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POV Taehyung
Non è male il mio appartamento. Se devo essere sincero è abbastanza carino. È blu, come i miei capelli, come mi ha fatto anche notare la signora Taddeo, la custode nonché padrona dell'intero edificio della Casa dello Studente. Ha un letto matrimoniale che occupa tutto lo spazio, un armadio a muro,uno specchio longitudinale accanto, una finestra che da' su una montagna credo, è abbastanza buio fuori, e un piccolo bagno con una doccia in fondo. Niente cucina, si mangia in mensa qui.
Questa Casa dello Studente è uno di quei luoghi in cui sei costretto ad interagire con gli altri, e sinceramente questa cosa non mi va poi tanto.
Sospiro buttandomi sul letto, le valigie gettate in un angolo e il telefono accanto a me che aspetta solo di essere usato per chiamare casa e dire che sono arrivato e che sto bene. Chiudo gli occhi stendendo le braccia. Non provo nulla. Totalmente apatico.
Vorrei provare qualcosa, nostalgia di casa, paura, ansia o euforia per questa nuova vita che mi aspetta ma non provo niente.
Ultimamente mi sento sempre così. Apatico o triste. Nessuna via di mezzo.
È difficile che qualcosa mi susciti qualche altra emozione, perdo immediatamente l'interesse. Vorrei fare tante cose, dire tante cose eppure nel momento in cui sto per farlo scopro che non ci tengo poi così tanto e lascio perdere. È una situazione da schifo, prima era diverso. Prima.
Sbuffo allungando la mano per afferrare il telefono; opto per un messaggio ai miei, facile e immediato, dopotutto a Seoul è notte fonda, staranno sicuramente dormendo.
Decido di uscire per fare due passi e familiarizzare con il mio nuovo magnifico ambiente.
Afferro le chiavi ed esco nel corridoio rosa pallido.
La Casa dello Studente ha 2 piani, 10 stanze per piano, ragazzi e ragazze. Almeno così mi è parso di capire dall'inglese strascicato dell'anziana donna dagli occhi vigili e severi.
Sono concesse feste ma una volta sola al mese e  si può bere solo birra. Poi il resto non l'ho capito ma ho continuato ad annuire educatamente desiderando ardentemente che la signora Taddeo se ne andasse e mi lasciasse solo.
Si sente della musica dal piano di sopra. Evidentemente è oggi il giorno festivo.
Decido di non salire, non voglio rischiare di incontrare gente, così inizio a passeggiare per il corridoio. C'è la moquette per terra e il suono dei miei passi è attutito, permettendomi di muovermi senza far rumore. Ci sono vari quadri tra una porta e l'altra ma nessuno di essi cattura la mia attenzione. Portano diverse firme e l'anno in cui sono stati realizzati, evidentemente sono lavori di ex studenti. Sono carini ma semplici: dei paesaggi, natura morta, qualche dipinto astratto... e poi...
Mi fermo davanti ad un quadro piccolo, dalle dimensioni della Gioconda di Da Vinci. È... magnifico. Vi è una grande biblioteca ritratta con una scrivania color mogano piena di fogli, libri e un posacenere di vetro e in fondo una poltrona verde scuro, grande e maestosa. Ma non è tanto la stanza o la poltrona ad aver attirato la mia attenzione... è il ragazzo seduto sulla poltrona. Ha i capelli neri arruffati e il naso immerso in un grosso libro. Siede a gambe incrociate e dalla sua espressione concentrata si vede che quello che ha tra le mani è un libro buono, di quelli che ti portano nel loro mondo facendoti dimenticare di te stesso, del tuo mondo e della tua realtà. Portandoti nel microcosmo di cui solo tu disponi del permesso per entrarci. Almeno finché sei tu il lettore del buon libro.
Lo adoro. Adoro questo quadro dai toni caldi e calmi, il ragazzo e il modo in cui è assorto, adoro la disposizione geometrica degli oggetti nello spazio, tutto.
Devo chiedere alla signora Taddeo se sa chi ha dipinto questo quadro visto che non c'è alcuna firma sotto.
Sto pensando proprio a questo quando sento un rumore proveniente dalle scale. Mi avvicino a passo svelto giusto in tempo per scorgere un ragazzo dai capelli neri, vestito di nero, pallido come la cera che cerca di alzarsi in piedi tremando paurosamente. Eccesso di alcool. Probabilmente a stomaco vuoto anche.
Sospiro alzando gli occhi al cielo mentre mi avvicino per aiutarlo. Gli studenti di infermieristica dovrebbero sapere gli effetti dell'eccesso di alcool e le sue complicanze, no?
Metto il braccio del ragazzo attorno alle mie spalle mentre gli chiedo di guidarci verso il suo appartamento. Spero proprio che se lo ricordi e che faccia in fretta perché sta per vomitare.
Ci arriviamo in fretta... sorpresa, sorpresa? Il suo appartamento è proprio quello dove si trova il quadro con la biblioteca. Ci avrei scommesso un pugno di won.
Il ragazzo pallido armeggia con le chiavi ma è talmente ubriaco che non becca la serratura. Gli prendo le chiavi dalle mani e apro la porta lasciandolo precipitarsi in bagno.
Mentre lui vomita anche l'anima io do' un'occhiata in giro: il suo appartamento è molto simile al mio ma di colore diverso: questo è giallo chiaro. E disordinato, molto disordinato.
Vorrei andarmene ma non posso lasciarlo solo, accidenti.
Mi affaccio sull'uscio della porta del bagno per controllare la situazione: è accasciato per terra con le mani attorno al water come se questo fosse un salvagente e la testa che poggia sul braccio sinistro. È molto pallido e sudato.
-Stai bene?-gli chiedo in inglese sperando che lo capisca.
Lui si gira sorpreso, evidentemente già si era dimenticato della mia presenza. Annuisce leggermente ma non ha alcuna intenzione di alzarsi da terra.
-Non dovresti ridurti così.- gli dico mentre mi avvicino porgendogli la mano.
Ha una faccia da bambino con un piercing al sopracciglio che non gli si addice molto, gli occhi talmente scuri che l'iride non si distingue dalla pupilla e due labbra iperirrorate, rosse come il sangue.
Mi afferra la mano con una presa debole ma è sufficiente per tirarlo su e accompagnarlo a letto.
Mi guarda ancora una volta con occhi un po' smarriti, forse è per via del colore dei miei capelli, poi si gira di fianco e si addormenta subito.
Finalmente me posso tornare nell'appartamento. La mia passeggiata esplorativa è stata più lunga del previsto e domani devo essere in forma per affrontare sguardi curiosi e domande incomprensibili da persone che probabilmente non hanno mai avuto a che fare con un coreano dai capelli blu.
Questi otto mesi saranno fantastici, mi dico sarcasticamente mentre entro in stanza.

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