi fare silenzio, okay?" Mormoro portandomi l'indice alla bocca. "Non possiamo risvegliare la creatura del demonio, tu sei una sorpresa. Tutto chiaro, palla di pelo?"

Aspetto che lui mi dia un cenno, ma tutto quello che fa è nascondersi nella casetta di legno che ho comprato al negozio di animali. Forse ho esagerato un pizzico con gli accessori da roditore, ma lo devo a Cuzco. Sono sicura che ora ci sta guardando dal cielo e sta squittendo di approvazione. I criceti squittiscono?

Non ne sono certa e non mi interessa, perché ora ho questioni molto più importanti di cui occuparmi.

Entro in casa di soppiatto e chiudo la porta cercando di non fare rumore. Da quando è iniziata l'estate, io e mia sorella Dracula ci troviamo spesso a casa da sole e, dato che non abbiamo scuola la mattina, Hestia passa circa metà della notte a recitare preghiere a Satana. Perciò, ora che sono circa le otto e mezza, lei sta ancora dormendo.

Ho lasciato Cuzco Secondo nel garage ieri pomeriggio, assicurandomi che avesse tutto ciò che gli serviva per sopravvivere - la mia carriera da assassina di criceti è ormai finita - e l'ho recuperato, per fortuna ancora vivo e vegeto, circa cinque minuti fa. Ora non mi resta che affidarlo alla strega del male che occupa casa mia.

Sistemo la gabbietta sul tavolo del salotto, poi apro la porticina e con molta fatica convinco l'animaletto a salire sulle mie mani. "Senti, Cuzco Secondo, so che in passato sono stata colpevole di aver schiacciato il tuo antenato Cuzco Primo, ma credo sia arrivato il momento di lasciare indietro quel capitolo per aprirne un altro. Possibilmente senza sangue di roditore sul divano."

Il piccoletto mi guarda senza aver capito una parola, i suoi occhietti neri, poi, si distinguono a malapena dal suo pelo dello stesso colore. Spero per lui che non gli piaccia sostare sui vestiti di Hestia. Potrebbe finire chiuso in un cassetto. O peggio, la centrifuga potrebbe diventare la sua nuova ruota. Non voglio pensarci.

"Ora ti porto a conoscere il batterio che minaccia costantemente il sistema immunitario della mia vita." Annuncio, mentre cammino lenta come se stessi portando da una stanza all'altra un bicchiere d'acqua pieno fino all'orlo. Durante i miei diciotto meravigliosi, fantastici anni di esistenza, ho scoperto che i criceti sono piuttosto fragili. E che io ho una dote particolare quando si tratta di sedermici sopra. Ho paura persino ad accarezzarlo, potrei fare inavvertitamente eccessiva pressione sulla sua spina dorsale e ridurlo a un morbido disco da hockey.

Fortuna che il rischiosissimo percorso dura solo qualche metro.

Mi introduco in camera di mia sorella in punta di piedi, trovandola ancora dormiente nel suo letto, come previsto. Tutto procede secondo i piani. Sono proprio bravissima.

"Sei pronto?"

Cuzco Secondo non risponde.

"Chi tace acconsente."

Appoggio il criceto sul cuscino di Lord Voldemort, indecisa se svegliarla e mostrarle che persona stupenda io sia, o se lasciare che si desti da sola e si prenda un attacco di cuore.

Probabilmente sarebbe più contenta delle conseguenze della seconda opzione.

"Hestia." Sussurro, mentre la piccola macchia nera inizia a esplorare il materasso sotto il lenzuolo. "Mostro di Lockness, invasore di paludi e di acque lacustri, svegliati."

Un verso inumano fuoriesce dalla sua gola. Dite quel che volete, per me è la prova definitiva che mia sorella arriva direttamente dal centro della Terra.

"Hestia, figlia di Lucifero, apri gli occhi." Mormoro ancora. La scuoto per il braccio. Nulla. "Sei morta?"

"Magari." Replica lei con voce roca. "Così non dovrei sentirti."

Una ragazza come teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora