Memorie

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<Stato di New York, New York city, sesso donna, ora probabile del decesso 09:21 di mattina, causa IMC (infarto miocardico acuto) per probabile occlusione delle coronarie>, questo fu ciò che sentii non appena misi piede fuori di casa. Di fronte a me un nuvolo di persone mi bloccava la vista. Riconobbi subito il còroner, in quanto era colui che poco prima aveva redatto il referto della morte della mia vicina. Davanti alle scale due poliziotti discutevano animatamente con Lewis, un altro condòmino (probabilmente a causa del rumore che veniva generato dalle sirene dell'ambulanza) mentre un terzo faceva domande al proprietario del palazzo, Marcus. Era stato lui a trovare il corpo della signora Mary, in quanto il sabato mattina era solito girare per i piani per riscuotere le varie spese condominiali. Lo chiamavano "il mastino" perchè proprio come un cane rabbioso aspettava davanti alla porta fino a quando i vari condòmini non avessero pagato le varie scadenze. Non accettava ritardi o posticipi sul pagamento, voleva i soldi e li voleva subito. Potevi essere vecchio, giovane, di colore, o persino cieco, non avrebbe fatto distinzioni: avrebbe potuto bussare alla tua porta insistentemente per ore se solo avesse voluto. Quella mattina non ricevendo risposta si era allarmato (più per i soldi che per le condizioni della povera anziana probabilmente) ed aveva chiamato la polizia. <Le ripeto, ho già contattato i parenti della signora, verranno a breve> disse il poliziotto. Quel verme non vedeva l'ora di poter sgomerare l'appartamento per poterlo affittare ad un nuovo cliente. Al sentire di quelle parole tutta la tristezza che fino a quel momento mi aveva lasciato inerme di fronte a ciò che stava accadendo intorno a me, si trasformò in qualcosa di diverso: rabbia. Mi guardai le mani, ormai strette a formare i pugni, vogliose di sferrare un bel colpo al proprietario del condominio. Mi avvicinai con fare minaccioso, quasi ipnotizzato. La vista si era appannata, facendomi focalizzare solo il mio obiettivo. Ero ad un passo da lui quando una giovane donna si piazzò davanti a me a mo' di ostacolo. <Buongiorno, sono la dottoressa Reed, e lei è...?> mi chiese. <Le sembra una buona giornata? La mia vicina è morta e il proprietario di questo condominio di merda pensa solo ai suoi fottutissimi soldi> le dissi. A posteriori capii che non era una semplice dottoressa, era infatti laureata sia in medicina che in psicologia. In quel momento infatti, come se fosse uno scanner, mi guardò dall'altro in basso, controllando i miei movimenti. Ne dedusse probabilmente che ero in uno stato di forte tensione e che avevo bisogno di sfogarmi. <Signor... Collins (aveva lievemente inclinato la testa per leggere il mio cognome sul citofono), so cosa sta provando, perdere una persona a noi cara fa sempre molto male, ma le sembra il caso di fare gesti... "avventati"?>. Effettivamente era un comportamento strano il mio: ero sempre stato una persona molto composta e calma, in ogni situazione o circostanza. Mi venne in mente la mail che ricevetti giorni prima. Era forse questa una conseguenza dell'aver "tolto la maschera"? Era il "vero" me o solo una parte del me repressa? Non mi diedi una risposta, ma sicuramente la dottoressa mi aveva aiutato a calmarmi. La ringraziai e decisi di uscire per liberare la mente. Esiste un posto a New York non molto conosciuto, in cui spesso mi "rifugio" per pensare: il New York's glass waterfall tunnel. Si tratta di un breve tunnel trasparente con sopra una cascata d’acqua, racchiuso sul lato del McGraw-Hill Building, tra la 48a e la 49a strada. Mi affrettai a raggiungere la mia destinazione ed una volta lì mi sedetti dentro il tunnel ad ascoltare il rumore della cascata. Perchè proprio lei? Era una donna così semplice, molto abitudinaria, ma sorprendentemente arzilla. La mattina mi salutava sempre, augurandomi una buona giornata, e qualche volta mi regalava persino una bustina di zucchero nei casi in cui mi sentissi "svenire all'improvviso" per lo stress della vita in città. Era una donna premurosa, ma probabilmente molto sola. I figli non venivano mai a trovarla, chi per un motivo chi per un altro. Era veramente quello che si meritava? Non le chiesi mai il motivo per il quale i rapporti con i suoi figli si fossero interrotti, mi sembrava una domanda inopportuna. Magari un giorno glielo avrei chiesto. Un giorno... Improvvisamente mi accorsi che stavo piangendo: piccole gocce veloci scivolavano sulle mie guance, fino all'altezza del mento, per poi cadere inesorabilmente verso il basso, confondendo il loro rumore con lo scrosciare della cascata. Asciugai con la camicia "i segni della mia tristezza" e lentamente mi apprestai a ripartire. Nonostante tutto ero uscito di casa senza mangiare e ormai si era fatta l'ora di pranzo.
Mangiai a "Le Bernardin", il ristorante fracese preferito da Mary, sulla 51a strada. In qualche modo, sedendo a uno di quei tavoli e mangiando quel cibo, mi sembrava di sentirla ancora vicino a me. La nostalgia stava di nuovo prendendo il sopravvento, quando nel ristorante entrò una giovane coppia. Improvvisamente la sensazione del mio sogno si ripresentò: vedendo i due ragazzi mi sentivo infatti a casa, al sicuro. Per un attimo mi sembrò quasi di rivedere Mary e suo marito ritrovarsi dopo la morte e rivivere insieme i bei momenti della loro vita. La tristezza era completamente passata e un sorriso mi si stampò sulle labbra: in qualche modo sapevo che Mary era felice, ovunque lei fosse. Uscii dal ristorante e decisi di non tornare subito a casa. Avevo ancora qualcosa su cui riflettere, e camminare era per me il modo migliore di rielaborare le informazioni. Gli effetti collaterali ad esempio erano una delle incognite che mi balenavano nella mente. Questa volta erano stati positivi, mi avevano fatto sentire meglio in un momento di sconforto. Quella bella sensazione era fatta per essere condivisa. Decisi allora che da quel giorno mi sarei impegnato per aiutare le persone, iniziando dai miei condòmini, a partire in particolare da Sarah. "L'unico" problema a cui far fronte era come scegliere il sogno in cui entrare. Ancora non lo sapevo, ma molto presto avrei trovato una risposta a tutti i miei dubbi.

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