Semplicità

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La mattina seguente mi recai immediatamente da Lewis per verificare la sua situazione. Bussai alla sua porta: mi accolse con la sua solita smorfia di disappunto. Qualcosa però era cambiato in lui, il suo sguardo non era più perso nel vuoto ma risplendeva di una luce: la luce di colui che è rinato, che inizia a vivere. <Bhè? Che c'è?> mi disse. <Niente volevo solo sapere se stavi bene> gli risposi. Mi guardò per un attimo perplesso, ma non riuscì del tutto a nascondere un lieve sorriso. Aveva apprezzato quella domanda, come se in qualche modo non aspettasse altro. Mi fece di si con la testa e disse: <Sto molto bene grazie, scusa se ti ho accolto in modo un po' scorbutico, sai com'è, l'abitudine>. Concluse con una risata fatta di pancia che fu così coinvolgente da far ridere persino me. Mi offrì un caffè ma rifiutai gentilmente: avevo altro da fare, dovevo portare avanti il mio esperimento. Dopo averlo salutato salii le scale, la mia meta era una sola, l'appartamento di Sarah. Mentre salivo gli scalini sentivo il cuore battermi a mille,il sudore che lentamente scendeva dalle mie tempie quasi sembrava marcare il mio passaggio. Ero euforico, come un cane che rincorre una palla. La sola idea di scoprire a cosa avrebbe potuto portarmi il mio esperimento mi faceva letteralmente sobbalzare dalla gioia. Iniziai a fare gli scalini a due a due, dovevo arrivare il più in fretta possibile, dovevo avere delle risposte. Giunsi alla porta e bussai. <Ciao John! Oh ma sei tutto sudato, non avrai mica corso?> mi disse Sarah trattenendo una risata di imbarazzo. <In realtà si, perchè vorrei proporti una cosa, ma devi avere la massima fiducia in me> le risposi. Mi fissò un po' dubbiosa ma poi strinse le spalle e mi disse: <Ma si, perchè no? Tanto non avevo nulla da fare oggi>. Entrammo nel suo appartamento. Non ero mai entrato prima d'ora in quella abitazione: i mobili, le decorazioni e persino le luci, tutto rispecchiava a pieno la personalità della mia condòmina. Questo perchè si sarebbe potuto descrivere l'insieme di quelle cose con un unico aggettivo: "semplice". Questo non stava di certo a screditare Sarah, anzi la valorizzava ancora di più: lei non cercava affatto di apparire come qualcun altro, semplicemente si limitava ad essere ciò che era sempre stata, una semplice ragazza. Mi fece accomodare sul suo divano, ricoperto da un copridivano fatto a maglia. <Lo fece mia nonna durante il suo periodo di convalescenza in ospedale. Mi disse che questo sarebbe stato il suo legame terreno con me, ma che in ogni caso sarebbe sempre stata qui> concluse ponendo una mano sul mio petto, dal lato del cuore. <Sono sicuro che tua nonna è fiera di te in questo momento, per tutti i progressi che hai fatto e  per la meravigliosa ragazza che sei diventata> le dico. In un battito di ciglia il suo viso si tinge completamente di rosso e in modo molto goffo e buffo cerca di coprirsi appena se ne rende conto, generando in me una risata quasi esagerata. Lei è ancora imbrazzata perciò decido di limitare la mia reazione e di parlarle dell'esperimento. <In precedenza avevo avuto un'idea ma l'avevo temporaneamente accantonata. Questo finchè ieri sono entrato nel sogno di Lewis. È stata la prima volta che mi sono sentito veramente in pericolo e in quel momento l'unica cosa a cui riuscivo a pensare è che avrei voluto che tu fossi li vicino a me. So che sembra assurdo, ma ti andrebbe di provare ad entrare in un sogno insieme a me?> le dissi. La sua reazione fu del tutto inaspettata: mi immaginavi di vedere in lei incertezze o dubbi, ma ciò che vidi nei suoi occhi era determinazione. Voleva aiutarmi, ed era evidente, ed in più lasciava trasparire anche una certa curiosità. Non potevo biasimarla, del resto le ne avevo parlato per così tanto tempo, a chiunque sarebbe venuta voglia di osservare l'evento dal vivo. <Certo che voglio, dimmi solo cosa devi fare e lo farò> mi rispose. Il problema era proprio quello, non sapevo cosa fare. Decisi di fare un tentativo con l'opzione più ovvia che avevamo: mettere contemporaneamente le mani sul portale. Lì per lì non successe nulla, ma poco dopo Sarah svenì. Non feci in tempo a soccorrerla che svenni a mia volta. Eravamo entrambi nella Stanza di piume, ce l'avevamo fatta! Le opzioni più semplici a volte si dimostrano essere le migliori. <Vedo che ha portato un ospite, Sig. Collins. Piacere di fare la sua conoscenza signorina, io sono Morfeo> ci disse il guardiano della stanza appena entrammo. <Il piacere è tutto mio, sono Sarah, un'amica di John> rispose la mia condòmina. <Oh ma io so benissimo chi è lei, sono solo contento di averla potuta conoscere dal vivo...Tornando a noi, credo che arrivati a questo punto debba spiegare nuove regole, per la sua sicurezza ovviamente signorina. Per quanto sia permesso infatti entrare all'interno della Velvet Room anche a chi non possiede il "potere" di viaggiare nel mondo onirico, non le è permesso di entrare insieme a John negli altri sogni. Ovviamente potrà supportarlo da qui, d'altronde questa stanza può essere definita come un...centro di controllo. In ogni caso io sarò a disposizione in ogni momento anche per lei, ma si ricordi: se proverà ad entrare in uno dei sogni da sola ne rimarrà intrappolata per sempre all'interno. Ora, a meno che non voglia farmi compagnia per l'eternità, le consiglio caldamente di riflettere su ciò che farà...> concluse Morfeo con il suo solito ghigno. <Ho capito, farò come mi ha consigliato, voglio aiutare John, e non essergli di intralcio> rispose Sarah. Il suo atteggiamento mi sorprese nuovamente. Pensavo che fosse spaventata, o quanto meno confusa, ma reagì a tutte quelle novità con una calma assoluta, come se si aspettasse qualcosa di simile. Questo voleva dire solamente una cosa: mi aveva veramente creduto quando le avevo raccontato di questo posto e del mio potere. Sorrisi. Era veramente una persona speciale.  Sarah si girò verso di me e ricambiando il sorriso mi disse: <Forza, mettiamoci al lavoro!>

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