Quel vento che cambia la vita...

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Ad un certo punto, la figura di un ragazzotto moro si proiettò di corsa lungo la  sabbia, quasi accanto a lei, mentre un altro ancora più anonimo lo seguì a ruota gettandoglisi addosso. Doveva essere un gioco, nelle loro menti acerbe.

Quel giorno, era andata così, pensò Anne. Fece appena in tempo a scostarsi che ravvisò a qualche metro da lei un terzo giovane il quale, avvicinandosi  rapidamente con un volto sempre più costernato, pareva quasi chiederle pietà per l'eccessiva esuberanza degli amici.

Anne, più semplicemente, decise di non infierire e si voltò in fretta dalla parte opposta fino ad arrivare a  scordarsi della loro presenza per almeno un’ora.

 In fondo, pensò, non era una faccenda così tragica.

Forse neanche lei capì bene il perché ma , a quel punto, il suo sguardo si posò nuovamente  sul ragazzo dal viso dolce e gentile. Era disteso lungo uno dei tre lettini, quello più lontano da lei, con un libro fra le mani. Assorto nel proprio universo, sembrava distaccato anni luce dai due amici che, ritornati in acqua, non smettevano di vociare e farsi dispetti. Non si muoveva. Ogni tanto, apriva la sua borsa termica  e beveva un sorso d’acqua.  Le sembrava bizzarro, questo atteggiamento. Quanti anni poteva avere? Forse due o tre più di lei. Ma certo, l’immagine di  un ragazzo di una ventina d’anni, al mare con gli amici ma in compagnia di un libro, stonava un po’.  Tant’è, le cose stavano così. Pertanto si impose di non farsi più domande, tanto più che gli amici, a quel punto, arrivarono verso di lui e gli si gettarono sopra, trascinandolo lontano dal lettino. Comprese in quel momento che non erano americani: un idioma spagnolo  avvolgeva ogni loro conversazione. Forse, tre del posto. Oppure turisti in vacanza nella villa dei genitori, come lei. Chissà.

A quel punto, gli spavaldi giovanotti  si diressero verso l’ingresso della spiaggia, in un clima di allegria che Anne riuscì a leggere chiaramente nel sorriso dello sconosciuto.

<< Ha lasciato tutto qui>> sussurrò fra i denti. Così le fu facile dedurre che sarebbe tornato, quell’angelo biondo.

Un sorriso che non voleva  smettere di baluginare nel suo sguardo.

Non le rimase che attenderne il rientro, senza capirne ancora il perché. Forse era solo curiosità. Ma che importava, chiederselo? Quasi si rimproverò di essersi posta una domanda così sciocca, mentre la sua attenzione cadde sbadatamente sul libro del ragazzo. Le lenti degli occhiali ingigantirono alcune lettere del titolo: Soledades.

Non aveva mai studiato letteratura spagnola, Anne, pur essendo una ragazza molto istruita ed intelligente. Un leggero fastidio le sfiorò la pelle. Proprio quei giorni, la copertura del segnale sull’isola era saltata a causa di un temporale estivo avvenuto la settimana precedente. Quindi, non avrebbe potuto scoprirlo neanche tramite il PC.

<<E ora che faccio?>> disse, vistosamente dispiaciuta.

I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dall’arrivo di Danielle e Laure. Si faceva tardi e l’autobus sarebbe arrivato a minuti. Si rivestirono maldestramente e, con il costume ancora fradicio, arrivarono trafelate alla fatidica fermata.

Lo avrebbe rivisto? Sarebbe andato via? Via senza darle nessuna spiegazione? E non era il libro, no. Era lui. Era la magia che quell’angelo biondo custodiva dentro e che aveva adagiato senza remore nell’angolo più dolce del suo cuore.

L’autobus partì. E il vento iniziò a soffiare.

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