Tempus fugit

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Oggi, Roma.

Stringo le ginocchia sulla sua vita.
È morbida e ancora calda. Un piacere e un vero peccato lasciarla così. Ma non ho saputo resistere, dopo tutto questo sesso e sangue, ed ho bevuto fino all'ultimo respiro. Il suo ultimo respiro.
Accarezzo piano i due puntini rossi sul suo seno, morbido e immobile. Un vero spreco, è bellissima. Non mi piace, non più, spegnere una scintilla. Ormai mi nutro e lascio liberi i miei succubi con il velo d'oblio, e andiamo avanti ognuno per la propria strada. Ma, stavolta, ne valeva la pena.
Mi alzo e stiro le braccia come una gatta. Passo la lingua sui denti e un brivido di piacere scivola fino alle cosce. Sto bene, sazia e soddisfatta, mi serve solo una doccia.
Entro nel bagno, apro l'acqua e cancello le fatiche del giorno sotto il getto bollente. È quasi il crepuscolo. Fantastico un po' con la mente su qualche nuova avventura notturna, poi cambio idea. Mi vesto velocemente, raccolgo il mio zainetto ed esco di fretta.

Fuori dal tempo, ovunque.

"Non puoi continuare a presentarti qui, come se niente fosse."
E la guardo malissimo. Ma non riesco ad odiarla. Lei lo sa e mi sorride sicura di se.
"Avevo solo voglia di vederti - mi rivolge un sorriso sarcastico prima di puntualizzare - sempre  che a te non dispiaccia."
Non mi dispiace, non mi dispiace, non mi dispiace. Ma non lo dirò mai. Si vede che è sazia, gli occhi appena stanchi, e molto soddisfatta. Una saetta crepa il mio cuore. So. Ma ancora non riesco a fermarla, a fermarmi.
Ed ogni volta che girerà la clessidra sarò qui per Lei.

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