6° Capitolo: Quando le cose dovrebbero migliorare.

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Sono passati tre giorni da quando Jenna è stata rapita, portata via da me. Non so dove sia, se sta bene, se è in un posto caldo e se gli danno abbastanza da mangiare.

Sono anche tre giorni che mi sono rinchiusa in un mutismo tombale. Non parlo con nessuno, tanto meno con John e Xander. Non li posso perdonare, almeno per ora. Avrebbero dovuto dirmi cosa stava per succedere. Se Jenna non è qui con me, è per colpa mia.

Sento bussare alla porta, come tutti i giorni saranno o John o Xander che cercano di farmi uscire da qui. Non voglio alzarmi dal letto, sono arrotolata alle coperte e tengo stretta tra le dita la copertina di Jenna, ha il suo profumo e ci sono alcuni peli arancioni sparsi.

Sento bussare ancora.

"Vattene, chiunque tu sia, non voglio vedere nessuno." Dico con voce rauca.

Si vede che è da un po' che non parlo, ma non ci riesco. Se penso a quello che potrebbero farle mi tornano le lacrime. Ho passato questi tre giorni a piangere. Il dolore è troppo forte. 

"Signorina, sono Jerome. Le ho portato da mangiare, sono tre giorni che non mangia nulla."

Per un attimo sono delusa. In questi giorni Xander ha passato ore ed ore a bussare alla porta, ad urlare e convincermi di uscire da qua. Mi aspettavo che anche oggi facesse la stessa cosa. Ma ne sono anche sollevata, non avrei sopportato di mandarlo via in malo modo un'altra volta.

"Non ho fame." 

"Ma..signorina, la prego, deve mangiare qualcosa o si sentirà male."

Non mi interessa sentirmi male, quando anche Jenna starà sicuramente soffrendo. "Ho detto che non ho fame, vattene."

"Come vuole." Sento i suoi passi dietro la porta farsi sempre più lievi. Se ne è andato.

Mi alzo di malavoglia, ho bisogno di una doccia. Il mio aspetto sarà sicuramente quello di uno zombie. Mi avvicino allo specchio e vedo quello che pensavo, un mostro con i capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Gli occhi sono ancora rossi per tutte le lacrime che ho versato, i capelli sono arruffati, sicuramente anche annodati in una maniera spaventosa. Le labbra sono screpolate e il naso è arrossato. Un lieve rossore ricopre anche le mie guance.

In una parola. Inguardabile. Sfilo il mio pigiama, che consiste in una maglietta più grande del normale, levo anche le mutandine e le butto sopra i vestiti dell'altro giorno. Dopo metterò in ordine.

Mi infilo dentro la doccia e regolo l'acqua. Lascio che l'acqua mi bagni tutta, i capelli bagnati mi siappiccicano alle spalle, al viso, alla schiena. L'acqua fredda mi lascia piccoli brividi lungo il corpo. Prendo il bagnoschiuma e comincio a passarmelo su tutto il corpo, come se potessi cancellare quello che è successo in questi giorni.

Senza sciacquarmi prendo lo shampoo e comincio a passare le dita nei capelli, cercando di togliere questi orrendi nodi che si sono impossessati dei miei capelli. Dopo una lotta estenuante riesco ad eliminare anche l’ultimo nodo.

Le dita delle mani sono tutte raggrinzite, segno che sono stata tanto nella doccia. Non voglio uscire però, l’acqua fredda mi distrae da tutto e da tutti. Ho così tanti pensieri per la testa, che se ora andassi da uno psicologo, quest'ultimo venderebbe la laurea e andrebbe a vendere patate.

Con poca voglia esco dalla doccia e mi arrotolo dentro all'asciugamano. Prendo la spazzola e comincio a pettinarmi i capelli. Il mio aspetto sembra migliorato, gli occhi sono un po' meno rossi, i capelli hanno un aspetto normale, il rossore sulle guance però è ancora presente, per il freddo provabilmente.

Mi dirigo verso la camera da letto e prendo dal cassetto un paio di mutandine pulite e il reggiseno abbianto, tutti e due neri di pizzo. Sfilo l'asciugamano e mi infilo la biancheria intima. Mi guardo per un secondo nello specchio. Mi piace il mio fisico, la mia pancia piatta, le mie gambe piccole ma forti.

Kassandra - La figlia del diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora