Min Yoongi, Jeon Jungkook.
"Tu ignori dove vado,
Io dove sei sparito;
So che t'avrei amato e so che tu lo sai."Ciao, Jungkook.
Di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti ne è passato.
Come stai? Io non troppo bene, da quando non ci sei.
Potrei cercare di andare avanti, abbandonare tutte le lacrime che ho versato e cominciare a vivere di nuovo; ma ho deciso di restare qui, a crogiolarmi in una pozza del mio stesso sangue. Sarò un sadico, ma questo dolore è dolce, sa di miele ed ha a che fare con te, quindi vale la pena viverlo. Ti chiederei di tornare indietro ed amarmi come facevi un tempo, ma non è possibile. Hai deciso di cercare te stesso, partendo senza dirmi nulla, lasciandomi solo un grande buco nel petto; il mio cuore te lo sei preso tu. L'hai strappato via con le unghie e con i denti, senza neanche lasciarmi il tempo di reagire. Tu, un angelo proveniente dagli inferi, hai reso la mia anima dannata, ma lo hai fatto con dolcezza, facendomi credere di farmi del bene, quando in realtà mi distruggevi pezzo per pezzo. Tu, che ti perdevi tra le note del "Notturno op.9 no.2" di Chopin che ti suonavo alle prime luci dell'alba, quando la città ancora dormiva. Mi guardavi spaesato, avevi gli occhi che ti brillavano; probabilmente stavi pensando a qualche lontano avvenimento che ti aveva sconvolto il cuore. So di non essere stato il primo a sfiorarti l'anima, ma lo accetto.
A volte ti sedevi accanto a me sullo sgabello del pianoforte, troppo piccolo per ospitare due persone, mi poggiavi la testa sulla spalla ed iniziavi ad intonare sottovoce le strofe di qualche vecchia ninna nanna, di quelle che si cantano ai bambini, per porre fine a quelle struggenti melodie che le mie dita producevano a contatto con i tasti in avorio. Mi obbligavi ad uscire dicendomi "la vita va vissuta, hyung", mi portavi fino in capo al mondo, sempre con il sorriso sulle labbra ed il cuore che batteva forte.
Per qualche tempo l'ho pensato davvero.
Ho davvero creduto di potermi beare della tua presenza per tutto il tempo a venire. Mi promettesti migliaia di cose, sussurrando, baciandomi a fior di labbra, mentre il sole sorgeva e tu ed io dovevamo ancora andare a dormire. Mi dimostrasti che la felicità potevo provarla anche io, con te al mio fianco. Per questo cercai di custodirti gelosamente, mio piccolo fiordaliso.
Per un certo periodo eri stato completamente immerso, Dio solo sa per quale motivo, nella lettura dei grandi classici inglesi. Mi dicevi che ti ricordavo il signor Darcy, protagonista di quel libro dalle pagine ingiallite che ti ostinavi a leggermi quando fuori pioveva, perché sembravo tanto insensibile e menefreghista, ma poi quando si trattava di te mi comportavo come una ragazzina alle prese con la prima cotta; con il cuore leggero e la mente perennemente altrove. Forse, in fondo, avevi ragione.
Fumavo tanto in quel periodo, fumavo per dimenticare tutto il casino al di fuori del mio angolo di paradiso che creavo quando stavo con te. Mi pregavi di smettere perché credevi che una così cattiva abitudine avrebbe potuto portarmi alla morte, quando in realtà ad uccidermi dentro sei stato proprio tu. Stare con te sembrava come ballare sotto ad un temporale, quando il sole splende alto nel cielo. Inusuale e fottutamente emozionante. Eri semplice nella tua complessità. Una corsa in bicicletta in campagna, una passeggiata in mezzo ai boschi in autunno, la prima volta che senti la risata di un bambino.
Sembravamo due drogati alla perenne ricerca di conforto, però trovavamo solo sofferenze; allora ci rifugiavamo l'uno nelle braccia dell'altro, donandoci quello che per me era calore, ma che per te era solo un flebile tepore che ti salvava dal congelare completamente.
Durante il nostro tempo insieme ero solito studiare il tuo viso, mentre eri impegnato a riempire i pentagrammi dei miei spartiti. Analizzavo ogni minimo dettaglio, amandoli tutti, dalla piccola cicatrice sullo zigomo al neo sotto al tuo labbro, senza nessuna eccezione. Sembravi ancora un bambino, chissà come sarai cresciuto ora.
Le mie abitudini sono ormai da tempo cambiate, tutte tranne una; il tuo profilo lo traccio ancora sul vetro ghiacciato delle finestre, mentre fuori piove. È una delle poche cose che mi permette di sentirti ancora vicino a me. Ho compiuto questo gesto talmente tante volte che, a questo punto, posso farlo anche ad occhi chiusi, ho ogni tuo lineamento stampato in testa. Ho deciso di ricordarti come la mia stella più preziosa, nonostante le sofferenze che mi hai provocato; il rancore l'ho voluto mettere da parte. Brillavi Kookie, spero che tu lo faccia ancora.
Il mese scorso, durante una lunga passeggiata nel parco vicino casa, mi è sembrato di vederti seduto su una panchina vicino alle vecchie altalene dalle catene ormai arrugginite. ho creduto davvero di averti ritrovato, fino a quando quel ragazzo non voltò il viso nella mia direzione e mi resi conto dello stupido scherzo che la mia mente mi aveva giocato. Mi sento così in colpa, piccolo mio, non riesco neanche a distinguerti da uno stupido sconosciuto.
Mi manchi. Anni ci separano dal nostro ultimo incontro.
Ho intenzione di chiedertelo un'ultima volta Jungkook, come stai?
Sei felice, mio dolce fiordaliso? E se lo sei, quanto lo sei?