Capitolo 19 | Il piano oscuro

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1.

La sera successiva alla rivelazione della verità di Flavio ai propri figli su cosa fosse accaduto alla loro madre il clima in casa Moggelli non era del tutto disteso. Avevo interpretato male ciò che i protagonisti di quella vicenda avrebbero provato: Flavio non mi rivolgeva la parola o comunque non c'era modo di instaurare un vero dialogo con lui. Mi osservava con la coda dell'occhio mentre svolgevo il noiosissimo lavoro da ufficio di catalogazione dei vecchi casi e non mi diceva nulla, ma io sentivo che avrebbe voluto picchiarmi. In qualche modo credo mi ritenesse responsabile di quella sua esposizione emotiva nei confronti di Bianca e Fabio. I due ragazzi, invece, avevano mantenuto con me un rapporto normale, ma parlavano meno per una questione di metabolizzazione di quanto confessato loro dal padre. Sembravano forti, invulnerabili, ma dentro di loro c'era un uragano e cercavano di domarlo dedicandosi alle più svariate attività, dal leggere allo scrivere, fino al guardare la tv. Li notavo bene, nei momenti di apparente calma, gli occhi avvolti dalla patina di dolore di Bianca e i gesti smorzati di Fabio. E li comprendevo.

Tutto cambiò durante un pomeriggio di tre settimane dopo. Ottobre era inoltrato, l'autunno sapeva di ghiaccio, vento e bevande calde e nonostante ci fossero i raggi del sole il freddo non accennava a diminuire. La città era avvolta da una coltre di gelo e la temperatura non si smuoveva dai dieci gradi centigradi, il che – secondo Flavio, che aveva ripreso a parlarmi solo ed esclusivamente da qualche giorno – era anche un lusso, date le usuali temperature della città in quel periodo dell'anno.

«Vedrai, a dicembre congelerai» mi disse mentre eravamo in ufficio. Era un pomeriggio noioso e l'avevo passato ad occuparmi di quella parte del lavoro che probabilmente non avrei mai imparato ad apprezzare: gli intrecci burocratici, di documentazione. Pagine e pagine scritte al computer in cui descrivevo vecchi casi, li esaminavo e poi raccontavo per filo e per segno ciò che era contenuto in altri documenti scritti a mano con una grafia, quella di Flavio, illeggibile. La mia salvezza bussò alla porta secondaria dell'ufficio alle ore sedici e quarantadue.

Di fronte a noi si presentò un uomo slanciato, con indosso un abito elegante, tuttavia senza cravatta e con il colletto della camicia leggermente stropicciato. Era un uomo alto, longilineo, che aveva superato i cinquant'anni ma che si conservava dignitosamente grazie a un volto gioviale, un taglio di capelli giovanile tendente al brizzolato e una barba caprina dello stesso colore abbinata a un pizzetto rasato corto.

«Sono Gabriele Fiordi e ho bisogno di parlare con lei, detective» disse a Flavio.

«Una crociera nei mari del Mediterraneo?» Flavio non riusciva a crederci. «E lei ce la offre gratis?».

Gabriele Fiordi, dall'alto del suo sguardo fiero, ci fissava come se fossimo alieni, un po' incerto sul da farsi. A guardarlo sembrava un uomo onesto, un lavoratore incorruttibile e uno di quelli che curava ogni minimo aspetto del suo corpo, dalla tonalità alla superficie.

«Tecnicamente è un viaggio di inaugurazione per la nostra nuova nave da crociera, la mitica Karen. La società per cui lavoro ha lavorato per anni al fine di creare questo gioiellino e per il primo viaggio ha voluto coinvolgere personalità di spicco del nostro paese. Verrete fotografati mentre salpate e messi sui giornali: voi avrete un viaggio gratis, noi attireremo potenziali clienti approfittando della vostra popolarità. Che ne dice?».

Flavio sembrò pensarci su e sono certo che stava per rifiutare, ma tutto cambiò quando dalla porta dell'ufficio comunicante con il resto della casa spuntò Bianca. Nessuno di noi sembrava essersi accorto della sua presenza, era arrivata di soppiatto e si era stazionata sulla soglia in attesa di poter intervenire. Probabilmente aveva ascoltato tutto il discorso, perché la sua prima frase fu: «Quando partiamo?».

«Aspetta un momento» le disse Flavio voltandosi verso di lei. «Tu da quando sei qui?».

«Dall'inizio» ribatté lei. «Ci servirebbe proprio una vacanza di qualche giorno. E poi è gratis!» esclamò. «Se non ne approfitti sei un pollo, papà».

2.

Molto più in là,

Qualche ora dopo

Mauro Diaschi fissò Oliver Clyde dritto negli occhi: la sua pelle d'ebano quasi scompariva nell'oscurità dello studio del boss del Fuoco Re. Oliver, volto imperlato dal sudore per via della tensione, non proferiva parola e provvedeva ad ascoltare quanto Mauro gli stesse dicendo.

«Una crociera?» domandò Oliver.

«Una crociera» sibilò Mauro. «Mio figlio Diego» indicò il ragazzo alla sua sinistra, il suo legittimo erede alla guida di quanto aveva creato «ha organizzato tutto. Sarà anche l'occasione per valutare il grado di preparazione di un nostro elemento».

Diego sghignazzava nell'ombra e ridacchiava fissando lo schermo di un pc portatile. La luce bluastra gli invadeva il viso donando ai lineamenti sinuosità diverse, spigoli più feroci. E il suo sguardo...il suo sguardo era la cosa più spaventosa del mondo, un connubio di follia e violenza. Oliver ne era spaventato, anche se non voleva ammetterlo. Era diverso da suo padre, era animato dalla violenza nuda e cruda e potevi constatarlo in ogni gesto, in ogni singola occhiata.

«La crociera» spiegò Mauro «sarà il pretesto per eliminare alcuni vecchi nemici del Fuoco Re. Stiamo costruendo una menzogna in piena regola, un viaggio inaugurale su una nave rimessa a nuovo. Nel corso della crociera un nostro agente ucciderà uno ad uno tutte le persone che hanno avuto contenziosi con noi in questi anni e che per motivi disparati non abbiamo potuto uccidere in situazioni diverse. Flavio è fra questi e verrà ucciso anche lui, insieme a tutta la sua famiglia. Oh, e uccideremo anche il ragazzo detective. Non vogliamo gente come lui, dico bene? Degno figlio di suo padre, un ficcanaso con troppo coraggio».

Oliver sorrise: la sua vendetta e quella del Fuoco Re su Flavio stava per compiersi. 

La rinascita del sangue  ||| - The Red Thread Saga ||| Stagione 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora