TONY
Tony Stark, il ragazzo da tutti conosciuto come, Palyboy, filantropo, genio e multimiliardario doveva andare al college.
Si era svegliato, tutto sudato, a causa del piccolo problemino a forma di tenda davanti a lui.
<dannata adolescenza, ti maledico pubertà...>
Disse sbuffando scocciato dalla situazione. Si alzò esausto, quella notte non aveva dormito affatto bene. Non che le altre abbia dormito meglio, anzi.
Aveva avuto di nuovo quello stupido e maledetto sogno, quello dei suoi genitori, in una macchina, scontrati contro un albero e...morti. Pallidi, sporcati in malo modo di sangue dappertutto, con una espressione sofferente ma allo stesso tempo sollevata. Come se finalmente abbiano messo una fine a quella vita, tutt'altro che brutta. Come se se ne fossero andati in pace, in serenità. Come se...come se secondo Tony, furono finalmente capace di toglierselo dai piedi, di abbandonarlo.
•••
Un fruscio di acqua scorreva sulla pelle candida di Tony, il quale cercava di scacciare via quel sogno, quel pensiero, con il rumore e la sensazione dell'acqua calda sul suo corpo. Anche per rilassarsi un po'. Si insaponò, poi si sciacquó ed uscí dal bagno, per poi legarsi un asciugamano in vita.
Passo una mano sullo specchio umidiccio e appannato a causa del calore. Si passó una mano sui capelli bagnati e ribelli. Il vapore caldo fuoriusciva come fumo da corpo di Anthony. Le gocce scivolavano sui suoi lineamenti, tracciando linee indefinite, senza una meta. Tony era affascinante. Era più o meno alto, nella media, aveva gambe lunghe, e delle belle curve. Aveva un corpo agile e audace. Era abbastanza magro, non palestrato, ma si intravedevano di certo degli addominali dotati. Aveva le spalle larghe, e le braccia più o meno muscolose. Viso marcato, mascella serrata, labbra abbastanza carnose, sguardo sempre serio o menefreghista. Occhi grandi, e iridi color nocciola. Ciglia lunghissime. Aveva la pelle morbida, lattea.. ed alcune parti de corpo erano invase teneramente da puntini neri chiamati anche nei.
Si vestì, non estremamente elegante. In fondo a lui non poteva fregargliene di meno del college. Era un genio e lo sapeva, e in più aveva già tutto nella vita. Azienda, soldi e casa. Gli bastava quello. Si mise dei jeans strappati neri attillati, una maglietta aderente altrettanto nera ed una felpa abbastanza larga...nera.
Anche le scarpe stranamente erano nere. Erando delle semplici e classiche vans.
Happy bussò alla porta della stanza, per poi entrare con il permesso di Tony. Gli disse di scendere per fare colazione. Subito dopo aver mangiato, il ragazzo dalle ciglia lunghe si alzò, e salutò Happy.
Prese le sue valige, le mise nel bagagliaio di una delle sue tante lamborghini e si avviò verso il ritrovo per prendere il bus, che avrebbe portato gli studenti al college.•••
Arrivò 15 minuti prima dell'orario prestabilito per il ritrovo. Insolito, Tony Stark non solo era famoso per essere un genio, playboy, filantropo plurimiliardario, ma anche per essere estremamente...ritardatario.
Si maledí subito, pensando di essere l'unico e restare li ad aspettare gli altri plebei come un pesce lesso. Per niente alla Tony Stark.
Ma fu sorpreso quando vide altri ragazzi. Faceva caldo, così si tolse la felpa, mostrandosi solo in una maglietta nera scollata aderente, e jeans neri strappati i quali gli esaltavano le curve.
Scese dalla macchina, con tutti gli occhi della gente addosso. Ed il suo solito sorrisetto prepotente. Occhiali da sole anche se erano le 8:30 del mattino.
Si diresse verso le uniche persone che conosceva, i suoi amici di infanzia.
Steve, Bruce, Sam, Nat, Clint, Loki e Thor.
<ciao ragazzi, come va?> chiese con voce arrogante, tono decisamente interessato, e uno sguardo indifferente. Si, proprio lui.. Tony Stark.
Gli amici lo guardarono, per poi sospirare con una risatina amara.
Nat alzo lo sguardo <non cambi mai Stark..tutti bene comunque>
Gli altri annuirono, d'accordo con Natasha.
In tutto questo però Tony aveva preso il telefono, disinteressato dalle risposte degli altri. In fondo si sapeva, aveva chiesto ai compagni come stessero solo per educazione, del resto non gliene importava niente.
Steve lo guardó con sguardo serio, per poi sospirare anche lui. <Tony...ciao anche a te. Stiamo bene grazie di averlo chiesto. ORA LASCIA QUEL TELEFONO.>
Disse infine alzando il tono. Tony lo guardo scettico. Rispose scocciato <ah...ci sei anche tu Rogers..> pronunciando quel cognome con fastidio. Cominciarono in men che non si dica a discutere come due bambini, a bisticciare facendosi anche linguacce e smorfie varie. "Proprio infantili...come sempre" pensarono gli amici sorridendo divertiti alla scena. In fondo era raro che Steve perdesse la pazienza, ma con Tony era tutta un'altra storia. Era l'unico a farlo diventare matto in meno di 3 minuti. Ma senza Tony, La squadra non era completa. Steve non era completo. E lo stesso valeva per l'altro. Senza Steve la squadra non era completa. Tony non era completo. Per questo erano migliori amici. E lo sapevano. Lo sapevano tutti. Tony conosceva ogni particolare di Steve e della sua vita, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. E per Steve era lo stesso.
Questa scena fu però, interrotta da un tonfo.
Tony si ritrovó inaspettatamente per terra, con un ragazzino addosso.
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In the way to your heart/Starker-college
FanfictionTony stark e Peter parker hanno solo diciassette anni, due ragazzini...nella semplice, pericolosa e complessa adolescenza.