La clessidra

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Ieri, Alba Iulia

Stringo i lacci del corsetto, ma è freddo. La neve continua a vorticare togliendo quasi tutta la visuale. Proseguo in avanti, affondando un piede dopo l'altro nel manto bianco, devo trovare qualcuno che abbia una pelliccia.
Un lieve odore di legna bruciata mi distrae, stavo dirigendomi verso il paese, ma volgendo il capo al folto della foresta, vedo un sottile filo di fumo.
Posso sopravvivere senza la pelliccia, quel falò mi incuriosisce di più. Chi accende un fuoco nella foresta in piena notte? Mi avvicino, come solo io riesco, senza nessun rumore.
Una donna, sola. Seduta su un piccolo spiazzo liberato dalla neve quel tanto che basta per accendere il fuoco.
Vicino a lei una clessidra. La vedo bene perché si staglia contro le vampe rosse della fiamma che sibilano ogni volta che Lei getta una manciata di bacche, lattiginose, sussurrando strane parole.

Non vedo il suo viso, ma solo una cascata di ricci neri e scomposti, che nonostante siano raccolti con delle treccine sulla nuca, scivolano fino a terra.

Riprende la sua litania, capisco benissimo ogni parola che sussurra, ma non comprendo il significato. Sono parole a me sconosciute. Forse arcane profezie.

Faccio un ampio giro, scivolando tra gli alberi, per riuscire a vedere la sua faccia.  Scopro che ha gli occhi chiusi, e sta bruciando del vischio. Serba in grembo le bacche e le sparge tra le fiamme insieme ad una polvere scura e brillante alla fine di ogni frase.
Rimane un po' in silenzio, poi gira la clessidra e ricomincia a salmodiare.

Non sono molto paziente, e non ho fame. Ma sono curiosa, questo sì. E quindi mi avvicino a Lei, senza preoccuparmi di avanzare silenziosamente.
Incrocio le braccia sul petto, e la fisso, aspettando che apra almeno gli occhi, ma niente. Come se non mi avesse sentito.
Spazientita raccolgo una manciata di neve e sto per gettarla sul fuoco, lei parla un attimo prima che lo faccia.
"Bene arrivata, ti stavo aspettando. Lasciami finire, e poi ti dirò tutto."
Impossibile. Nessuno può dirmi cosa posso o non posso fare.
Il fuoco sfrigola e si attenua coperto di neve.
Un sorriso soddisfatto non fa a tempo a comparire sul mio volto, che Lei continua, calma.
"Sai che dovrò ricominciare da capo. È un rito molto lungo, e il solstizio d'inverno è alle porte."
Allunga la mano verso la clessidra e ferma il tempo, ponendola di taglio. Apre gli occhi ma sono ancora completamente bianchi, una strega. Allunga le mani verso di me, come se dovessi aiutarla ad alzarsi... indecisa le porgo una mano che Lei afferra e senza nessuno sforzo si alza. Afferra anche l'altra mano e finalmente riesco a vedere le sue pupille. Spiccano nel buio, con riflessi viola, e si fissano nelle mie.
"Sai che abbiamo perso un anno? Non potrò finire l'incantesimo prima del prossimo solstizio."
Con tutto quello che ho visto nella mia vita questo mi mancava.



Fuori dal tempo, ovunque.

Se ne è appena andata e ritorno a me. Ma non apro gli occhi. Penso.
Ieri è davanti ai miei occhi più che se lo vedessi dal vero.
Lei che annusa l'aria, sente il fumo e si avvicina. Un sorriso mi increspa le labbra, e si spenge nella tristezza. La prima volta ha interrotto l'incantesimo, e la seconda... beh, colpa mia forse. Ma sono io che non ho terminato in tempo. E tutto si è fermato.
Lei così piena di vita, e di morte. Forte, sola, senza freni o passioni. Solo con la frenesia di correre, avanti, di più, sempre avanti.
Ed io con tutte le vite vissute negli occhi degli altri.
Che strana coppia.
Apro gli occhi e scuotendo la testa ricomincio a vedere.



Oggi, Roma.

Ripongo la clessidra con attenzione. Quando voglio vedere Jule devo solo accendere la candela e girare la clessidra. Peccato che il tempo corre, ed è sempre troppo poco.
Faccio un giro per la città. Natale sta arrivando, e tutti si sentono in obbligo di essere felici. Io aspetto solo domani, il solstizio d'inverno. Mi fermo in un negozio e compro un paio di chili d'arance. Voglio anche i biscotti. Non che debba mangiare. Ma sgranocchiarli con il succo d'arancia mi fa sentire Jule più vicina.
Finalmente ho la piuma di fenice, ci ho messo secoli a trovarla, e domani potrò finire l'incantesimo che riporterà Jule da me. Dovrebbe anche, riavvolgendo il tempo, liberarmi dalla mia sete di sangue. Ritornerò a prima del morso che mi ha contagiato con questa dannazione.
Dico dovrebbe perché, nonostante gli anni passati a studiare e seguire le sue indicazione continuo a non capirci nulla.
Ma non è la cosa che mi interessa di più. Voglio toccare ancora Jule. Toccarla davvero.

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