La chiave segreta.

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A casa.

Per motivi differenti,  quella sera erano tutte un po’ stanche.

<<Ehi, Florentino!>>  disse Anne, lasciandosi dietro il portone e rivolgendosi al maggiordomo di casa Clark-Perez che le aveva appena aperto l’uscio. 

Nel frattempo, lanciò la borsa insabbiata sopra il divano voluminoso e candido come la neve, mentre le altre due proseguirono la loro camminata su’ per le scale, attese da una doccia calda e rigenerante.

<<Che profumo, in questa casa, my dear!>> continuò, già assaporando l’abbondante cena che l’attendeva.

Florentino faceva ormai parte di quel nucleo da tempo. Aiutante dei nonni materni di Anne, morti da qualche anno in seguito ad un incidente stradale, era diventato la persona di fiducia degli Hernàndez fin da ragazzino. Orfano di genitori, Tino era stato trovato, un giorno come un altro di fine estate, ai bordi di una strada di periferia, smagrito e piagnucolante. Spinti da sincera compassione, i nonni di Anne lo portarono a casa loro, e la vecchia dépendance divenne da quel momento in poi la sua nuova dimora. D’altronde, il vecchio era stato un ricchissimo possidente terriero nonché figura di spicco di Las Palmas, dove aveva ricoperto anche ruoli di una certa rilevanza politica. Aveva quindi lasciato in eredità alla sua unica figlia Beatriz numerosi terreni intorno alla città, ingenti somme di denaro e l’immensa villa in cui la famiglia Clark trascorreva le proprie vacanze estive.

L’intero mese di luglio, era Anne la padrona di casa. Con le sue amiche di una vita, dopo ogni fine anno scolastico, tornavano nella tenuta per riposarsi e godersi le meritate vacanze. I genitori l’avrebbero raggiunta il mese successivo, come sempre.

Lei, comunque, quei nonni non aveva avuto tempo di conoscerli bene: la loro morte, purtroppo, risaliva a quando aveva solo 8 anni.

Ciò nonostante,ne conservava un ricordo nitido ed affettuosissimo.

Prima di ritornare a Gran Canaria, però, dovettero passare almeno sei anni dal fattaccio, poiché mamma Beatriz  tardava a riprendersi. Uno shock che per molto tempo la portò ad allontanare  anche la piccola Anne, da quella fonte di dolore. Proprio per questo, non venne mai avviata allo studio della cultura ispanica, di cui la madre faceva parte in toto. Solo negli anni di liceo della ragazza, Beatriz iniziò ad accettare l’accaduto e a riprendere in mano la situazione.

 E restituire ad Anne la parte di sé persa da ormai troppi anni.

<<Tino, hai tempo per me?>>

<<Dopo cena, mia cara, dopo cena. Svelta, in doccia! O tutto questo ben di Dio si raffredderà!>>

<<Sai? Ho appena visto una bella giornata di sole offuscata da un arcobaleno senza colori>>, bisbigliò la ragazza, probabilmente consapevole di dichiarare qualcosa che non aveva significato per alcuno.  Florentino, a dirla tutta, decise di dare momentaneamente poca importanza alla questione, conoscendo Anne ma, soprattutto, sapendo del pollo che cuoceva in forno da più tempo del previsto.

Imboccò rapidamente la porta della cucina, imbandì la tavola con fare rapido e levò finalmente l’arrosto dal forno, leggermente più rilassato.

La cena fu silenziosa. La stanchezza era davvero notevole quasi per tutti, così che Laure e Danielle fecero in tempo a terminare l’ultimo boccone e a scusarsi prima del rapido congedo della buonanotte.

<<Siamo a pezzi. Noi andiamo a dormire. A domani, Tino>>

Anne fece cenno che sarebbe arrivata di lì a poco, così le due si trascinarono lungo le scale e, quando scomparvero, potè avvicinarsi finalmente all’uomo.

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