Quando Deborah entrò nuovamente all'interno del proprio negozio fu sorpresa nel trovare un silenzio imbarazzato ed un'aria tesa, ben poco consona a quel posto. Strinse i due bicchieri di carta contro il petto, sentendo così il calore che il caffè ed il cappuccino caldi emanavano. Era sempre stata una sorta di patto non detto, l'uscire dal negozio con la scusa di comprare qualcosa da bere o da mangiare solo per stare un po' all'aria aperta.«Ce ne hai messo di tempo!» Con le dita che iniziavano a scottare ed il respiro ingarbugliato nella gola, la mora alzò lo sguardo dalle proprie all star grigie e blu, ormai malandate, per posarlo sul volto inacidito del nuovo arrivato.
«Kael.» Il suono del suo nome le mandò una scarica di brividi che le fece aggrottare la fronte e stringere spasmodicamente le due tazze contro il petto. Per paura di rovesciarle si sbrigò a poggiarle sul bancone di legno. «Cosa ci fai qui?» Non l'aveva mai visto entrare nel suo negozio prima d'ora, e quella comparsa così improvvisa non poteva che portare guai.
Deborah lanciò un'occhiata ad Eloise, stipata nell'angolo dietro il davanzale, quasi accartocciata su se stessa. Aveva infilato il naso piccolo e dalla curva simmetrica all'interno del suo anonimo maglione grigio e li guardava con una curiosità così poco celata da farla imbarazzare. Erano poche le volte in cui l'aveva vista realmente interessata a qualche vicenda, e in quel momento le sembrò più attenta che mai.
Eloise, dal suo canto, iniziava a chiedersi come facesse una persona così tranquilla e socievole ad avere contatti solo con gente strana e maleducata; a partire da Jèremias, un'altro dipendente che spesso e volentieri saltava i turni e li affibbiava a lei, per finire con quel ragazzo così maleducato ed ostile.
«Problemi con Annette e suo fratello. Meglio se ne parliamo da soli. Qualcuno qui sembra fin troppo un impicciona.» L'accusa che le rivolse, sebbene non fosse direttamente indirizzata a lei, la fece fremere di rabbia. Serrò le mani in due pugni finché non sentì le unghie aggrapparsi ai palmi delle mani ed i denti scricchiolare per la forza con la quale stava stringendo la mascella. Eppure rimase in silenzio, il viso completamente paonazzo per la rabbia ed una voglia matta di urlargli contro.
Non lo fece per rispetto verso Deborah e per se stessa: quell'uomo era il doppio di lei e l'ultima cosa che voleva era metterselo contro. Se la vita a St. Plate già risultava difficile di suo, inimicarsi un colosso non l'avrebbe certo resa migliore.
Kael si alzò dallo sgabello con un rumore sordo e secco, una mano in tasca e l'altra che andava a cercare una delle sue sigarette per portarsela alla bocca. Non la guardò in faccia nemmeno per un attimo, ma tenne invece lo sguardo puntato verso la porta-finestra che dava sul corridoio e sull'uscita principale del negozio. Ad Eloise sembrò che non vedesse l'ora di uscire.
«Scusalo. Non ama molto la gente nuova.» Deborah le sussurrò quelle parole in un orecchio prima di passarle il bicchiere di cartone marrone che le spettava. Come sempre, non accettò i suoi soldi; offrirle un caffè ogni tanto non le pesava e preferiva che spendesse i suoi risparmi in qualcos'altro, come un appartamento nuovo o qualche vestito. Kael sbuffò nervosamente ed iniziò a picchiettare un piede in terra, imitando un bambino capriccioso che stava aspettando fin troppo tempo per ricevere ciò che voleva. Per un attimo Eloise pensò che avesse sentito le parole dell'amica, eppure erano state sussurrate a bassa voce ed il ragazzo si trovava troppo lontano per poterle sentire.
«A me sembra che non ami la gente e basta.» Sussurrò a sua volta nelle orecchie della mora che, scossa da una breve risata, rispose affermativamente. Si scambiarono un'ultima breve occhiata prima che l'amica sparisse dalla stanza, seguita da Kael, più nervoso di prima.
***
«Attenta con quegli scatoloni! Sono pesanti.» Il resto della giornata, Eloise, l'aveva passata in silenzio. Il nervosismo provato quella mattina sembrava fluirle ancora in corpo ma con l'avanzare delle ore era scemato, lasciandole semplicemente un basso nodo in gola. Le due ragazze sorressero la base del grande scatolone ed insieme lo alzarono sopra le loro teste, issandolo sull'armadio. Deborah si era dovuta alzare sulle punte. «Domani ti prendi il giorno libero, comunque. Quell'imbecille di Jèremias mi ha assicurato che domani ci sarebbe stato e, dato che oggi hai coperto tu il suo turno, domani puoi stare a riposo.»
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WOLF'S HOWL | In Revisione
WerwolfI Capitolo della saga "Wolf's Series" Considerato uno dei più bei borghi irlandesi, Harwish è un piccolo paese situato lungo le coste dell'Irlanda; dove le nuvole sembrano non dare mai spazio al Sole e l'umidità ti si attacca alla pelle. Eloise ha a...