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Quella si che era una festa. Alto che 'ricevimento informale'.
Una festa talmente degna di questo nome che Charlie aveva sentito il bisogno di uscire in balcone per prendere una boccata d'aria.

Dava le spalle al grande salone illuminato, pieno di voci, di conversazioni, di risa. La luce era amplificata per magia, illuminava qualsiasi angolo, spazzava via le ombre...
magari avesse avuto il potere di spazzare via veramente tutte le ombre. Narcissa aveva pianto nel sonno la notte prima, all'indomani dei ricevimento.
Lui, Charlie l'aveva stretta e baciata fino a scuoterla da quel sonno tormentato, sentendosi preoccupato e teso più che mai.
Alla fine i suoi singhiozzi si erano placati, e lei si era svegliata sgomenta.
Non si rendeva conto di aver pianto nel sonno.
Aveva anche parlato per la verità.
Aveva pronunciato un nome.
Lucius.

Era bastato quel nome a erigere una fredda, impalpabile ma quanto mai letale cortina di gelo. Avevano fatto l'amore, arrivandoci dolcemente, silenziosamente, ma non era stato sufficiente neppure quello a sciogliere il ghiaccio.

Avevano dormito l'uno nelle braccia dell'altro, Charlie fissando a lungo il soffitto per la verità, prima di prendere sonno.
Aveva ascoltato il suono del respiro di lei scandire gli attimi, dunque i minuti, le ore. Charlie addentò con gusto il suo pane croccante.
Non veniva dal menù che avevano scelto per quella sera.
Assaporò la consistenza e il dolce gusto speziato della carne sotto il palato, ah quanto gli era mancato, si era quasi dimenticato della cucina di sua madre, insuperabile.

Sorrise al pensiero di quei panini imbottiti che facevano bella mostra di se' assieme alle tartine, alla cacciagione, a tutti quei cibi elaboratissimi, buonissimi... che mai avrebbero potuto eguagliare quel sapore.


Charlie deglutì l'ultimo boccone mentre delicati aromi di fiori appena sbocciati solleticavano le sue narici dal giardino sottostante, e i profumi densi del cibo, del vino del ricevimento si mescolavano all'aria fredda della sera assieme ad uno strano retrogusto di qualcosa che doveva essere...ambra?

Qualcuno aveva usato un balsamo o un profumo molto costoso, un uomo con ogni probabilità: era una fragranza maschile quella.

Era un odore molto penetrante, cosa ci avevano fatto il bagno? Charlie fece per riporre in tasca la carta in cui era stato avvolto il panino, pazienza se non era decoroso, tanto non lo vedeva nessuno...quando l'ambra gli aggredì le narici come se il suo fruitore fosse proprio in piedi alla sua destra

...e l'ultimo boccone di pane e carne tiepida gli si piantava nella trachea, ostruendogli le vie respiratorie. Oh Merlino.
Oh, Merlino!
Oh, per le scarpe di Baba Raba!


Charlie si portò le mani alla gola, il suo petto si contrasse in un potente singulto non abbastanza forte da espellere quell'ingombro che gli aveva tolto completamente l'aria.
Oddio, mamma mi diceva sempre di masticare piano...


Charlie annaspò, rientrando nel salone affollato ed illuminato, le mani che tremavano intorno alla gola, il volto che rapidamente andava arrossandosi, le labbra schiuse e tremanti... non gli badavano, mio dio non gli badavano e le gambe gli stavano cedendo...
Ambra, l'ambra era insopportabile, ma da dove veniva quell'odore maledetto che gli stava dando alla testa?
Qualcuno rise nel suo orecchio... Charlie credette di riconoscere quella voce, ma naturalmente stava impazzendo, stava soffocando, l'ossigeno si esauriva, perché non poteva essere...
Vide i contorni sfocati della schiena di una donna scivolare a destra, poi colse le prime occhiate... un uomo emise un verso di allarme...


"Anapneo!"

Fu come rinascere.
Il boccone di carne e pane gli schizzò via dalla gola e descrisse un arco a mezz'aria, atterrando con un 'plop' sul pavimento.
Era stato suo padre a lanciare l'incantesimo, a salvarlo.
Ora la musica era cessata, le persone si assiepavano intorno a lui in un crocicchio mormorante.
Charlie non era in grado di parlare, poteva solo respirare affannosamente, con certi suoni ancora stentati, inframmezzati da colpi di tosse.
Piano piano la sua mente si rischiarava.
Lui. Dio mio, é stato lui...
Ne era sicuro, sicuro.
"Charlie, ci hai fatto perdere venti anni figliolo, venti anni..."
"Sto bene, sto bene per favore..."

Lucius, quello era l'odore del suo dopobarba ed era qui, era qui rideva nel mio orecchio dio la sua voce la sua risata la sua risata...

Charlie alzò gli occhi umidi su sua moglie, Narcissa gli stava correndo incontro senza una parola, lo abbracciava.
Il silenzio era ancora sospeso sul ricevimento come una lunga scia pesante quando un suono di passi concitati lo ruppe.I presenti si voltarono verso la fonte del nuovo rumore. Un piccolo drappello di quelli che erano senza dubbio ufficiali magici aveva fatto il suo ingresso nel grande salone.
Draco era il più vicino a loro, la sua testa bionda ne seguì i movimenti con espressione assorta... gli uomini vestiti di scuro si accostarono a Narcissa, chiamarono Charlie, infine uno di loro fece un cenno a Draco. Il più anziano parlò con voce molto pacata, per evitare forse di essere indiscreto, in una occasione come quella.

Dopo tutto si trattava di una informazione delicata.

"Signora, ecco... questa mattina abbiamo ritrovato il corpo."

Lucius, il primo maritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora