Capitolo 5

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"Francis, forse sarebbe meglio portare il giovane in ospedale, lì potrai tenerlo meglio sotto controllo e avresti anche l'aiuto di Jules e Susanne" disse mia madre togliendo i piatti della cena dalla tavola.

"Già papà, se fosse un assassino e stanotte si svegliasse e ci uccidesse tutti? Magari sta solo fingendo di dormire" esordì Fabrice mentre sul volto di George si dipingeva un'espressione impaurita.

"Fabrice, non dire queste cose assurde, stai spaventando tuo fratello -lo rimproverò mia madre- George, tesoro non potrebbe mai accadere una cosa del genere"

"E' in condizioni gravi e sarebbe pericoloso spostarlo ora in ospedale, rimarrà qui finchè non riprenderà coscienza, a quel punto decideremo come comportarci" intervenne mio padre che, spostando lo sguardo verso Fabrice, continuò :" Dubito fortemente che nelle sue condizioni attuali possa essere pericoloso, probabilmente anche dopo essersi svegliato ci vorrà un bel po' di tempo affinchè riprenda a camminare di nuovo"

"L'ultima volta che sono andata a controllarlo è stata mezz'ora fa, faresti meglio a visitarlo prima di andare a dormire" gli propose mia madre.

Mio padre che aveva appena preso in mano Delitto e Castigo per continuare a leggerlo lo posò sulla mensola del camino e, prendendo la valigetta, mi disse :"Vieni a farmi da assistente?"

Di rimando mi affrettai a riporre la tovaglia piegata nel cassetto :"Certo" risposi.

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Guardando il ragazzo che dormiva nel mio letto pensai che non aveva proprio una bella cera, si agitava nel sonno e il suo volto era pallido e madido di sudore.

"Ha la febbre -disse mio padre guardando il termometro a mercurio- bisogna pulire la ferita e cambiare i bendaggi per evitare che la ferita si infetti. Il suo organismo è debole : probabilmente prima di arrivare qui è stato digiuno per almeno un paio di giorni, se per domani sera non si sarà svegliato dovremo ricorrere ad una flebo. Credo che stanotte dovrò rimanere sveglio". Lo vidi strofinarsi gli occhi.

"Puoi lasciarlo a me. In ospedale domani avranno bisogno di un medico riposato, la cosa più grave che posso fare io invece è mettere il riso nello scaffale del grano". Così quella sera mio padre andò a letto con la rassicurazione che se ci fossero stati peggioramenti non avrei esitato a svegliarlo.

Il grande orologio della piazza di Saint-Michelle aveva da poco annunciato le due del mattino quando decisi di chiudere il libro che mi aveva intrattenuto fino a quel momento per asciugare il sudore dalla fronte dello sconosciuto.

Presi il panno immerso nell'acqua della bacinella sul comodino, lo strizzai e mi avvicinai al suo volto. Gli passai il panno prima sulla fronte, poi sulle guance e infine scesi sul collo al quale notai che era legata una lunga collana in corda il cui ciondolo era nascosto dalla camicia. Mi lasciai vincere dalla curiosità e sfilai la collana per vederla meglio : il ciondolo era un tondo di legno sul quale era raffigurato il bassorilievo di una stella ebraica.

Improvvisamente il ragazzo iniziò a lamentarsi e schiuse gli occhi, di riflesso nascosi la collana dietro le spalle subito prima che puntasse i suoi occhi neri su di me.

"Dove sono? Chi sei?" mi chiese con lo sguardo appannato.

"Siete a Saint-Michelle- iniziai- ma cosa fa si rimetta subito giù, è troppo debole per camminare" dissi allarmata mentre lui si appoggiava al comodino per mantenersi in piedi. L'ultima cosa che disse prima di svenire per il dolore provocatogli dalla ferita alla gamba fu :"Devo trovare Christine".

Riuscì a prenderlo prima che cadesse di faccia sul pavimento, con tutte le forze mi impegnai per reggere il suo peso e alla fine riuscì a rimetterlo a letto. Quando mi risedetti sulla sedia vicino al letto avevo il fiato corto e, rigirandomi la collana tra le mani, mi chiesi quando avrei potuto sapere qualcosa su quel ragazzo che era piombato di punto in bianco nella mia vita.

When The Thunder Roars [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora