•Capitolo 34•

35K 1.4K 946
                                    

Non avevo idea del motivo per il quale lei era qui, ma per essere certa di non avere un'allucinazione, il che non era poi così scontato, fui costretta a portarmi una mano di fronte al viso per ripararmi dal sole. Assottigliando lo sguardo osservai la ragazza mora, slanciata e sicura di sé scendere dall'auto, alzare lo sguardo su di noi e notare la nostra presenza con un certo sconcerto.

"Ciao ragazzi!" Ci gridò riprendendosi subito, venendoci incontro, a pochi metri da noi.

"Sto avendo un'allucinazione?" Chiesi sottovoce a Andrew, che sembrava perplesso quanto me. Aveva le spalle rigide come tronchi e la maglietta nera si tendeva su quest'ultime e sul suo ampio petto come se fosse troppo stretta. Per un breve momento mi assentai rendendomi conto che Andrew stava mettendo su più massa muscolare.

Molto interessante Kimmy, complimenti. Vuoi anche un fazzolettino per la bava o cosa?

Scuotendo il capo, imbarazzata per i miei pensieri a dir poco inappropriati, tornai al mondo reale. Mi aveva spiegato che era stata Laurel ad aiutarlo a trovarmi quando..sì, insomma quello. Un brivido mi corse lungo la schiena, facendomi venire la pelle d'oca. E non era di certo a causa della ventata gelida che si levò proprio in quell'istante.

Accidenti, le dovevo moltissimo. Dovevo moltissimo ad entrambi.

"No direi di no, altrimenti saremmo in due ad averla." Mi ricordò Andrew, rifilandomi un'occhiata di sbieco.

"Ciao ragazza fantasma." Ribattei incrociando le braccia al petto, l'aria sospettosa. Oggi indossava degli anfibi grigio piombo, un paio di calze a rete sulle gambe magre e chilometriche e una maglia nera con la stampa di un teschio che le arrivava al ginocchio. Aveva una spalla scoperta e i capelli lunghi erano neri come l'inchiostro, in netto contrasto con la sua carnagione chiara. Aveva gli occhi azzurrissimi, almeno quanto il cielo sopra le nostre teste. La sua aria spavalda non passava di certo inosservata. Mi chiesi come mai così tante persone avessero il grande onore di nascere con occhi del genere e a me fossero capitati i miei noiosissimi occhi castani.

Andrew, al mio fianco la fissava stranito."Quindi tu ci entri così nelle cliniche psichiatriche?" Decise di sottolineare, guadagnandosi un mio sguardo di rimprovero. Gli rifilai una gomitata sul fianco esasperata dai suoi modi. Sapevo che scherzava, ma andiamo!

Lei gli sorrise, piegando il viso di lato."E tu ci entri con quella faccia da cazzo?"

Spalancai gli occhi, prima di scoppiare a ridere fragorosamente.

Be' se l'era decisamente meritato.

Ovviamente Andrew non se la prese, anzi la prese come un pretesto per fare il gradasso come adorava fare."Sai quanti giornali la fotografano questa faccia da cazzo come dici tu?" Le fece l'occhiolino, per niente toccato, prima di sorriderle sfacciatamente."Comunque, considerando che mi hai aiutato ad aiutare la mia Kimmy ti perdonerò."

"Non ne ho bisogno." Alzò gli occhi al cielo, annoiata."Se dovessi chiedere perdono per tutti gli insulti della mia vita sarei già finita dritta dritta all'inferno e forse Ade mi avrebbe sostituita a Persefone."

Nel parlare si sistemò il bracciale in pelle che portava al polso magro.

"Anch'io." Riflettè Andrew ad alta voce."Con la piccola differenza che non credo mi prenderebbe mai come moglie o marito, sai a causa di qualche problema logistico. Almeno che non sia attratto anche dall'altro sesso, ovviamente."

"Lo penso anch'io." Sospirò lei, prima di puntare lo sguardo su di me."Sono felice che tu sia sana e salva." Stavolta la sua espressione si fece molto più seria.

"A proposito, grazie." Anche se i ringraziamenti non sarebbero mai stati abbastanza.

"Siamo già a due favori." Mi ricordò in tono scherzoso."Presto verrò a riscuotere."

The bad boy's loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora