Chapter 20

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#PovDiLouis
'Amore mio ti sto venendo a prendere, sto arrivando' Continuavo a ripetermi. La mia vettura scivolava sull'umida asfalto di Doncaster quando vidi il semaforo verde, così come era lecito fare: non mi fermai perché la precedenza era la mia, non rallentai e andai a sbattere contro qualcosa. Non era un palo, anche perché lo avrei visto, forse avevo preso un animale che stava attraversando la strada.

Inchiodai all'istante tirando una testata sul volante; fortunatamente avevo la cintura di sicurezza, la quale slacciai uscendo dall'automobile per controllare cosa avevo preso in pieno.

#PovDiHannah

Mia mamma non arrivava più, sapevo che da Doncaster a qui, ci fosse un bel po' di strada ma mi sarei aspettata che fosse arrivata subito; ero da sola, a poco da un bosco a tarda sera. Forse erano le 8 o forse le 9. Il cielo ormai era scuro, faceva freddo. Ed indossavo solo la mia camicia preferita a scacchi rossi, blu e bianchi con sotto una canotta bianca; un paio di jeans stretti e le mie amatissime convers nere alte.

Non avevo nient'altro oltre ad un cellulare, scarico. Si sentivano già i versi dei gufi, dei grilli e il rumore delle foglie al soffiare del vento; insomma si sentiva la natura, ma io tramavo di paura.

Il parcheggio era vuoto, le luci all'interno dello studio di XFactor erano spente, quindi con esse pure le mie speranze di entrarci, si spensero. Così decisi di incamminarmi ancora di più verso casa mia.

Non mi piaceva tanto quella casa; c'erano troppi ricordi... Le diverse sfaccettature di mio padre, prima che abbracciava mia madre e io rimanevo per minuti a fissarli, da piccola sognavo avete un marito come mio padre, che si sarebbe preso cura di me nel bene e nel male, che mi amasse alla follia e che con piccoli gesti me lo dimostrava. E poi che urlava in faccia alla povera donna, cafona ai quei tempi, che lo aveva tradito e che in pochi secondi fece le valigie e ci abbandonò. Però non vedevo l'ora di entrare nell'abitazione, in quel momento desideravo dire 'casa dolce casa'.

In più, mi ricordava tutte le volte che io ed Ariel ci vedevamo, veniva molto spesso a casa mia, così tanto che l'avevamo soprannominata 'Bed&Breakfast Mrs Brown'. Ci divertivamo davvero tanto insieme; anche su un divano a guardare un film, quasi sempre comico, ridevamo come non mai: ognuna, bensì non ci bastassero le battute degli attori, mettevamo di mezzo anche la nostra idiozia e ci facevamo ridere l'un l'altra. Era troppo divertente.

Ero immersa nei miei pensieri, quando sentii un tonfo, degli abbaglianti di un auto -familiare- che sfrecciava, puntati addosso a me... E poi il silenzio ed il buio invasero la mia testa, il mio cuore, la mia anima.

#PovDiLouis

Scesi dall'auto e vidi cosa avevo preso. O meglio chi. Non era un animale come speravo. Ma una persona, era una ragazza. Ma con il buio non riuscii a vederla bene. Mi accasciai frettolosamente di fianco alla figura stesa in terra; le alzai la testa da terra quando la riconobbi. Porca troia, che giornata di merda, da eliminare proprio.

Iniziai ad imprecare in tutte le lingue: chiamami subito l'ambulanza e date le indicazioni di dove ci trovavano, mi è stato intimato di chiamare la famiglia della ragazza e di cercare di metterle la testa sotto qualcosa di morbido ma senza svegliarla, altrimenti avrebbe avuto un trauma più forte.

Fortunatamente avevo quella coperta di lana sul sedile posteriore, la presi e gliela misi delicatamente sotto la testa.

Le accarezzavo i lunghi e morbidi capelli, rimasi a fissarla con gli occhi gonfi che volevano solo piangere nella speranza che Hannah si svegliasse da un momento all'altro.

Eh già, avevo investito Hannah: la ragazza che nel pomeriggio avevo fatto soffrire come mai, che l'avevo portata a scappare in un bosco lugubre e tanto per non farle mancare nulla, la presi con la mia auto.

What the destiny deserves to us? [LARRY]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora