Lucrezia

9 1 0
                                    

Un arco. Un dono. Fin da quando era una bambina Lucrezia è stata addestrata per il fatidico momento in cui la guerra sarebbe iniziata e lei avrebbe dovuto proteggere il suo popolo, la sua famiglia, la sua stirpe.
Quando aveva solo due anni suo padre le mise per la prima volta in mano un arco.
A sua madre l'idea sembrava assurda, ma lei non sapeva nulla. Lei non sapeva che suo marito, in gioventù era stato allevato da un veggente che alla sua morte gli aveva rivelato una profezia.
“Un giorno tua figlia salverà il regno. Una guerra è in arrivo, e nulla... nulla la potrà fermare. Ma lei sì, lei avrà il Dono. Una capacità innata che le garantirà la salvezza, sua e del suo popolo."
Suo padre si era sempre chiesto quale fosse questo magico Dono, ma quando vide per la prima volta sua figlia, ad appena due mesi, puntare un arco con il ditino piccolo e grassoccio, tutto gli fu più chiaro.
Appena iniziò il suo addestramento Lucrezia già era in grado di impugnare perfettamente un arco.
A otto anni non mancava un bersaglio.
A dodici la sua camera era ricopertà dalle medaglie per le vittorie nelle gare di tutto il regno.
La prima battaglia si concluse. Il nemicò battè la ritirata.
Il giorno dell'inizio della guerra era pronta.
La prima battaglia fu cruenta, il nemico era potente, ma nulla sfuggiva alle sue frecce, nessun bersaglio veniva mai mancato e nessun uomo che lei puntasse sopravviveva.
Le battaglie seguenti furono tutte copie della prima.
Ogni volta che un soldato nemico scorgeva tra l'esercito i suoi capelli d'oro, scappava. Si dava alla fuga nella speranza che lei non lo vedesse, lo risparmiasse, nella speranza che la sua vita fosse salva.
La battaglia finale giunse rapida.
Tutto il regno temeva le sue freccie erano come ira funesta che squarciava il cielo e il giorno e quando le anime perdute levarono guerra contro i dodici regni essa fu tra le prime a combattere per la sopravvivenza di essi. I nemici cadevano uno ad uno, il loro generale rifugiato nelle ultime file, pronto a sacrificare migliaia dei suoi soldati pur di salvare la propria vita. Lucrezia combatteva, sterminava soldati, aprendosi un varco verso quel viscido essere. Nulla la fermava. Fosse un angelo fosse un demone fosse una creatura della luce o un servo delle tenebre l'unico suo scopo era difendere la sua patria, il suo regno.
Ma tra le sue file c'era il suo punto debole, la sua unica debolezza. Suo padre combatteva, insieme ai suoi soldati, li proteggeva come fossero suoi cari, suoi familiari, e dopo anni passati a combattere di fianco a quegli uomini, poteva affermare che fosse così. Loro erano parte integrante della sua famiglia.
E proprio mentre difendeva un suo soldato una lancia lo colpì al petto.
Un grido. Il buio.
Lucrezia si girò di scatto udendo quel suono, sicura di sapere da chi provenisse.
In quel buio si sentì un grido più forte
Un grido che non fu dimenticato negli eoni a venire il grido di Lucrezia funesta pronta a versare tutto il suo dolore nel campo di battaglia.
Il viscido essere generato nei blasfemi vuoti della città delle anime perdute si saziava di uomini angeli e demoni a volontà, ad esso ogni essere dei dodici regni veniva meno, approfittando del momento di debolezza della donna.
L'essere le si avvicinava sempre di più, intenzionato ad ucciderla subito, ora che per la disperazione aveva lasciato il suo arco per correre dal cadavere del padre.
Proprio quando l'essere la stava per colpire qualcosa accadde.
Il cielo si aprì in due, un forte vento percorse la pianura. Tre uomini incappucciati apparirono di fronte alla ragazza e fermarono il colpo. Allontanarono il nemico e le diedero un arco.
Ma quello non era un arco qualunque.
Era un arco forgiato nella notte dei tempi dai patriarchi del vento in esso è contenuto l'intera potenza delle bufere capace di cancellare qualunque regno
Lo prese. Si girò verso di lui. Si girò verso colui che aveva ucciso suo padre, colui che aveva ucciso la sua guida, il suo allenatore, parte della sua famiglia. Era arrabbiata, era triste, era furiosa. Sentiva una battaglia di emozioni in corso dentro di sè, ma una sola prevalse.
Una sola. La rabbia. Il desiderio di vendetta, il forte, potente desiderio di voler vendicare suo padre.
Incoccò la freccia. Il nemico cominciò a correre.
Tese la corda. Cercò di allontanarsi il più possibile, di sfuggire alla sua morte certa che percepiva, come fosse un corpo, dietro di sè e che gli sussurrava che non avrebbe mai dovuto sfidarla, mai avrebbe dovuto sfidare colei che la profezia aveva designato come unica in grado di sconfiggerlo ponendo fine alla guerra.
Lasciò la corda. La freccia fendette l'aria, vibrante di rabbia, vendetta, tristezza, morte.
Una freccia un solo destino il suo destino
Correre non servì a nulla.
La freccia lo colpì, proprio lì dove uno dei suoi su suo ordine aveva colpito il padre della ragazza.
Cadde a terra.
La guerra era finita.
Ma lei non era sazia.
Quella morte aveva risvegliato in lei desideri che mai avrebbero dovuto essere scoperti.
Cominciò a scagliare frecce verso chiunque le si presentasse davanti, colpì i suoi soldati, i suoi amici.
Desiderio di vedere altra gente morire, desiderio di vedere chiunque morire. Chiunque.
Andò al villaggio e anche lì fece strage.
Ma ancora il suo desiderio non era placato. Ancora voleva morte, morte, morte, morte, solo solamente morte.
Il sangue sulla sua armatura, il suo arco sporco delle anime delle vittime innocenti di quella furia omicida.
Sterminò tutto il suo regno.
Obbligò i custodi ad aprirle i portali per le altre dimensioni.
Li attraversò, sterminò ogni stirpe, ogni esercito, ogni dimensione.
Il suo arco si bagno di sangue fino al punto a diventare esso stesso di sangue. Lei, divenne essa stessa sangue.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Un arco. Un dono.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora