Capitolo 1 - La tua testa sta bruciando

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Aprii gli occhi e vidi il soffitto. Quella mattina di settembre sembrava sospesa nel tempo. Girai il viso e posai lo sguardo sulla finestra, dall'altra parte della stanza, alta fino al soffitto e con le tende di seta leggermente discostate, così da permettermi di scorgere l'esterno. 

Guarda, il cielo è così chiaro che a stento si vedono le nuvole.

Sentii il sussurro così nitidamente che per un attimo pensai di non essere sola in quella stanza, all'alba. Si stava avvicinando l'autunno, alcune foglie iniziavano a ingiallirsi.

Lo vedi che si sta alzando il vento? Guarda quei rami, quelle foglie, stanno danzando.

La luce mi abbagliava gli occhi, la mia mente era pesante. 

Ero sola, e avevo molto tabacco nella borsa. L'avevo rubato a mia madre la sera prima, diceva che era tra i più forti in commercio. 
Fumare la mattina? Appena sveglia? Non è una buona idea.
Oppure è una splendida idea.
Rimasi ferma a fissare il vuoto per qualche minuto, lo sguardo assente, immersa nei pensieri del dormiveglia fatti di frammenti di sogno, che non danno pace. 
Prima di accorgermene mi ritrovai affacciata alla finestra, la sigaretta in bocca, la sensazione di adrenalina che mi pervadeva lo stomaco. 

La accesi e osservai la nuvola densa e bluastra che andava dissolvendosi nell'aria fresca del mattino, che sapeva di solitudine. Sembrava tutto così tranquillo. Riuscii addirittura, per i primi momenti, a non pensare assolutamente a nulla. 

Un'atmosfera decisamente rilassante. 

Maledissi quell'osservazione.

Senti che quiete, perché non ti stai rilassando? Non ci riesci, come mai? C'è qualche problema? Trova il problema, scaccialo, devi rilassarti, l'atmosfera è così rilassante. Perché non ti stai rilassando?
Sentii il battito accelerare, chiusi gli occhi e cercai un appoggio per la mia testa, come se stesse per fluttuare via da un momento all'altro.
Rilassati, dannazione rilassati! Hai paura di mamma, quando scoprirà che le hai rubato quel prezioso tabacco? Oppure pensi al tuo maestro? Si aspettava una grande poesia da te, in fondo hai una mente così brillante a parer suo, e invece si è trovato davanti un sciocco e banale poemetto sulla noiosa vita coniugale. Patetica. Vuoi che mi fermi qui?
Insomma, perché non ti stai rilassando? Rilassati, rilassati!
Rilassati!

Spalancai gli occhi, per poco non svenni. Volevo chiedere spiegazioni al mio cervello, ma solo lui riesce a parlarmi, e a volte preferirei non lo facesse.

Cominciai inevitabilmente a pensare, a struggermi per qualcosa di indefinito e vago, una cascata di idee e parole e voci che mi tormentavano e che si scontravano sulle pareti della mia testa, lì lì per esplodere. Immagini senza senso, confuse, angoscianti e mostruose, urla grida gemiti di dolore, mi parve di sentire il sapore del sangue in bocca. Non riuscivo a gestirle, troppe idee e visioni tutte insieme, completamente fuori controllo. Se cercavo di soffermarmi su una di esse, ecco che ne comparivano altre cento, un vero uragano, finché mi colpì un forte capogiro.
Non mi accorsi che avevo cominciato a dondolare, persi l'equilibrio e la mia testa incontrò violentemente il muro.
Che è successo? Dov'eri finita?
Mi pentii amaramente di aver fumato.
Non è stato bello, mi sono spaventata.
Buttai quella dannata sigaretta e mi lanciai sul letto, affogando sempre di più nelle acque tempestose che abitavano la mia testa.
Ammettilo, adori sentire la testa che va a fuoco. Quell'ultimo pensiero mi suonò strano, odio sentirmi così, dovrei adorare qualcosa che mi fa male?

Mi scordai di chiudere la finestra, e il vento fresco del mattino, aggressivo, entrava e si infiltrava nella mia pelle. Caddi in un sonno profondo apparentemente senza sogni che sembrò durare un'eternità. Venni svegliata da un rumore proveniente dalla piazza davanti a casa mia, mi riaffacciai alla finestra e vidi un gruppo di persone intente a raddrizzare una piccola carrozza che, solo Dio sa come, si era ribaltata.
Ci vorrebbe un'altra sigaretta, che dici?
Vai al diavolo.
Potresti andare a farti un giro! Salta in groppa al tuo bel cavallo e vagabonda fino a trovare una radura, coraggio, sì che ne hai voglia.
Fui pervasa da una forza d'animo che mi stupì eccome.

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