12. Un pranzo di famiglia

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Anna avvertì che c'era qualcosa di diverso nell'aria ancor prima di entrare dentro casa.

All'inizio pensò che fosse solo una sua impressione, ma poi, proprio mentre stava inserendo le chiavi nella serratura, si accorse di un piccolo particolare: un ombrello posto accanto al portone.
Lei sapeva che quell'oggetto non c'era quando lei e Mike erano usciti di casa quella mattina.
Avevano nel cuore già un brutto presentimento, lei avvicinò l'orecchio alla porta e le voci che provenivano dall'appartamento confermarono tutti i suoi dubbi: i suoi genitori erano tornati a casa.

Questo non prometteva nulla di buono.

***
-Anna, come stai? Mi sei mancata così tanto!-
Ti sono mancata così tanto che non mi chiami da più di una settimana? Pensò la ragazza mentre si faceva abbracciare dalla madre, sempre se così poteva chiamarsi.
Il padre, sdraiato sul divano, l'aveva a malapena salutata.
Anna ormai sapeva che non valeva neanche la pena starci male: tempo due settimane e sarebbero ripartiti per l'ennesima conferenza/ viaggio/ congresso/ progetto lavorativo di successo.
Doveva semplicemente portare pazienza e tranquillizzare Mike, che di fronte ai genitori mostrava il lato peggiore di sé.
Infatti, Il ragazzo calmo e sereno faceva spazio ad un individuo iracondo e nevrotico: una perfetta rappresentazione di Dr Jekyll e Mr Hyde insomma. Tuttavia, di fronte ad un comportamento a prima vista insolito, Anna si mostrava sempre molto comprensiva: sapeva che dietro a quell'ira  si celava il profondo dolore di un figlio che non si è mai sentito amato dai genitori.
Nel cuore di Mike c'era il rancore di un ragazzino che sulle sue piccole spalle si è fatto carico di responsabilità troppo grandi.
C'era la rabbia di un fratello che non era riuscito ad evitare tutta questa sofferenza alla sorella.
Mike aveva tentato di colmare l'assenza dei genitori, il più delle volte prendendosi cura di lei come avrebbe fatto un padre anziché un fratello.
Proprio in quel momento il ragazzo rientrò ed ebbe quasi un mancamento.
-Oh buongiorno Michele! Sei giusto in tempo per il pranzo. Dai accomodiamoci tutti a tavola!- Affermò la madre, sorridendo.
I due fratelli si lanciarono uno sguardo che invocava aiuto reciproco.
Si prospettava una giornata infernale.
***

Due ore dopo

Michele uscì di casa sbattendo violentemente la porta.
La conclusione di un amorevole pranzo di famiglia era stata disastrosa ed Anna non era riuscita a tenere a bada il fratello.
Lei di corsa, era uscita pochi secondi dopo di lui, ma lo aveva già perso di vista.
Tutto era partito da una affermazione della signora Franceschini sull'importanza di scegliere una facoltà di rispetto.
"Dovresti fare medicina, giurisprudenza oppure economia!" Ma Anna non ne aveva proprio l'intenzione: il suo sogno era studiare lettere classiche.
Michele nel mentre fissava il piatto, rimanendo in un silenzio assoluto, con le mani serrate in pugni.
"Vabbè hai fino a settembre per pensarci, ma l'importante è laurearsi... con il diploma non ci fai nulla... rischi di far la fine di quel nullafacente di Niccolò "
Anna guardò il fratello, preoccupata che si potesse scatenare un putiferio.
"Niccolò studia al conservatorio ma" Affermò lei, tra un boccone e l'altro.
"Per fare cosa, il cantante? Ma per piacere! Poi con tutti quei tatuaggi.. bah"
Il silenzio regnava a tavola. Era la calma prima della tempesta.
"Spero vivamente che tu Anna non frequenti mai tipi del genere "

A quel punto la rabbia montò dentro l'animo della ragazza: chi era lei per permettersi di dire una cosa del genere? Prima ancora che Michele riuscisse a controbattere, le parole saettarono dalla bocca di Anna con una velocità spropositata.

-Cosa c'è che non andrebbe in un ragazzo come lui? I tatuaggi? La calata romana? Il fatto che non sia portato nello studio? Tutto questo lo renderebbe un ragazzaccio?-
In quel momento anche il padre si svegliò dal suo letargo, dicendole di non parlare in quel modo a sua madre.
E quello fu l'esatto istante in cui intervenne anche Mike, ormai saturo di ascoltare.
- Ah adesso che siete tornati a casa, vi siete calati nel ruolo di genitori saggi e autorevoli? Vi è sempre riuscito malissimo- Il padre si alzò in piedi, indignato
-Sparite per settimane e vi ricordate di avere dei figli solo quando ormai avete finito di fare i medici di successo e dovete tornare a Roma.-
La rabbia fluiva dalle parole di Michele come un fiume in piena
-Sai invece cosa mi auguro? Che Anna possa trovare proprio un ragazzo come Niccolò, perché di persone come lui ne esistono poche. Invece di gente come voi ne esiste troppa.- Dopo di questo iniziò una lite furibonda tra il padre e Michele, con la madre che cercava di sedare gli animi ed Anna che osservava il tutto, inerme.

Il signor Franceschini non si era mai arrabbiato così tanto con il ragazzo e lei ne era spaventata. Si urlarono parole d'odio, di rancore ed Anna avrebbe voluto scappar via a gambe levate.
Di liti tra Mike ed il padre ce ne erano state tante, ma mai di quella violenza verbale.

-Prima possibile me ne vado via da questa casa di merda insieme ad Anna!- Urlò alla fine Michele e fu a quel punto che il padre, arrivato al colmo, diede uno schiaffo sulla guancia del figlio. Il ragazzo non fiatò, anzi lo guardò con maggior disprezzo e si allontanò dalla tavola.

Anna lo seguì, chiamandolo a gran voce, ma lui non le rispose. Lei Scese con la massima velocità giù per le scale, ma quando ormai lo aveva raggiunto, Mike era salito in macchina e aveva messo in moto.

Il cuore di Anna aveva iniziato a palpitare: Michele non si era mai comportato così in ventidue anni di vita.
Dove stava andando? Quando sarebbe tornato?

***

Ormai erano passate tre ore e di Michele non c'era traccia. Al telefono non rispondeva e la preoccupazione di Anna aumentava sempre di più.
Camminava su e giù per il viale senza sosta, aspettando di vedere l'auto del fratello.
Lei non era più risalita a casa e per la fretta era uscita senza giacca. La temperatura aveva iniziato ad abbassarsi e il freddo le attraversava la maglietta leggera leggera.
Ma a costo di ammalarsi lei non sarebbe tornata nell'appartamento fin quando non si fosse assicurata che Mike stesse bene.
Provò un'ultima volta a chiamarlo, ma ormai rispondeva la segreteria.
Fu allora che osservando tra i preferiti, un'idea malsana le attraversò la testa:
E se chiamassi lui?
E se pensa che io lo stia chiamando per altri scopi?
E se non mi risponde? No no! Perché è ancora tra i preferiti?
Chiamo Elisa e le chiedo se lo ha sentito!
Ma lei è a Milano, non posso farla preoccupare così...
ormai l'ansia di non sapere dove fosse Michele la stava uccidendo. Fece un respiro profondo: doveva fare quella chiamata.
Perciò senza guardare, cliccò sul numero di Niccolò e lasciò partire la telefonata.
Uno squillo
Due squilli
Tre squilli
Anna stava per agganciare, ma ecco che lui rispose dall'altro capo del telefono.
-Anna?-
Lei spiegò con il cuore alla gola ciò che era successo. Lui restò ad ascoltarla e poi con la voce più rassicurante del mondo affermò
-Arrivo subito-
Era come se non fosse cambiato nulla: tre mesi di relazione cancellati con un colpo di gomma.

Anna tirò un sospiro di sollievo: per l'ennesima volta la certezza aveva il nome di Niccolò Moriconi.





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*SPAZIO AUTRICE*

Cari lettori,
grazie ancora per tutte le stelline, le visualizzazioni, i commenti.
Non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza.
Mi dispiace che questo sia un capitolo un po' di passaggio e strano.
Il prossimo capitolo sarà un po' movimentato
Promesso
scusaildisordine

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