Adrenalina

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Si risvegliarono uno dopo l'altro in una stanza grande ed ordinata. Le finestre aperte, ma le tende in cotone semi trasparente completamente ferme. Il caldo li avvolgeva come un guanto, le fasciature e le medicazioni erano fastidiosi come indumenti di troppo.

Bakugou sentiva il collo indolenzito, lo mosse piano voltandosi quando Recovery Girl si posizionò accanto a lui informandolo che fosse il suo turno. Stava passando da tutti i pazienti congedandoli non appena finiva di visitarli.

Si mise a sedere ignorando il leggero pulsare sulle tempie, sentiva la bocca secca e il sangue ribollire. Dopotutto non sapeva se preferire l'afa estiva o il gelo provato quella mattina nel sottosuolo. Anche se in quel modo non poteva usare il proprio quirk, almeno non provava costantemente il desiderio di correre e far saltare per aria chiunque.

Sentiva addosso gli occhi di Midoriya e dei ragazzi che ancora dovevano essere visitati. Avvampò per il nervoso, indurì i muscoli, serrò la palpebre per non vederli più mentre la vecchia dottoressa gli auscultava il cuore e misurava la pressione.

"Bakugou i tuoi valori non vanno affatto bene, ripassa appena dopo cena perché voglio approfondire."

Il biondo sbuffò seccato.
"Sono tre settimane che i miei valori sono questi."

Recovery Girl indurì lo sguardo e le rughe della sua pelle si fecero più profonde nell'aggrottare la fronte.
"Non era una domanda" disse con la sua solita voce sottile, riuscendo comunque a risultare severa e categorica prima di passare oltre e andare al lettino successivo congedandolo.

A lui non rimase altro che uscire dall'infermeria sbattendo la porta per manifestare il proprio disappunto, esattamente come un bambino capriccioso.

L'orologio appeso sulla parete segnava mezzogiorno da poco passato, secondo i suoi calcoli la prova era durata un po' più di un'ora e da quello che aveva potuto capire quel pomeriggio ci sarebbero state le lezioni in maniera regolare. Rifletté sul fatto che per tutta la settimana avrebbero dovuto affrontare le prove pratiche, ma non riusciva proprio a immaginare quale fosse stato lo scopo di quella svolta in mattinata. Si erano fatti sconfiggere, prendere a pugni, fine. E l'uomo che avevano dovuto affrontare... chissa chi era. Bakugou non poteva fare a meno di ammirarlo, avrebbe voluto essere esattamente come lui. Spavaldo, incrollabile, imbattibile.

La ghiaia polverosa e secca scricchiolava sotto ai suoi passi, le mani in tasca, lo sguardo basso perché infastidito dal sole. Si fermò confuso guardando alla propria destra, dove avrebbe dovuto esserci almeno una voragine o un cumulo di macerie a causa del crollo di quella mattina, e invece niente. Il cortile era liscio ed immacolato, una distesa perfettamente orizzontale su cui il sole bruciante di mezzogiorno batteva imperterrito.

"Al diavolo" pensò, stanco di farsi domande logiche in quel posto di pazzi.

Qualche minuto dopo stava per entrare nel dormitorio, ma prima di riuscire a portare in avanti la mano, ecco la porta aprirsi all'improvviso.

"Bakugou!"

Fu sorpreso di trovarsi Kirishima di fronte, era così preso dai propri pensieri che non aveva fatto assolutamente caso a chi mancasse all'appello in infermeria.

"Uh ciao" lo salutò preso alla sprovvista.

"Tutto a posto?" gli chiese sorridente.

"Sì sì, sono appena uscito dall'infermeria" rispose.
"Immagino che a momenti usciranno tutti."

"Vieni a pranzo con noi? Stiamo andando in mensa."

"Tu e chi altro?"
Non aveva voglia di stare in mezzo a tutti quanti, era ancora un po' infastidito da com'era andata la prova della mattina ed inoltre quel caldo lo rendeva poco propenso alla pazienza.

Dannato IstintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora