Disegno

495 23 4
                                    


Il verdetto giunse nella vita dei fratelli Silente come un fulmine al ciel sereno: l'instabilità di Ariana era degenerativa. La povera ragazzina era destinata solo a peggiorare. Le sue magie convulse e incontrollabili scoppiavano come delle bombe dalle sue mani e creavano catastrofi improvvise che il giovane Albus non sapeva più come giustificare.

Alberi sradicati, buchi simili a voragini nella strada, lampioni, panchine e negozi completamente divelti. La magia ricostruiva tutto e in pochi secondi, per cui i vicini erano tolleranti, tuttavia i sospetti erano sorti e fomentavano una certa ostilità. La gente voleva sapere quale fosse la causa tutti questi tumulti, si sentiva spaventata, e a giusta ragione.

Il giovane Silente si era inventato di tutto pur di coprire la povera sorella e dissipare ogni dubbio, ma ormai le sue menzogne avevano perso di credibilità, e la gente mormorava. Per questo motivo Albus teneva la sorella segregata in casa, dentro una stanza piccola e senza finestre, per proteggerla dalle crudeltà del mondo ed evitarle una degenza perpetua al San Mungo. Infatti mandarla in quella sorta di ospizio era fuori discussione: era risaputo, soprattutto a quei tempi, quanta poca cura e considerazione i guaritori riservassero ai maghi cerebrolesi. Li trattavano come dei vegetali, dei pesi inanimati da legare nei letti e imbottire di pozioni calmanti e altre medicine, similmente a quanto accadeva coi malati mentali rinchiusi nei manicomi babbani.

No, mandare Ari al San Mungo sarebbe stata una bestialità. Anche perché Ariana, malgrado tutto, era l'essere più dolce e buono che Albus avesse mai conosciuto. Parlava poco, era remissiva, obbediente, e soprattutto gli era affezionata in modo tenero e toccante. Non meritava di essere trattata male.

Solo che questa generosa decisione aveva avuto delle gravi ripercussioni nella vita di Albus e in quella di Aberforth. Albus, in particolare, si sentiva imprigionato in una vita anonima e castigata, fatta di rinunce, banalità e giornate semplicemente indegne di essere vissute.

Lui, che aveva conseguito i M.A.G.O. con il massimo dei voti e l'applauso accademico, lui, che aveva ricevuto moltissime offerte di lavoro e che aveva pianificato con Elphias Doge, l'amico di una vita, un allettante viaggio per l'Eurasia, era ridotto a vivere una vita a metà, mortificante. Avere il mondo in mano e dovergli dire addio per accudire una sorella problematica non era facile, figuriamoci se chi lo deve fare è un giovane talentoso e di grandi speranze.

Albus si sentiva una vittima del destino, imprigionata in un piccolo paese di provincia dove l'evento più appassionante era il mercato autunnale delle zucche o la corsa coi calderoni.

E come se non bastasse, a incrementare il disagio c'era anche suo fratello Aberforth, che da qualche tempo a questa parte si era messo in testa di voler abbandonare Hogwarts prima del conseguimento dei M.A.G.O. Certo, suo fratello minore non era mai stato una cima nello studio, anzi era un somaro a dire il vero, tuttavia non arrivare neanche al diploma era proprio inaccettabile, equivaleva a condannarsi a una vita di stenti e privazioni.

Insomma, Albus conduceva una vita che non lo valorizzava, si sentiva in trappola.

Finché, un bel giorno, non incontrò un certo Gellert Grindelwald. Un giovane della sua stessa età che era piombato nella sua vita come una meteora e che era riuscito a fargli ritornare, in modo brusco e inaspettato, la gioia di vivere.

Era un mago di talento, superbo, bello come il sole e dotato di un'empatia eccezionale. Albus si sfogava con lui, e Gellert non solo gli dava prova di comprendere le sue emozioni, ma sapeva sempre dirgli la cosa giusta al momento giusto, lo faceva stare incredibilmente bene e senza alcuno sforzo.

Per Albus, quindi, l'amicizia con quel ragazzo divenne presto una dipendenza, un attaccamento quasi morboso, e Grindelwald non faceva nulla per alleggerire il loro rapporto, anzi, ne incrementava l'ambiguità con gesti d'affetto dal sapore equivoco. Spesso infatti baciava Albus nella guancia in modo imprevisto e delicato, gli riservava sguardi d'intesa, contatti fisici che lo facevano fremere e che gli procuravano calde scosse nel basso ventre.

Le sette pene di Ariana SilenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora