"Nessuno come Lucrezio ha compreso l'amore: egli, sia pure da materialista, l'ha rappresentato nella sua realtà, come volontà di due esseri di non essere più due ma uno, e, in tal modo, si è avvicinato indefinitamente alla spiegazione della realtà spirituale dell'amore che è appunto bisogno e volontà di quella comprensione perfetta, di quel punto dell'unione che due esseri raggiungono quando sanno essere, non più due anime atomisticamente contrastanti, ma una."
"Ma io me lo sono ricordato."
La mia voce fu un flebile sussurro, persino io stentavo a riconoscerla. Mi avvicinai a lui mentre con una mano mi preparavo a sfilar via quel pezzo di stoffa e la sua elegante camicia blu. Catturai debolmente le sue labbra con le mie, faticai a staccarmi da lui ancora una volta mentre il mondo fuori andava avanti, inesorabilmente. Ci guardammo lungamente negli occhi mentre la sciarpa di seta bianca, ancora macchiata di rosso, scivolava via dal suo collo per posarsi tra le mie mani immacolate. Era il mio sangue, quello. Brian mi guardò attentamente: uno sguardo malinconico, quasi triste, forse colpevole? Poi lo distolse per posarlo altrove e in quel momento capii quanto male facesse.
Quel pezzo di stoffa era rimasto lì, sulle sue membra pallide, per ricordargli quanto fosse facile soffrire. Un monito: Brian ricordava perfettamente la notte del ballo, quella maledetta notte. Strinsi la leggera sciarpa forte tra le mie mani, improvvisamente, poi, lasciai la presa mentre questa scivolava via sul pavimento freddo. Scivolò via insieme ai brutti ricordi di quel momento che sembrava così lontano ma che in realtà era ormai scolpito tra i nostri pensieri.
Mi strinsi ancor di più a lui e, mentre a fatica cercavo di farmi spazio tra le sue braccia, gli sfiorai il ventre con la mano. Il suo corpo reagì istintivamente a quell'impulso. La sua pelle a contatto con la mia, ancora una volta; mi provocò brividi di piacere. Fremiti d'ansia.
Paura, passione, desiderio.
Mi portò alla mente tutto quello che eravamo stati io e Brian Kinney fin dalla prima notte in cui le mie vecchie scarpe da ginnastica avevano calpestato l'asfalto delle colorate strade di Liberty Avenue.
"Ti voglio dentro di me."
Un'altra preghiera invocata sotto voce, una tenera supplica.
Lo volevo, volevo Brian tanto da star male.
L'osservai attentamente nella penombra azzurra delle luci al neon di quel loft che era stato il nostro nido d'amore per tantissimo tempo ormai, tutto finalmente apparì familiare ai miei occhi, perfetto. Il suo viso non sarebbe mai stato più dolce di come appariva in quel preciso istante. Esitò qualche secondo, quasi timoroso che una parola sbagliata potesse ferirmi ancora di fronte ai suoi occhi. Quando finalmente si decise a parlare la sua voce arrivò alle mie orecchie bassa e roca, stanca. Brian tremava come mai era successo prima. Era forse paura? Frustrazione? Ansia?
"Sei sicuro?"
Non lo ero mai stato come in quell'istante. Avrei voluto fermare il tempo, urlargli che stavo bene e che mi sarei sentito di nuovo a casa dopo quella notte. Ma le parole morirono in gola, turbato ma non incerto. Annui debolmente. Brian era bello, immacolato e mio, nel modo in cui solo Brian Kinney poteva esserlo.
"Sì, solo... fallo piano."
Il suo volto si rilassò e io, anche al buio, riuscii a vederlo. Avrei voluto rassicurarlo, dirgli che sarebbe andato tutto bene e che ero pronto. Avrei voluto dirgli che era merito suo se ce l'avevo fatta. Il mio viso pericolosamente vicino quasi a sfiorarci con i nostri respiri. Esitai ancora un attimo, poi fu lui a parlare per me.
"Come la prima volta?"
Colsi una leggera ironia nel suo tono, mi sfuggì un sorriso mentre sfilavo via definitivamente la camicia blu come il mare. Lo amavo. Dio solo sa quanto ancora lo amavo. Lo amavo più di qualsiasi altra persona al mondo, più di me stesso. Mi sentii patetico a quel pensiero ma la verità era che non avrei voluto essere in nessun altro posto al mondo se non accanto a Brian. L'unica persona che avrebbe potuto sfiorarmi ancora. Catturai nuovamente le sue labbra per un bacio veloce mentre i nostri vestiti raggiungevano la sciarpa sul pavimento. I nostri corpi aderirono perfettamente l'uno all'altro come se fossero stati creati solo per quello: unirsi e avere senso insieme. Le sue mani calde lambirono ogni superficie del mio corpo ad intervalli regolari mentre baciava sensualmente il collo. Sospirai quando Brian entrò dentro di me, lentamente come la mia prima volta. Voltai la testa verso il suo volto e lo baciai, perdendomi nei suoi occhi seri e languidi. Mentre lui continuava a spingersi dentro di me e le lenzuola sottili accarezzavano le nostre gambe nude, lo baciai con ancora più trasporto, quasi mi sembrò di aver aspettato un'intera vita quel momento.
Anime. Così diverse ma così simili.
Continuò ad accarezzarmi, le sue mani scivolarono sensualmente sul mio corpo nudo facendomi rabbrividire. Mi voltai per baciarlo ancora e mi persi nel suo sguardo: lentamente, senza fretta. Quella notte era tutta per noi, avevamo tutto il tempo del mondo. Sul suo volto un'espressione tesa che si rilassò non appena scivolò gentilmente dentro di me. Ancora una volta.
La mia pelle a contatto con la sua s'incendiò rapidamente mentre entrambi sospirammo di piacere. I ricordi mi travolsero come un fiume in piena. Ricordai ogni cosa di quella notte: il ballo, il suo sorriso, il suo profumo, il nostro bacio. Ricordai Hobbs e la mazza da baseball.
Mi strinsi ancora di più a Brian, avvicinando le sue gambe alle mie. Senza bisogno di parole, lui capì. Ne desiderai ancora e ancora, dimenticandomi del resto, un altro bacio per sigillare quel momento perfetto: due corpi.
Un'anima per un'altra.
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Anime
FanfictionRaccolta di sporadici momenti. Brian e Justin. Perchè il tempo passa ma loro non passano mai. ♡