Aspettavo il treno con noncuranza. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. Ogni volta che cercavo di arrivare in orario una specie di forza contraria m'impediva di farlo. Era molto difficile da spiegare, ma nonostante i miei tentativi alla fine tutto risultava vano. A quel punto non mi restava nient'altro da fare che attendere. In quei momenti mi guardavo intorno nella speranza che la sensazione di panico sparisse una volta per tutte. Già sapevo cosa mi aspettava, e la cosa non mi piaceva per niente. Tutta colpa degli orologi — pensavo. Ultimamente avevo imparato a pregare. Speravo che Sofia, la ragazza della reception non si trovasse in ufficio al mio arrivo. Ma non avevo sempre fortuna, e allora dovevo ascoltare i suoi rimproveri. Non era affatto piacevole, ma se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che un uomo per essere chiamato tale deve essere responsabile delle proprie azioni...
Così abbassavo la testa. Lasciavo che la valanga di urla mi travolgesse. Reagendo o parlando avrei soltanto peggiorato la situazione. Credo che probabilmente era il mio modo di accettare il suo atteggiamento che mi aveva risparmiato il licenziamento. Quella storia era conosciuta molto bene da tutte le persone che lavoravano in ufficio. Sofia faceva bene il suo lavoro: tenere tutto sotto controllo, e ci riusciva, ci riusciva molto bene. La sua intera esistenza era organizzata al secondo, e un imprevisto qualsiasi era capace di provocarle una crisi di nervi che sarebbe terminata soltanto in ospedale con l'ausilio di un dottore.
Parlava spesso del suo fidanzato, anche se nessuno l'aveva mai visto, questione che rendeva ancor più difficile crederle.
In ufficio si vociferava che fosse figliastra del signor Jefferson, il capo dell'azienda, altri invece sostenevano che fosse l'amante; probabilmente era entrambe le cose e nessuna. La gente tende ad esagerare nel parlare come gli scrittori a scrivere, ma una cosa sì era vera: tutti temevano Sofia. Era lei che prendeva le decisioni. Da lei dipendeva chi restava e chi invece veniva licenziato.
Da ciò dedussi in fretta che le stavo simpatico. Molti erano stati buttati fuori per uno sguardo, una parola, un sorriso che lei aveva giudicato insolente, o addirittura per essere ispanici o europei. Per quel motivo tutti i dipendenti, il personale di vigilanza e delle pulizie rimanevano sempre molto tesi soprattutto in sua presenza, ma un giorno arrivò Molly...
Il capo dell'azienda voleva una persona che si occupasse di mantenere in ordine il suo ufficio, e l'impresa di pulizie aveva deciso di assegnare quell'incarico a Molly. Nessuno sapeva molto di lei, a parte che fosse una bellissima ragazza con l'affitto da pagare e tutto il resto. Le importava nient'altro che il suo lavoro. Non si curava dei commenti della gente che in un modo inspiegabile in quella ragazza silenziosa e riservata trovavano anche qualcosa di vagamente sinistro e inquietante, ma in sua presenza sorridevano, sorridevano sempre lasciando spazio alla loro ipocrisia.
Quando Molly terminava il suo lavoro non s'intratteneva. Spesso nemmeno salutava. Andava via di fretta. Molti scambiavano quel suo modo di fare per un atteggiamento maleducato, ma in realtà la sua riservatezza era dovuta a una ragione più profonda che non avrebbe potuto mai rivelare a nessuno.
Proprio per quell'atteggiamento però, abbinato alla sua incredibile bellezza, Molly iniziò a non risultare molto simpatica a Sofia, la quale cominciò a sentirsi minacciata dalla sua bellezza, un timore che la spinse a pensare ad un piano per sbarazzarsi sia di Molly sia di Jefferson, il capo dell'azienda che nel frattempo aveva scritto il nome di Sofia nel proprio testamento lasciandola erede di tutti i suoi beni.
Passavano i giorni, le settimane. Sofia pensava al suo piano, poi fece una scoperta che le diede la soluzione: Molly non possedeva il senso dell'olfatto, un handicap che condivideva proprio con il signor Jefferson, il quale soffriva di una rara malattia genetica che non gli permetteva di sentire gli odori fin dalla nascita. Quel segreto venne scoperto da Sofia il giorno in cui esplosero le tuberie di scarico dei servizi inondando tutto l'edificio di di rifiuti organici umani. Un fetore terribile aveva invaso tutta la pianta, e già c'era gente che stava liberando l'edificio con le mascherine, ma Molly, preoccupata per quello che stava accadendo, in pochi minuti riuscì a ripulire i servizi senza nessuna apparente difficoltà data dall'odore tremendo che si era propagato.