Capitolo 1

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Dopo essere passata dalla signora Faullet e aver lasciato le due pesti a scuola mi diressi verso l'emporio, dove avevo iniziato a lavorare circa tre anni prima.

L'"Empoire de Madame Dubois" era un piccolo negozio che vendeva un po' di tutto, da generi alimentari a vestiti, da materiale per la pesca ad argenteria. Eravamo solo in tre a lavorare: io, mia cugina Yvonne e la sessantacinquenne proprietaria.

Madame Dubois era una donna energica e sicura di sè che non si era lasciata sopraffare dalla bruttezza del mondo nemmeno quando aveva perso suo marito nella prima guerra mondiale. Si era trasferita a Saint-Michelle da Bordeaux trent'anni prima per trascorrere il resto della sua vita lontano dalla confusione di una grande città e ora abitava in un piccolo podere nella zona ovest del borgo con suo figlio Paul, che si occupava del vigneto e dell'orto.

Iniziai a lavorare dopo aver terminato la scuola. Purtroppo a Saint-Michelle l'istruzione era garantita solo fino ai tredici anni, nessuno infatti continuava a frequentare dopo quell'età e per quei pochi che volevano ancora studiare, si prospettavano solo due scelte: trasferirsi a Bordeaux, che era la grande città più vicina magari da qualche parente o da qualche amico di famiglia, o rinunciare. Inutile dire che la mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi a Bordeaux e che non avevo nessuno lì, quindi decisi di trovarmi un lavoro e nel tempo libero dedicarmi alla lettura e allo studio di ogni libro mi capitasse nelle mani, con le dovute eccezioni.

Camminando a passo veloce sicura di essere in ritardo, vidi Yvonne in lontananza che aspettava fuori l'emporio con le breccia conserte e lo sguardo perso nel vuoto. Batteva istericamente il piede per terra e in quel momento soffiò su una ciocca di capelli biondi che le era caduta sul viso dalla crocchia disordinata in cui se li era raccolti.

"Ehi, Yvy cosa c'è? Perchè non sei dentro?"

Al suono della mia voce trasalì, probabilmente era così presa dai suoi pensieri che non mi aveva sentita arrivare, si voltò verso di me con un'espressione corrucciata e disse :" E' tornato di nuovo quel tizio di due settimane fa con lo stuzzicadenti in bocca. Quando è entrato ero appena arrivata, mi ha chiesto dove fosse la proprietaria e io per liberarmene ho detto che non c'era, ma in quel momento la signora Dubois è uscita dal retro e mi ha detto di lasciarla sola con lui. Non mi piace quel tipo, ha uno sguardo che fa paura"

Due settimane prima mentre stavamo riordinando le confezioni di riso sugli scaffali ci si era presentato un uomo alto, vestito elegantemente. Non avevo mai visto un uomo più elegante di lui e dedussi subito che veniva dalla città. Ma la sensazione che ebbi quando alzò il volto scuro, era di un uomo senza scrupoli, e avrei fatto qualsiasi cosa per sapere che volesse, si trattenne a parlare con la signora poco più di quindici minuti e uscì senza salutare. Quando Madame Dubois uscì dal retro della bottega era pallida e nonostante le nostre pressanti domande, non lasciò trapelare nulla di quello che lei e quell'uomo si erano detti.

Così aspettammo entrambe fuori dal negozio e scattammo come due molle quando sentimmo trillare il campanello della porta. Quando l'uomo uscì ci lanciò uno sguardo truce e disse :"Quella vecchia è matta, fossi in voi la convincerei a cambiare idea prima che succeda qualcosa di brutto"

Quando entrammo la signora Dubois era appoggiata al bancone con entrambe le mani e ansimava.

"Madame, madame si sente bene? Cosa cercava quel tizio da lei?" dissi correndo verso di lei con Yvonne al seguito.

"Oh tranquilla cara, è solo un po' di bassa pressione, tra un po' mi passa" asserì ignorando la seconda domanda. "Piuttosto, mettiamoci al lavoro, c'è da rifare l'inventario e sarà una faticaccia"

La giornata passò lenta e tranquilla, caratterizzata dalle stesse cose del giorno precedente e da quelle stesse cose che, ne ero certa, sarebbero accadute il giorno dopo, seguendo il ritmo cantilenante di una filastrocca.

Il sole stava per tramontare e sulla via del ritorno Yvonne si voltò verso di me e disse :"Stasera Juliàn mi passa a prendere per andare al circolo, pare che sia stata indetta una gara di foxtrot, noi non partecipiamo però dicono che ci sarà da divertirsi, ci sei anche tu?"

"Non lo so, magari la prossima volta?" le dissi con un sorriso di scusa.

"E' la stessa cosa che mi hai detto la volta scorsa, e la volta prima, si può sapere perchè mi dici sempre di no? So che non ti piace il movimento ma non puoi vivere soltanto di libri, devi divertirti"

"Chi ti dice che non lo faccia già?" risposi sempre sorridendo.

"Non credo che la lettura possa essere considerata un divertimento"

"Yvy -dissi fermandomi e guardandola- ci conosciamo da quando eravamo nella culla, non è una novità che abbiamo opinioni differenti"

Lei mi rispose con un sorriso sincero, un sorriso che solo qualcuno che ti conosce meglio di te stessa ti può rivolgere. Eravamo così diverse, lei nella sua spontaneità e impulsività e io così impostata e timida, ma alla fine era proprio questo il bello del nostro rapporto.

When The Thunder Roars [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora