*aracnofobia/a·rac·no·fo·bì·a/
Timore ossessivo dei ragni.*
La prima volta che Min Yoongi vide Park Jimin fu davanti all'immenso fiume Han. Il maglioncino color lavanda svolazzava con leggerezza, le braccia spalancate e gli occhi chiusi.
Bellissimo. Park Jimin era davvero bellissimo ma in quel momento ancora senza nome.Con il suo naso piccolo e le sue guance rosse era bellissimo, e lo era persino con le rughe di espressione messe in evidenza dalle sopracciglia; tutto quel freddo doveva irritarlo parecchio, visto il modo in cui tremava.
Eppure se ne stava lì, immobile come una statua a prendersi tutto il fresco del vento quasi Zefiro stesse mandando baci rivolti a lui.Non ci aveva dato tanto peso inizialmente, davvero non lo aveva fatto perché fu istintivo per lui sedersi e iniziare a fare quello per cui era venuto in quel posto solitario: disegnare.
Doveva essere una tipica giornata d'en plein air, e sul suo blocchetto doveva raffigurare soltanto acqua e tanti denti di leone, ma davvero fu preso di petto da un'ispirazione che ormai gli mancava da tanto tempo. Non era propriamente dovuto all'aspetto del ragazzo che stava di fronte a lui, ma per la sua espressione sofferta e per la bizzarra situazione in cui se ne stava silenzioso, con le braccia spalancate ad abbracciare il freddo delle cinque e mezzo del pomeriggio e a farsi guardare dagli ultimi raggi di sole.
La grafite prese a cantare su carta e, per la prima volta dopo mesi di nulla totale, Yoongi sorrise sin dalla prima linea tracciata sulla grammatura spessa. Era un abbozzo veloce, e inondato dalla paura di perdere il soggetto del suo disegno, perdeva più tempo a fissarlo che a disegnare per davvero, per imprimersi la sua figura in mente e poter finire l'indiscusso capolavoro di quel giorno di fine gennaio.
Fu un attimo, un suono inaspettato e un battito del cuore più accelerato, sorpreso di quell'improvviso taglio dato al silenzio che incombeva. «Non sai che è maleducazione fissare le persone in quel modo?» il suo tono, nonostante la frase accusatoria, era stanco, dolce e cadenzato, e Yoongi volle paragonarlo ai denti di leone che li circondavano mentre il viso si colorava di un leggero rosato.
«Mi dispiace, no-non credevo che» balbettò pieno d'impaccio e la sua frase si fermò a mezz'aria quando notò il biondino voltarsi verso di lui con un sorriso mesto sulle labbra. Rimase zitto perché non sapeva davvero cosa dire, non sapeva davvero cosa fare, ma il ragazzo di fronte a lui non sembrava aver voglia di discutere, e anzi, con le mani dietro la schiena si era avvicinato e aveva sbirciato senza pudore il suo bozzetto.
Yoongi boccheggiò ancora, mal celando la voglia che aveva di guardarlo; sobbalzò ancora quando Jimin ridacchiò dolce e senza scherno «È davvero bello.» aveva detto «Però hai mancato la cosa più importante.»
Il corvino lo fissò turbato, spostando lo sguardo dal bozzetto al suo soggetto, e, trovando un po' di coraggio diede voce ai suoi dubbi. «Cosa?»
Jimin non perse il sorriso, e davvero non sembrò per niente turbato dalla conversazione.«Mancano i ragni.»
*
Yoongi non si dava pace, non riusciva a capire cosa fossero i ragni e non riusciva a capire cosa intendesse il ragazzo che aveva visto al fiume. Ci era tornato tutti i pomeriggi con la speranza di rivederlo, ma a dargli il benvenuto aveva trovato tanti denti di leone e nessuna figura esile a sorridergli.
Era strano, a dir poco lancinante la sensazione che lo prendeva alla bocca dello stomaco, quasi come se avesse dovuto fermare il ragazzino e parlargli di qualsiasi cosa gli passasse per la testa. Quel sorriso, il sorriso che lo aveva ammaliato qualche giorno prima, ora lo sentiva risalire amaro fino in gola per nessuna ragione particolare.
Gli artisti sono dei tipi particolari, ci avete mai prestato attenzione? È un attimo che divide il pensiero dall'ammirazione, e in quel piccolo attimo la mente si spegne e va in direzione di un unico pensiero: il proprio soggetto.
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Aracnofobia \\YOONMIN
Fanfiction* Lui che non aveva mai avuto paura di niente, lui che viveva la vita con gioia, lui che non si lasciava intimorire da niente e da nessuno, vacillò. Scoppiò in lacrime, e per la prima volta si sentì improvvisamente aracnofobico. * aracnofobia/a·rac...