59 -Ai tuoi occhi sono incertezza, condanna, meraviglia- [DEKU]

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Non è sabato, è passato solo un giorno dall'ultimo aggiornamento, ma ho deciso di farvi un regalo e pubblicare oggi un nuovo capitolo.
È ambientato nel passato, ma Deku, come ho fatto per lo scorso speciale, narrerà in tempo presente.
Spero vi piaccia❤



Oggi mi hai detto qualcosa di diverso, Kacchan, qualcosa che non mi sarei aspettato da te. Con un espressione che non ho potuto vedere, mi hai sussurrato : "Non pensare a me.". Non ho saputo come reagire, davvero, ma a poche ore di distanza saprei cosa risponderti.
Non conosci il significato dei miei gesti, nè di quest'instabile presente, e desidero ardentemente affogare assieme a te in questo mare di sensazioni; non vorrei dovermi confrontare da solo con la realtà, ma sono stato costretto e, per la prima volta, una parte della colpa la devo affidare a te.
E adesso ti direi che è difficile scacciarti dai miei pensieri, ti sei insidiato troppo in profondità ed estirparti farebbe male. Ho paura del dolore nonostante il coraggio che mi manda avanti, dovresti saperlo.
Il legno è freddo come ghiaccio ed i miei piedi, non saprei dirti come, faticano a resistere al fuggirne, eppure tutto in questo appartamento emana un flebile gelo, non l'hai mai notato?
C'è più spazio del dovuto, tanto che non so più come distribuire i miei ripensamenti in modo da non lasciar vuoti, non mi piace il soggiorno con questo morbido divano su cui mi sono tuffato ore fa, alle prime luci dell'alba, ci sto sprofondando, mi inghiottisce mentre attendo, con il groppo in gola, che la serratura scatti. Sto scomodo con i gomiti sulle ginocchia e la schiena curvata, l'intorpidimento che sale lungo le gambe.
Eppure ci era parso perfetto il giorno in cui abbiamo deciso di viverci, accogliente. Le persone sono illusorie persino con se stesse, ci credi?
Non è stata la cucina moderna, le grandi e luminose vetrate che davano sul balcone, ma l'idea che avremmo condiviso tutto ad attrarci.
Sono passati tanti mesi e trovo ancora angoli nascosti in cui cercare oggetti immaginari, cassetti che avevo ignorato diventano una piacevole sorpresa e ti mostro la mia infantilità mentre sorrido soddisfatto, ti diverto e questo mi ha reso talmente cieco nei tuoi confronti. Non è stata mia intenzione, voglio che tu mi creda, farti sentire così perso e farei qualsiasi cosa pur di trascinarti fuori da questo labirinto invisibile in cui ci siamo abituati a camminare.
Sono strani il mondo ed il modo in cui stiamo vivendo, ha infiniti volti malevoli, delicati, ingannevoli; non siamo mai stati pronti ad affrontarlo, tuttavia non posso ignorare la tua mancanza in questo momento e se dovessi combatterlo per evitare che ti allontani da me sappi che non potrei esitare.
Mi sono arrabbiato tanto stamattina, credo di aver voluto davvero darti un pugno, urlarti in faccia, farti sentire in colpa per esserti dimostrato troppo apprensivo nei miei confronti, ma quei tuoi occhi sono riusciti, come sempre, a fermarmi. Ti ho guardato e ho pensato solo di non esserne in grado, perchè ti amo e non ho avuto il coraggio di ferirti. Forse avrei dovuto avere più fiducia in me stesso, forse avrei dovuto colpirti in pieno volto, potrei farlo quando ritornerai da me stasera, so che lo farai, e dopo potrei baciarti sussurrandoti di essere un idiota, sono certo che ti piacerebbe.
Avevo immaginato una colazione più tranquilla quando mi sono alzato e ti ho trovato in cucina intento a posizionare due piatti stracolmi di pancake sul tavolo, con tanto di fragole e tazza di tè accanto. Scompigliandomi il ciuffo di capelli mi ero avvicinato sbadigliando ed ecco che già stava comparendo un sorriso sulle tue labbra, devo ammettere che mi è dispiaciuto rovinare quel l'espressione stupenda, avrei voluto che la conservassi, egoisticamente, solo per me, perchè mi rincuorasse e mi facesse passare la nausea dovuta al nervosismo.
Avevamo dormito poco, ieri sera è stata movimentata, mi dolgono ancora le gambe se ci penso, e sento le tua presa sui lividi che hai lasciato lungo i miei fianchi, sulle braccia, se mi sfiorassi il collo rammenterei i tuoi denti tirare la pelle ed i tuoi baci lungo la mascella. Arrossisco anche se ci dovrei essere abituato, è che ogni volta che mi sfiori è come se fosse la prima volta.
Mi hai abbracciato con tanta delicata forza che non scherzo nel dire che mi sono letteralmente sciolto fra le tue braccia tremando al ricordo della notte appena trascorsa.
《Non mi dire che non ne hai ancora abbastanza.》hai sibilato tentatore ed io, sicuro che fosse a causa della tua cattiva influenza, ho ghignato alzandomi in punta di piedi per
far scontrare, con aria innocente, le nostre labbra. E le tue mani hanno stretto la mia vita come se fossero pronte a farmi ricadere a terra dopo quel breve saluto.
Ti ho illuso efficacemente prima di trasformare il falso bacio che ti stavo dando in un contatto più che inappropriato alla gentilezza che meritavamo entrambi dopo la passione di cui eravamo stati schiavi e che, purtroppo, mi stava ancora tentando.
Il come sia finito steso sull'isola della cucina non lo rammento, ma posso affermare che, alcuni respiri profondi, morsi, imprecazioni da parte tua e frasi del tipo: "Sei un gran bastardo, non osare lamentarti quando avrò finito." dopo, tu mi stessi stringendo forte mentre il mio petto sussultava e rabbrividiva nell'esporre all'aria i marchi che ti eri preoccupato di spargere sul mio corpo e che si erano andati ad aggiungere ad innumerevoli altri. Rammento anche il marmo freddo su cui posavo e la vestaglia color crema aperta che distribuiva i lembi della sua stoffa sulla superficie attorno a me, le braccia abbandonate e stese, avvolte da maniche larghe che ormai erano scivolate dalle spalle. Osservavo le mie dita con sguardo perso, bocca socchiusa, guancia posata sulla fredda pietra, mente assorta nei ricordi recenti dei tuoi tocchi e annebbiato dal profumo dei tuoi capelli. Mi dispiace, ormai eri costretto a fare una seconda doccia grazie al sottoscritto.
Cazzo, quando sei diventato così bravo da farmi perdere totalmente la lucidità, da farmi sentire distante da tutto? Ho scordato, per secondi memorabili, di doverti svegliare da questa nostra meravigliosa realtà.
Ti ho accarezzato la schiena sospirando soddisfatto e tu hai ridacchiato prima di avvolgermi la nuca e sollevarmi di poco, il giusto per manovrarmi adeguatamente. La mia spina dorsale si era inarcata, la nuca accompagnata dalla tua mano aveva lasciato cadere il peso del capo all'indietro. Ero molle fra le tue dita, resistente, ma in tuo pieno controllo.
Scottava, ogni nostro contatto scottava ed io mi sentivo trascinare via da una tempesta di sensazioni in grado di annullarsi a vicenda.
《Ti amo, Deku.》
Le mie gambe, a penzoloni dall'isola e costrette a stare divaricate dalla tua presenza, tremarono quando qualcosa di umido si posò sul mio ventre per poi salire, ad ogni punto sensibile che trovavi bisbigliavi qualcosa che non riuscivo a cogliere, poi la tua lingua è arrivata vicino al mio orecchio e tutti tuoi ultimi gesti si sono rivelati quasi privi di lussuria quando mi ha detto, sincero e ripetitore, ma assolutamente sconvolgente: 《Sei un abile tentatore, sai? Troppo abile. Cazzo, ti amo, ti amo...ti amo.》e avvolgesti i petali arrossati sul mio viso, mordendone la carne, lacerandone la pelle, divorando i respiri che tentavano di fuggire e di dar voce ad una risposta che non sono stato in grado di pronunciare per la stanchezza che mi aveva reso alla tua mercè.

Con i capelli ancora umidi dalla doccia, mi sono infine ritrovato seduto al tuo fianco, con le guance gonfie e un'aria contenta nel gustare la colazione che ti eri premurato di preparare. Ingoiato l'ultimo boccone, la mia mano aveva lasciato cadere pesantemente la tazza sul tavolo e tu, impreparato, ti eri voltato verso di me con sguardo cunfuso.
《Io...devo parlarti, Kacchan.》
E non so cosa ti sia passato per la testa nel vedermi ritrarre veloce la mano dalla ceramica, nel rivolgerti uno sguardo indecifrabile, ma non mi perdoneresti mai se ti mentissi, perciò confido in un tuo ritorno, permettimelo.

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