Lago

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<Ehy, ma tu chi sei?> mi chiese una ragazza. Mi guardai intorno: ero circondato da un enorme distesa verde e, di fronte a me, si estendeva un lago che sembrava non aver fine. <Per caso sei un amico di Sarah?>. La ragazza continuava a farmi domande, nonostante io fossi in preda alla confusione più totale. Dov'ero? Poco prima mi ero sdraiato sul mio letto, o almeno così credevo. Come ero arrivato in quel posto? Una sensazione di calore mi scaldava la pelle, il sole era alto in cielo e le nuvole sembravano essere scomparse. <Senti, non so chi tu sia, ma comunque preparati: tra poco Sarah arriverà>. Per un momento riuscii a concentrarmi sulle parole della ragazza. Sarah... perchè quel nome mi suonava familiare? Mi interrogai per un breve lasso di tempo su dove avessi sentito quel nome, quando improvvisamente, come un fulmine, si proiettò nella mia mente un'immagine. Ma certo! Sarah era la ragazza del mio condominio. Mi sembra di ricordare che abiti all'ultimo piano del palazzo e da quel che ricordo ha più o meno la mia stessa età (o forse è un po' più grande). Non credo di averci mai parlato, sembra una persona abbastanza timida e schiva. La ragazza davanti a me mi strattonò, quasi volendomi riportare alla "realtà" e mi indicò un capanno: <Nasconditi lì dentro, appena Sarah sarà di spalle ti scriverò un messaggio, uscirai e la spaventerai. Se tutto va bene magari si fa un tuffo in acqua e anche un bel bagno ahahah>. Nonostante fossi ancora scosso dalla situazione alquanto particolare, feci come la ragazza mi aveva indicato. Entrai nel capanno e il tutto mi sembrò ancora più reale: riuscivo a percepire l'odore della legna e del muschio e a vedere i raggi del sole che, attraversando il lunotto di vetro, illuminavano la parete posteriore, mettendo in risalto le ragnatele che si erano formate agli angoli del capanno stesso. Ad ogni mio passo il pavimento scricchiolava e riuscivo persino a vedere gli strati di polvere che si erano accumulati negli anni sui vari oggetti presenti nella costruzione. Da quel che ricordo non erano passati che pochi secondi da quando ero entrato nel capanno, eppure poco dopo il mio telefono vibrò. Controllai. Non so dirvi se ero sorpreso o se da un lato mi aspettassi quello che stavo vedendo: il telefono non riportava nessun orario, nessuna data e non dava segni di connessione. Aprii whatsapp, non avevo più contatti o conversazioni, se non con una ragazza: Emily. Ipotizzai che potesse trattarsi della ragazza che si trovava fuori dal capanno e che voleva organizzare questo "scherzo". Nella nostra conversazione non erano presenti messaggi, se non quello che mi aveva appena scritto: <Ci siamo, esci>. Non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Feci come mi era stato indicato, decidendo ormai di stare a questo strano gioco. Mi avvicinai di soppiatto a Sarah, che era di spalle, e stranamente (o forse no), notai l'estrema somiglianza alla stessa ragazza che abitava qualche piano sopra di me. Mi stavo avvicinando quando Sarah si voltò, spaventandosi e cadendo in acqua. Io però non avevo fatto nulla e la sua reazione mi sembrò così eccessiva. Chissà cosa aveva (o credeva di aver) visto... La ragazza vicino a me, o meglio Emily, iniziò a ridere quasi in modo paranoico, indicando Sarah come per schernirla. Mi sporsi dal pontile del lago per vedere come stava la mia coinquilina, aspettandomi una faccia scontrosa o qualche espressione di rabbia. Ciò che vidi fu invece Sarah che affogava, ma non come una persona normale (se esiste un modo normale di affogare). Sembrava quasi che qualcosa la "strattonasse", tirandola verso il basso, come se il suo intento fosse quello di farla affondare. Prontamente decisi di darle una mano, gettandomi anche io nel lago. L'acqua era gelata, sentii subito i miei vestiti bagnarsi e la mia pelle irrigidirsi. Afferrai Sarah sotto le spalle tentando di sollevarla e stavolta la sensazione che avevo avuto in precedenza si manifestò in maniera più evidente. Quel "qualcosa" che stava cercando di portare a sè la ragazza ora stava cercando di trascinare anche me! Il cuore mi batteva all'impazzata, sentivo la pressione del sangue che pulsava persino nelle mie tempie e i muscoli che perdevano la loro forza mentre lentamente affondavo. Provai a combattere quella cosa ma era più forte di me, mi strattonava, mi trascinava, mi voleva! Emily continuava a ridere e ridere, senza fermarsi neanche per respirare. La sua risata sembrava quasi diffondersi in tutto il lago per poi penetrare nelle nostre orecchie. Ormai avevo perso del tutto le mie energie, così mi lasciai andare. Una sensazione di vuoto mi avvolse finchè improvvisamente mi risvegliai nel mio letto, completamente sudato e in preda al panico. Era stato tutto un sogno? Non sapevo cosa pensare: gli odori, la sensazione di calore e poi il freddo sulla mia pelle, sembravano così vere. Controllai il mio telefono: tutto era tornato alla normalità e l'orologio segnava le 03:47 di notte. Decisi allora di tornare a dormire. Avrei riflettuto il giorno dopo su ciò che mi era successo. L'indomani però qualcosa accadde, perchè appena sveglio qualcuno bussò alla mia porta.

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