Rinata all'inferno

75 10 42
                                    

Che caldo, mannaggia! SI CREPA!
Buffi, questi modi di dire. Avrò le piaghe sui piedi? Bruciano! Cerco di guardarli, ma non li vedo. Continuo a camminare... DAREI L'ANIMA, per un bicchiere d'acqua! Dicono che ci si abitua a tutto, con il tempo, ma a questo inferno non mi ci abituerò mai. Non c'è nemmeno un orologio, in questo schifo di posto; d'altronde non serve.

"Seguitemi! Di qua!" grido alla fila di persone dietro di me, ancora un giro e ho finito, mi aspetta la mia meritata pausa.
Eccolo! Il mio superiore! Fa vorticare la coda, deve essere molto arrabbiato, mi avvicino appena, cercando un po' di aria tiepida prodotta da quel movimento nervoso.

"Un bambino, cazzo!" lo sento sbraitare passandogli accanto, "È troppo perfino per me"
Giro a destra, poco dopo il simpatico vecchio incatenato, accennandogli un saluto con il capo.
"Di qui, ci siamo quasi. Attenzione a quel dirupo!"
Accompagno il gruppo a destinazione, e torno sui miei passi.
Ancora un giro, l'ultimo, il peggiore.

"Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia"
Chi aveva detto una cavolata simile? Di sicuro non l'ha vissuto, l'inferno! Chi gradirebbe la compagnia di assassini, stupratori, ladri...? Sono quasi tutti cattivi, qui. Nel profondo dell'anima.

Lo vedo da lontano, quel gruppo schifoso immobile, che mi attende. Mi avvicino, camminando piano, cercando ad ogni passo di ricacciare in gola l'odio. Inspiro, espiro.
Un grosso uomo al centro blatera e gesticola, attirando la più completa attenzione di quegli sguardi immondi. Si zittisce, appena mi vede. Mi rivolge un sorriso; i denti sono più bianchi di quell'ingannevole collarino che spicca al collo.
Devo trattenere l'impulso che mi stringe lo stomaco e mi fa tremare le mani... come glieli strapperei volentieri, quei denti! A essere sincera non sono l'unica cosa che strapperei, a quel porco. A questi porci.
Ma non posso, se voglio continuare a fare il mio "lavoro" devo comportarmi bene. Sono stata scelta, anzi noi siamo stati scelti, perché non abbiamo mai fatto male a nessuno, se non a noi stessi.

So quello che gli spetta, nella grotta a loro dedicata, e un po' mi rincuora... ma quelle anime candide, cosa hanno fatto di male? Poveri piccoli angeli, con i loro dolci faccini deturpati da troppo dolore e da lacrime crudeli...

"Seguitemi. E guardate dove mettete i piedi" gli schifosi mi seguono, il prete apre la fila.
Scendiamo un infinito numero di scalini. Il caldo è sempre più opprimente. La luce è sempre più soffocata.
Il male e la cattiveria mi perforano la testa, simili a delle grida fortissime, appena apro il grosso portone della loro grotta nera e cocente. Mi porto inutilmente le mani alle orecchie.
"Dentro!" ordino a quegli esseri ripugnanti.
Il prete è il più nauseante. Si inginocchia. Piange. Prega. Non voglio togliere le mani dalle orecchie, le urla mi stanno facendo impazzire. Do un calcio a quel grosso culo flaccido, spingendolo dentro il suo inferno. Lo guardo piagnucolare, sembra un bambino. Questa associazione di immagini è incredibilmente crudele. Chiudo il portone e corro, anche se i piedi bruciano, corro. Scappo da quelle tenebre, scappo da quelle grida, scappo da quel male, scappo dalla vicinanza di quegli uomini spregevoli...
Corro verso la mia pausa. La pausa, ha un significato diverso, qui.
Nella mia vecchia vita, anzi dovrei dire nella mia vita, era un caffè, caldo ma non troppo, una sigaretta aspirata con calma, fumo velenoso che mi coccolava i polmoni. Silenzio e tranquillità disturbati appena dal dolce rumore di pagine sfogliate. I libri, leggere era la mia ossessione. Ho conosciuto un uomo, qua, che ha quasi ucciso il suo collega perché gli rivelava il finale dei gialli. Ecco, allora forse no, non era un'ossessione. Era amore, il mio unico amore...

Qui è tutto diverso. Pausa significa che non ho nessuno da accompagnare al suo inferno, ma non ho nemmeno un angolo che non sia cocente per potermi sedere. Non è silenzio. Non c'è mai silenzio, qui. Urla strazianti, lamenti e singhiozzi sono la mia colonna sonora. La pausa è solo tempo che scorre, o forse che rimane fermo dove è. Caldo. Vapore. Fiamme. E soprattutto non ci sono libri.

Rinata all'infernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora